cinquantasei

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<Si ma davanti a te> sento dire da Luigi appena rimetto piede in casetta dopo la lezione. Appoggio la borsa per terra, vicino al tavolo, e vado nella stanza delle gradinate dove è radunata buona parte dei miei compagni. Luigi è in piedi, con le mani congiunte che gesticola animatamente, mentre Alex è seduto sul primo gradino con la solita espressione di quando è arrabbiato. Ci metto poco a capire che stanno litigando per l'ennesima volta, ma non lo voglio ammettere, così mi avvicino ad Albe e gli parlo a bassa voce.
<Che è successo?>
<Stanno litigando, ancora> 
<Perché?> 
<Se lo sapessi te lo direi, non ci ho capito niente da quando hanno iniziato a sbraitare> dice lui, cadendo dalle nuvole come al solito. Un po' ammiro il suo essere in grado di estraniarsi dal resto del mondo, è una qualità che vorrei avere almeno in parte. 
Dopo ulteriori frasi, che per me non hanno senso, Luigi se ne va nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle. Alex resta seduto sulle gradinate, con gli avambracci sulle ginocchia e la fronte sui palmi; mi avvicino piano, quasi avessi paura potesse esplodere da un momento all'altro, e gli poso una mano sulla spalla, chinandomi di fronte a lui. 
<Tutto okay?> alla mia domanda solleva il capo e i suoi occhi incontrano i miei. No, niente è okay; glielo leggo in faccia nonostante lo scudo con cui tenta di nascondersi. Di getto gli stringo le braccia attorno al collo, senza lasciargli modo di rifilarmi qualsiasi scusa stesse inventando sul momento; le sue braccia mi stringono per la vita portandomi seduta sulle sue gambe. Gli accarezzo i lati del viso, guardandolo da poco più in alto.
<Odio vederti così> mormoro, lui fa un sorrisetto accarezzandomi i capelli.
<Sto bene, davvero> mente. So quanto tiene a Luigi e, nonostante la sua testa dura e il suo carattere restio a mostrare troppe emozioni, so che ci sta male ogni volta che litiga con lui. Così come sto male io nel vederli di continuo uno contro l'altro. 
<Andiamo di la, così stiamo un po' insieme> propongo. 
Lui sorride; <Per quanto mi piacerebbe, ho lezione e sono in ritardo- però quando torno ti voglio trovare già in camera mia> dice puntandomi l'indice contro. Annuisco, baciandogli il dito che tiene sospeso a mezz'aria. 
Quando il castano esce dal portoncino bianco io torno dentro; immediatamente mi metto alla ricerca di Luigi, che trovo in camera sua mentre -sdraiato sul letto- gioca con il peluche della scimmia che si è portato da casa. 
<Ciao> dico rimanendo appoggiata allo stipite a guardarlo. 
<Ciao> 
<Posso o interrompo il tuo appuntamento con la scimmia?> chiedo ridacchiando. 
<Puoi entrare, tanto lei stava andando via> sorride, riappoggiando il peluche sul cuscino, e mettendosi seduto a gambe distese sul materasso. Mi siedo anch'io, imitando la sua posizione ma mettendomi dal lato opposto del letto, così che possiamo guardarci in faccia. 
<Mi dici che è successo prima?> 
<Il tuo fidanzato non te l'ha detto?> sputa stizzito. 
<Gigi> canzono io, ferita da questa inutile rivalità tra i due. 
<Scusa- ma si vanta così tanto di dire le cose in faccia e poi lo becco a sparlarmi alla spalle, almeno me le dica in faccia le cose> 
<Scusa- credo di essermi persa un passaggio> 
<Prima- stava parlando di me con Luca> 
<E che ha detto?> 
Lui fa spallucce; <Cose del tipo che non dico le cose in faccia, non prendo posizione- mi fa la morale e poi è il primo a sparlare> 
<Non- credo stesse sparlando> mormoro io, torturandomi le dita; <Sai com'è fatto, quando deve dire una cosa la dice anche al muro se non trova nessun'altro; di sicuro si stava solo confrontando con Luca, niente di più> continuo provando a convincerlo, ma lui continua a negare col capo. 
<Non importa, le cose che riguardano me, le viene a dire a me> 
<In realtà- sono cose che già ti aveva detto> mi sento tremendamente a disagio senza nessun motivo, solo che questa situazione mi pesa moltissimo. Loro due attualmente sono le persone più vicine che ho qui dentro e non posso immaginare di continuare il mio percorso qui senza uno di loro due. Mi sento costantemente in ballo tra i due, come se stare vicino ad uno mi portasse automaticamente ad allontanarmi dall'altro ed io non posso scegliere. Amo Alex, con tutto il cuore; e Luigi è come un fratello mai avuto. Come posso scegliere tra loro due? 
<Certo> sbuffa ridacchiando; <Lo dici solo perché state insieme> 
<Cosa?> chiedo stranita. 
<Hai capito- sei sempre dalla sua parte, anche se quello a sbagliare è lui> 
<Questo non è vero, Luigi> 
<Si che è vero> ribatte lui; <Lo hai perdonato dopo quello che ti ha fatto, e continui a giustificare ogni suo atteggiamento sbagliato nascondendoti dietro alla scusa del carattere difficile> 
Scuoto la testa non sapendo come reagire; non può dire sul serio. 
<Stai facendo esattamente il suo gioco, mi stai sul cazzo quando fai così>
<Ti sto sul cazzo?> chiedo strabuzzando gli occhi. 
<Non ho detto questo->
<Come no? Mi stai sul cazzo che altro vuol dire?> chiedo alzandomi e gesticolando. 
<Lo sai che non mi stai sul cazzo> continua lui, tentando di aggiustare la situazione, ma io non lo voglio ascoltare- non adesso. 
<Okay> mormoro a bassa voce, uscendo dalla stanza. 

