ALEX'S POV
Torniamo in casetta dopo la registrazione della semi finale. I tre finalisti già decisi in puntata sono Luigi, Sissi e Michele; a rimanere fuori per ora ci siamo io, Dario, Albe e Serena che attendiamo nervosamente camminando costantemente da una parte all'altra del portico.
La finale; un sogno che diventa realtà. Arrivarci corrisponderebbe al raggiungimento di un piccolo traguardo personale, una casella da spuntare sulla lista di cose da fare che l'Alex di quattordici anni aveva scritto su un foglio protocollo durante l'ora di storia.
Tuttavia, se anche non dovessi arrivarci, sono felice del percorso che ho fatto in questi otto mesi. Amici è stato molto più di un semplice programma televisivo. Qui ho avuto la possibilità di mettermi alla prova, di crescere artisticamente e umanamente, di sfidare i miei limiti. Mi sono posto obiettivi che ho saputo raggiungere da solo, ed ho sfidato me stesso nell'uscire dalla bolla che mi sono costruito negli anni.
Qui mi sono relazionato con persone diverse da me, che fuori non avrei neanche avvicinato, ma che sono diventate i miei migliori amici; ho scoperto che mostrare le proprie emozioni non è sempre un male e che, a volte, la debolezza ci rende umani e non c'è niente di sbagliato nel sentirsi piccoli di fronte alla grandezza del mondo. Ho scoperto che mi piace far entrare le persone nel mio mondo, lasciare che scoprano chi è Alex e decidere da sé se fa per loro oppure no.
Qui ho scoperto l'amore. Mh l'amore; ciò che di più estraneo a me c'è stato fino a otto mesi fa. Se trecentosessantacinque giorni fa mi avessero chiesto sai cos'è l'amore? io avrei risposto di si ma senza saperlo davvero; oggi invece non risponderei e basta, perché non saprei spiegarlo. Quello che ho capito di questo sentimento è niente, perché quando ti trovi davanti quella persona l'amigdala -quella sezione di cervello che gestisce come un centro di smistamento tutte le nostre emozioni- va in tilt e non riesci più a distinguere la felicità dal imbarazzo e dall'euforia e dall'eccitazione. Mi sento così quando sto con lei, quando la vedo anche solo di sfuggita, l'amigdala nel mio cervello smette di funzionare, come una macchina che si inceppa a metà del suo lavoro e di conseguenza blocca tutta la catena di montaggio. Il cuore inizia a pulsare il sangue più velocemente e lo senti risuonare forte nelle orecchie, una stretta all'altezza dell'esofago rende difficile respirare normalmente e tutto il corpo viene invaso da un tremolio costante e impercettibile a chiunque altro; e riesci a vedere solo quella persona, a concentrarti solo sui dettagli della sua figura come il ritmo regolare con cui sbatte le palpebre oppure il movimento automatico della sua gamba che fa su e giù velocemente, in un moto incessante.
Il telefono rosso vicino alla cucina squilla, spezzando l'aria carica di ansia, ed io mi affretto a rispondere prima che chiunque altro potesse farlo.
<Dobbiamo andare in studio> parlo senza rivolgermi a qualcuno in particolare ma, gli altri tre nella mia stessa situazione, hanno capito benissimo mi stessi rivolgendo a loro. Insieme ripercorriamo la strada fatta mezz'ora fa in silenzio, ognuno immerso nel rumore della propria mente.
Scelgo di andare io per primo, perché non posso più aspettare e se devo andarmene preferisco saperlo subito ed evitare di sprecare altro tempo a sperare in qualcosa che non avverrà. Maria mi saluta appena metto piede nel suo campo visivo e mi fa accomodare sulla poltrona rossa accanto a lei. Dal posto dei giudici lo studio sembra quasi un posto diverso da quello in cui mi sono esibito appena un ora fa; sembra più grande, più luminoso, quasi come se le pareti si fossero espanse in questo breve lasso di tempo.
<Un sorriso?> chiede Maria, dopo una breve conversazione che ho già dimenticato e a cui ho risposto senza porre davvero attenzione.
