tredici

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<E quindi niente Gigi mi ha baciata e io mi sono staccata, fine> rispondo esasperata all'ennesima domanda del mio amico. Circa venti minuti fa mi ha letteralmente trascinata fuori dal bagno in cui mi ero rifugiata e mi ha obbligata a raccontargli cosa fosse successo. 

<Capito> annuisce lui sedendosi su uno sgabello della cucina <e con Alex?> 

<Con Alex nulla, non ci ho parlato> ammetto abbassando lo sguardo sulle mie mani.

<Lo dovrai fare prima o poi, stai male e si vede> 

<Lo so ma non so che dirgli> sbuffo <come inizio la conversazione? E poi non credo nemmeno voglia parlarmi e..> Luigi non mi lascia finire la frase infatti si alza e si piazza davanti a me. 

<Pure lui sta male anche se non lo ammetterà mai>

<Tu come lo sai?> 

<Ho imparato a conoscerlo in queste settimane e ti posso assicurare che sta male> 

Proprio in quel momento il ragazzo con le fossette passa per la cucina con le cuffiette nelle orecchie mentre canticchia una canzone, non si accorge di noi e prosegue dritto verso la sua meta cioè la sua stanza. 

<Vai> esordisce Gigi, io lo guardo confusa <vai a parlarci> 

<Adesso?> lui annuisce e mi fa alzare dallo sgabello trascinandomi fino davanti alla sua stanza.

<Si, adesso> dice poi spingendomi dentro alla camera arancione. 

Resto ferma sulla soglia della porta ad osservarlo; sta probabilmente ripassando i pezzi per la puntata ed è concentrato sul computer davanti a lui. Tiene il tempo con la gamba come al solito e, di tanto in tanto, sbuffa leggermente appuntandosi qualcosa sul solito quadernetto. Mi sono pentita così tanto di avergli urlato contro quella sera che non penso nemmeno di essere in grado di trovare parole sufficienti per scusarmi con lui. Questa è un'altra cosa che odio di me: il mio chiudermi a riccio e scacciare tutte le persone che provano ad aiutarmi; ogni volta che qualcuno si preoccupa per me lo allontano per paura che mi stia prendendo in giro e che userà le mie emozioni contro di me, l'ho fatto con i miei genitori, con la mia migliore amica ed ora, inconsciamente, anche con Alex. E' come una barriera difensiva che invece di proteggermi mi fa ancora più male; le persone mi dicono che sono fredda, insensibile, che ho il cuore di pietra e che non si stupiscono che io non abbia amici, la verità è che a me piacerebbe tanto essere diversa, riuscire a mostrare le mie emozioni e aprirmi con gli altri, condividere i miei pensieri, i miei dispiaceri e sfogarmi con qualcuno ogni tanto ma non ci riesco. E' un blocco che non riesco a superare, è più forte di me. 

Faccio qualche passo avanti e mi avvicino lentamente al letto del ragazzo che mi guarda con la coda dell'occhio ma fa finta di non avermi vista; mi siedo sul letto di Albe che è vicino al suo e resto in silenzio; il solito silenzio che ci caratterizza, solo che stavolta non è piacevole come al solito. Mi schiarisco la voce un paio di volte ma non cambia nulla così decido che è il momento di iniziare a parlare sul serio. 

<Alex> nessuna risposta <Alex> parlo più forte e stavolta mi sente e stoppa la musica togliendosi una delle cuffiette. 

<Che c'è? Devo preparare i pezzi> resto in silenzio per qualche altro secondo e, nel momento in cui lui sta per rimettersi la cuffia e riprendere a fare quello che stava facendo, le corde vocali si decidono a smuoversi. 

<Mi dispiace> ammetto un po' a fatica guardando in basso, ho sempre faticato a scusarmi direttamente con le persone ma quando si tiene a qualcuno bisogna spingersi oltre, giusto? 

Combinazioni di parole// Alex WDove le storie prendono vita. Scoprilo ora