Per tutto il resto della giornata mi sono rifugiata in camera mia; fortunatamente le lezioni già le ho svolte stamattina, non credo sarei stata in grado di concentrarmi con le parole di Luigi che mi gironzolano in testa. E' la prima volta che avviene una discussione tra noi due; non me l'ero mai nemmeno immaginata come sarebbe potuta essere una litigata tra noi due. Adesso che c'è stata però mi rendo conto faccia più male di quel che pensavo. 
Le sue parole mi sono entrate taglienti dentro al petto, ed hanno scalfito il mio cuore. Dovevo immaginarmelo che sarebbe finita così, che uno dei due se la sarebbe presa pensando che stessi dando ragione alla parte sbagliata. 
La tristezza mi si legge in faccia, ne sono sicura, ma devo trovare alla svelta un modo per mascherare tutto. Sono le 17:56, ciò vuol dire che tra circa dieci minuti Alex rientrerà da quella porta di vetro e si aspetterà di trovarmi tutta pimpante ad aspettarlo nella camera verde. Non ho alcuna intenzione di parlargli della conversazione con Luigi; già le cose tra di loro non vanno bene, se ci aggiungo pure questo posso dire addio all'ultima -misera- possibilità che prima o poi si possa sistemare tutto. Mi lavo la faccia con l'acqua fredda, cercando di riportare un po' di vita ad illuminarmi lo sguardo; con le mani strette alla porcellana bianca del lavello mi guardo allo specchio, forzando un sorriso di prova per prepararmi ad ingannare il mio ragazzo. Ci crederà? Credo di no, ogni volta che ho tentato di nascondere un mio qualsiasi stato d'animo, positivo o negativo che fosse, mi ha sempre beccata nel giro di due minuti. E' impossibile mentirgli. 
Me ne torno a passo spedito nella camera verde; mi sdraio sull'unico materasso ancora ricoperto dalla coperta verde chiaro e appoggio la testa al cuscino, sollevo la mano in alto e mi guardo le unghie prendendo a mordicchiare di qua e di la le pellicine più evidenti. 
I minuti passano lentamente avvolta nel silenzio della stanza, con la testa persa e gli occhi puntati al soffitto. Ho pensato ad una storia plausibile nel mentre che ero qui da sola: quando Alex mi chiederà che cos'ho e non crederà al mio niente -perché credetemi che non mi crederà- gli dirò semplicemente che non mi sento bene; l'ansia per il serale mi provoca davvero dei malesseri anche fisici, come mal di testa e nausea, quindi non è proprio una bugia. Giusto? 
Questo pensiero viene interrotto proprio da colui che lo occupava; Alex entra nella stanza rilasciando un respiro affaticato mentre ripone il giubbotto nell'armadio. Viene verso il letto, guardandomi dall'alto senza prendere posto, dato che con le braccia sto occupando tutto il minuscolo spazio di questo letto singolo. Mi prende il polso sorridendo e mi sposta di poco per accomodarsi alla mia sinistra; gli circondo il busto con un braccio e schiaccio la guancia contro il suo petto. 
<Che hai?> 
<Perché me lo chiedi?> domando con la voce attutita dal tessuto della sua maglietta. 
<Perché sei troppo silenziosa> 
<Io sono sempre silenziosa> ribatto sulla difensiva. 
<Non con me> afferma sicuro; <Cos'hai?> 
<Niente> tento di mentire.
<Non ti credo> ecco appunto.
<Ho mal di testa, e la nausea> 
<Hai mangiato qualcosa?> chiede con tono premuroso. 
<Mh mh> annuisco io; <Ho mangiato la pasta di Luca prima> 
<Com'era?> chiede guardandomi. 
Faccio spallucce; <Col sugo, non era malissimo> dico poco convinta. 
<Sicura?> chiede ridacchiando.
<Okay era proprio terribile- ci sarà stato almeno mezzo chilo di sale> 
Ride alla mia frase, facendo sorridere anche me; <Lo vuoi un po' di tè?> annuisco. Si alza dal letto, lasciando al suo posto un vuoto freddo, e sparisce nel corridoio diretto in cucina. 
Ritorna qualche minuto più tardi con due tazza fumanti tra le mani e un pacco di biscotti incastrato tra l'avambraccio e il petto. 
<Ti ci vedo come maggiordomo> ridacchio mettendomi seduta sul letto, raggiunta da lui che mi passa la mia solita tazza rosa; <Solo per me però> 
<Mh e quale sarebbe il mio compito sentiamo?> 
<Eseguire i miei ordini, qualsiasi essi siano> dico alzando le spalle e prendendo un sorso di tè bollente. 
<Ad esempio?> chiede con un sorrisetto tirato di lato. 
<Mh- che so> vagheggio con lo sguardo per aria, pensando; <Se ad esempio avessi voglia di baciarti, tu dovresti farlo> 
<Mi piace> mormora.
<Anche a me>
<Allora sono assunto?> annuisco, sfiorando la punta del naso con il suo; <Qual è il mio primo compito?> 
<Indovina> dico sulle sue labbra. Un bacio dolce, in grado di spazzare via momentaneamente qualsiasi traccia di pensiero negativo che potesse esistere nella mia testa. Lui ha la capacità di farmi stare bene, sempre, senza nemmeno provarci. Il suo solo essere qui mi basta per far passare tutto il resto in secondo piano. Il suo sfiorarmi cancella ogni traccia di tormento che mi perseguita. Con lui mi sento libera da ogni cosa, leggera come una nuvola bianca. 

Combinazioni di parole// Alex WDove le storie prendono vita. Scoprilo ora