<Un sorriso?> ripeto io, senza cogliere il senso di quella domanda.
<Si, un sorriso> ribatte, come se fosse la cosa più ovvia e sciocca del mondo, ma che io come un imbranato continuo a non capire.
<Devo fare un sorriso?> chiedo.
<Si> ridacchia lei. Distendo le labbra in una linea innaturale, tirata apposta per eseguire quell'ordine strano che mi è appena stato dato. Poi senza che io abbia ben compreso quello che sta realmente accadendo il led inizia ad aprirsi e solo adesso connetto che ce l'ho fatta, che sono in finale. Osservo quel bagliore dorato che mi illumina da davanti e sento fremere tutti gli organi dentro la mia pancia.
<Vado?> chiedo girandomi di poco verso Maria, quado quell'enorme led dorato ha completato il suo moto di assestamento ed è completamente rivolto verso di me, con il mio nome che campeggia al centro di esso.
<Vai> risponde lei. Raggiungo in pochi secondi il piedistallo trasparente con su la maglia dorata, improvvisando una corsa impacciata che sicuramente mi farà ridere se mai dovessi rivedere la scena. La felpa è uguale a quella che ci è stata consegnata per l'accesso al serale; se non che questa è ancora più satinata e punteggiata di brillantini argentati sulla superficie che fanno brillare ancora di più il mio nome scritto in nero. Ringrazio ancora una volta Maria congiungendo le mani davanti al petto e lei mi saluta, dicendo che posso tornarmene a casa. Nel tragitto per la casetta stringo quel tessuto tra le mani, pensando che non è morbido e probabilmente mi pizzicherebbe la spalle se dovessi metterla addosso; poi gli occhi mi cadono sul bracciale di quarzo che porto al polso e subito penso a lei e alle sue parole.
Ricordati della promessa che mi hai fatto, mi ha detto prima di uscire; ed io me ne sono ricordato. Sono qui anche per lei; nonostante queste settimane siano state infinite e strazianti sapevo di doverlo fare, di dover continuare fino alla fine. Per me, per tutti quelli che ci hanno sempre creduto e per lei, che ci ha creduto un po' più di tutti gli altri in me.
Me la immagino seduta sul divano a guardare la puntata, sabato sera, magari insieme a sua mamma come mi ha raccontato ha sempre fatto negli anni passati. Penso a lei con lo sguardo fisso sul televisore, gli occhi stanchi a causa dell'orario inoltrato, stretta nella felpa grigia con su il mio nome che le ho lasciato a forza prima che uscisse. La penso mentre, con il solito luccichio negli occhi, mi guarda attraverso lo schermo con quegli occhi fieri che mi rivolgeva ogni qualvolta finissi di esibirmi; penso a lei mentre si trattiene dal piangere solo perché è in compagnia di altri e non vuole dare segno di debolezza. Penso a lei e sorrido, come sempre; e penso anche che manca una settimana e finalmente la potrò riavere tutta per me.
I giorni passano più lentamente del previsto, come l'ultima settimana di scuola a giugno quando si è già con l'immaginazione in spiaggia e le sei ore di scuola pesano come fossero venti consecutive. Siamo rimasti in sei, si è deciso di aggiungere un posto per la finale dato che i giudici non riuscivano a decidere chi fosse più meritevole; un po' li comprendo, credo che arrivati a questo punto tutti abbiano molto da dare e la decisione si fa sempre più difficile. Ormai però ci siamo -io, Albe, Sissi, Serena, Luigi e Michele- i sei finalisti di Amici21. Mancano tre giorni alla finale, che si terrà domenica sera e verrà trasmessa in diretta su Canale 5; ieri Maria ha passato quasi un'ora a spiegarci in che modalità si svolgerà e abbiamo dovuto ribadirle quattro volte di aver capito prima che chiudesse il collegamento. Ci sarà un televoto, questo significa che sarà il pubblico a decidere chi accederà alla finalissima; si inizierà con il circuito di canto -che porterà al primo finalista- e poi si passerà a quello di ballo -che darà il secondo-, i due poi si sfideranno e verrà eletto il vincitore, sempre tramite televoto.
