due

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Mi sento leggera come un soffio di vento.

Ancora non ci credo di avercela fatta, so che lui ne sarebbe fiero e perciò lo sono ancora di più anch'io; l'ultima frase che mi ha detto prima di lasciarmi è stata "so che ce la puoi fare, io credo in te e quando imparerai a farlo anche tu, realizzerai il tuo sogno". Da quando se n'è andato non ho imparato a credere in me stessa, solo a fingere di saperlo fare, so che lui non sarebbe troppo orgoglioso di questo mio comportamento. Io e lui siamo sempre stati molto diversi; lui era un cielo azzurro e limpido, io sono le nuvole cariche di pioggia che lo oscurano. E' sempre stato un libro aperto, le sue emozioni e ciò che provava non sono mai stati un ostacolo per lui; avrei tanto voluto essere così: libera, invece mi sono sempre imposta di non cedere mai, di non mostrare mai la minima debolezza convinta che se lo avessi fatto qualcuno mi avrebbe distrutta.

La porta davanti a me si apre spalancando la bellezza della casetta più famosa d'Italia, forse dopo quella del Grande Fratello. Tutti entrano subito dopo di me e iniziano a correre ad esplorare la casa e scegliere le stanze che per un periodo, più o meno lungo, potranno definire loro. Tutto si muove intorno a me ma io ho solo bisogno di fermarmi e mettere ordine nella mia testa, così faccio. Nel via vai di ragazzi che mi passano a fianco, mi urtano e si scusano trascinando le loro valigie, io sto ferma al centro del soggiorno con lo sguardo perso.

Finalmente mi decido a muovermi, afferro la pesante valigia preparata da me e mamma in una mano e le due borse piene di oggetti 'utili' nell'altra. Non ho idea di dove andare, entro in una stanza ma è già stata occupata da Christian e Mattia, due ballerini di Raimondo Todaro, poi passo per un'altra ma ci sono già Carola, Serena e Flaza che occupano i tre letti disponibili. Esco dall'ennesima camera trascinando dietro di me la valigia, le borse che tengo in mano mi oscurano la visuale e non ci vedo bene, ho pure una scarpa slacciata. Tra poco mi ammazzo.

Ecco fatto.

Ho sbattuto contro il muro e sono caduta di fondoschiena, che male.

<Tutto ok?> chiede una voce che mi sembra di riconoscere, alzo lo sguardo, oh no che figura ditemi che non è successo davvero.

<Ehm... s-si, si! Tutto ok> rido imbarazzata provando ad alzarmi.

<Se lo dici tu> continua facendo comparire quelle fossette ai lati della bocca <dammi la mano, ti aiuto> allunga il braccio verso di me così afferro la sua mano e mi faccio rimettere in piedi con facilità.

<Non ti sei ancora sistemata?>

<No, non riesco a trovare una camera libera e poi queste valigie pesano un sacco> dico gesticolando animatamente <o forse sono io che dovrei tornare in palestra> abbasso lo sguardo sugli anfibi neri che porto ai piedi, mi sento in imbarazzo.

<Ti aiuto io, ho visto una stanza libera poco fa> e senza darmi il tempo di ribattere afferra la valigia e le borse iniziando a camminare con tranquillità, come se stesse trasportando un cuscino. Devo davvero tornare in palestra.

Entriamo nella stanza dalle pareti azzurre e resto ferma in un angolo finché Alex non ha finito di appoggiare le mie cose sul pavimento vicino ad uno dei letti. Forse dovrei dire qualcosa ma non ho idea di come si inizi una conversazione con qualcuno che a mala pena conosci, non lo faccio da tanto tempo e non ho intenzione di provare adesso perciò mi limito a guardarlo mentre cerca di non far rovesciare il contenuto delle borse trovando il baricentro perfetto.

<Ecco fatto> dice rigirandosi verso di me, si è accorto che lo stavo già guardano. Cazzo.

<Grazie> sussurro imbarazzata sistemandomi i capelli, è un gesto che faccio sempre quando sono in situazioni 'difficili'. Lui si limita a fare un mezzo sorrisetto e si avvia verso la porta superandomi per uscire.

Non so esattamente cosa scatta in me ma mi sento di dovergli dire qualcosa ma cosa?

<Alex> lo richiamo di istinto, si gira guardandomi e non so più che dire. Quel poco di confidenza che avevo preso nei secondi prima sparisce nel nulla lasciando il mio solito silenzio a riempire la stanza.

<Si?> dice vedendo che non continuo.

<Volevo dirti che il tuo inedito è davvero bello, cioè, si mi piace molto> mi guardo le scarpe.

<Grazie, anche il tuo è molto bello Rebi> alzo lo sguardo e lo vedo sorridere così mi viene naturale farlo anch'io. Restiamo a fissarci per qualche secondo e poi lui se ne va definitivamente.

Mentre sistemo le mie cose continuo a pensare a quello che è successo, che in realtà non è molto ma quel senso di impulsività che si è scatenato in me quando Alex stava per andarsene è strano. So che non è successo nulla di così eclatante agli occhi di una persona normale ma per me è stato stranissimo. Era da tempo che non sentivo la voce del mio istinto, non mi ricordavo nemmeno di averne uno.

Per anni la mia vita si è basata sul calcolare ogni minima cosa. Ogni cosa che dicevo doveva essere calcolata, ogni cosa che facevo doveva essere calcolata, ogni cosa che mangiavo doveva essere calcolata, persino ogni cosa pensassi doveva essere calcolata al fine di soddisfare gli altri.

Gli altri prima di me, da tutta la mia vita è stato il mio obiettivo primario.

Sono cresciuta con la consapevolezza di essere un puntino in mezzo alla folla, una stella nell'universo che però non riesce a brillare di luce propria. Ho sempre avuto la percezione che tutto ciò che sta intorno a me è migliore di me e questo mi ha distrutta, non una, non due e nemmeno tre volte ma tante, tantissime, innumerevoli volte.

L'unica persona che è riuscita a fermare il mio cervello per un secondo, a farmi ricordare quanto una persona può essere speciale, quanto io posso essere speciale mi è stata portata via.

Da quel giorno sono sola e mi sono promessa di esserlo fino alla fine.

Non mi posso permettere di essere distrutta dall'amore ancora una volta, non riuscirei a rialzarmi.

Esco dalla stanza dopo aver finito di sistemare le mie cose, ho bisogno di aria fresca. Mentre passo per il salotto vedo seduti sul divano Luca e Luigi che parlano animatamente di come sia bellissimo essere qui e Alex che gli ascolta in silenzio. I nostri occhi si incontrano per un secondo, ci leggo dentro una malinconia velata che non riesco a decifrare fino in fondo anche se in queste cose sono brava.

Non siamo così diversi noi due Alex.

spazio autrice

Ei ciao! Eccomi tornata con un nuovo capitolo, ho ricevuto tanti messaggi positivi su Instagram riguardo al primo capitolo e ne sono davvero felice. Ci tengo a spiegare anche qui, come ho già fatto con le persone che mi hanno scritto in privato, che questa storia è davvero importante per me perché la protagonista sono io in tutto e per tutto e questa è una sorta di autobiografia in chiave di fanfiction. Ho deciso di scrivere di me stessa non per egocentrismo o altro ma perché scrivere è il mio unico metodo di sfogo e ho pensato che condividere con voi le mie esperienze passate avrebbe aiutato me, a liberarmi, e voi per farvi capire che non siete mai solx.

Vi ricordo di lasciare una stellina e un commento se il capitolo vi è piaciuto e che mi trovate su Instagram come cvtewyse dove posto tanti edit per Alexino.

A presto con un nuovo capitolo <3.

Combinazioni di parole// Alex WDove le storie prendono vita. Scoprilo ora