Non ho paura di perdere, sono contento di quello che ho ottenuto e che otterrò una volta fuori; al momento credo di essere più elettrizzato per questo: per l'esterno. Ho passato le ultime notti ad immaginare a come sarà, come cambierà la mia vita da qui a tre giorni. Passare dall'essere Nessuno ad essere Alex -quello di Amici- è un gran cambiamento ma mi sento pronto; ho aspettato tutta la vita questo momento ed ora ce l'ho a portata di mano. In questi mesi mi sono preparato all'idea di come sarà d'ora in poi, mi sono abituato alla mia vita futura grazie agli scenari nella mia testa e sono pronto ad affrontare qualsiasi cosa verrà; in realtà mi stavo preparando da anni, nella speranza che un giorno sarebbe potuto succedere.
Da quando ho quattordici anni ho immaginato, rimuginato, costruito schemi e posso dire di averli rispettati quasi in ogni minimo dettaglio; tranne qualche piccolo imprevisto.
Ad esempio lei; non c'era nei miei piani, non era in programma e in un primo momento questo mi ha fatto paura. Non ero qui per questo e temevo che mi avrebbe tenuto lontano dal mio traguardo, mi avrebbe deviato la rotta dall'obiettivo; ma più passava il tempo e più mi rendevo conto di quanto fosse impossibile starle lontano come una particella positiva che ne incontra una positiva, le estremità opposte di una calamita. E così, nel silenzio, siamo diventati indispensabili l'uno per l'altra; gli opposti contrari che non potrebbero esistere senza l'altro, il bianco e il nero, il sole e la luna, la vita e la morte.
Chiudo il quaderno che contiene tutti i miei inediti e con loro i migliaia di pensieri che mi affiorano alla mente ogni giorno. Ho concluso il mio sesto inedito, l'ultimo che sarà presente nel mio primo EP che mi è già stato comunicato uscirà il 10 giugno. Il titolo l'ho già deciso; sarà Non Siamo Soli, che è anche il nome di questa ultima canzone.
Le mie canzoni sono state criticate da alcuni per il linguaggio astratto che mi ha sempre fatto comodo usare; essendo io una persona molto riservata ho cercato un modo per nascondere sotto un leggero strato di complicatezza la semplicità dei miei sentimenti. Questa canzone in particolare ha un peso particolare per me perché parla di noi, di Alex e Rebecca e basta.
Ho già parlato di lei, l'ho fatto con Accade, ma se quella canzone parlava solo di lei, questa racconta di noi. Forse è anche per questo che ci sto dando così tanta importanza; la nostra non è stata una storia perfetta, non è stato tutto rose e fiori e nemmeno è andato liscio come l'olio. E' stata una storia complicata, piena di difetti come noi due; ma che alla fine ha trovato un equilibrio e si è stabilizzata. Voglio che Non Siamo Soli sia così, che racconti di due ventenni che non sanno niente della vita ma che fingono di conoscerla come le loro tasche; voglio che condanni i nostri difetti ed elogi i nostri pregi, che ne esca tutta la profondità delle nostre anime e tutta la difficoltà delle nostre menti.
Voglio che racconti di due anime complesse che si sono cercate, rincorse, per tanto tempo e che finalmente si sono trovate.
spazio autrice
Ciao amici, come state?
Oggi non ho lavorato quindi, come promesso, ecco il capitolo che in realtà è un po' inutile; nel senso che è di passaggio per condurci al prossimo che vi anticipo sarà quello della finale. Spero comunque che vi piaccia e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate, lasciate anche le vostre previsioni per la finale :)
Noi ci vediamo presto con il prossimo, VI VOGLIO BENE <3
STAI LEGGENDO
Combinazioni di parole// Alex W
Romance"𝘚𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 è 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘴ì 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰, 𝘌 𝘯𝘰𝘯 è 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘰 𝘮𝘢 𝘯𝘦𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘣𝘢𝘨𝘭𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘚𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘥𝘦, 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘥𝘦 𝘦 𝘴𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘳𝘦"