quarantasei

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Le lezioni per me sono riprese oggi; la febbre è sparita del tutto e non ho più nessun sintomo di malessere. 
La puntata è tra due giorni e devo mettercela tutta per prepararmi al meglio; da quando ho saputo che i professori hanno iniziato a distribuire le maglie del serale sono in uno stato d'ansia totale. 
Voglio mettere quella felpa dorata e sapere di avercela fatta; credo che questo sia il fine ultimo di tutti quelli che passano per amici, raggiungere il serale è il raggiungimento di un piccolo primo obiettivo e, per me, sarebbe davvero fantastico riuscire ad arrivarci. 
Personalmente è già tantissimo essere arrivata fin qui, non pensavo nemmeno di superare i casting e, quando ho ottenuto il banco, ho vissuto con la costante paura di essere eliminata o sostituita da un momento all'altro ma adesso che sono così vicina voglio crederci per davvero e dare tutta me stessa per mettere piede su quel palco. 
<Oggi è andata decisamente meglio> dico a Luca, percorrendo con lui la strada per tornare in casetta. 
<Anche a me è andata meglio, Rudy era più contento di me> 
<Ce la faremo Luchino> dico battendogli una mano sulla schiena in segno di supporto. 
<Ho un po' d'ansia> confessa lui, aprendomi il cancello bianco del giardino; <Rudy continua a ribadire che per darci la maglia dobbiamo fare qualcosa di fantastico, e mi mette un po' di agitazione sta cosa> 
<Non ci pensare troppo, vedrai che ci riuscirai> dico entrando e venendo immediatamente invasa da una confusione assoluta; <Che sta succedendo?> chiedo a Serena che ride seduta sul tavolo da pranzo. 
<E' arrivata una persona> mi comunica. 
Aggrotto le sopracciglia appoggiando a terra la borsa nera; <Una persona?> chiedo, ricevendo solo un cenno affermativo col capo da parte sua. 
Prima che possa dire altro sento qualcuno abbracciarmi e sollevarmi da terra, una testa di capelli scuri e ricci mi solletica il collo e ci metto poco a capire di chi si tratta.
<Nunzio?> esclamo, mentre mi rimette con i piedi per terra; <Cazzo ci fai qua?> chiedo sorridendo. 
<Ah è vero che lei non c'era in puntata> si sbatte una mano in fronte, facendomi ridacchiare col suo caratteristico accento siciliano; <Praticamente Todaro mi ha ripreso, al posto di Mattia> spiega. 
<Perché non me lo avete detto?> chiedo irritata verso gli altri, che in loro difesa alzano le spalle. 
<Nunzio è tornato, signori> dice allargando le braccia e, come sempre, parlando di se in terza persona. 
Quando era stato qui con noi a settembre non avevo legato tantissimo con lui ma era simpatico, e lo è ancora quindi la sua presenza in casetta non mi dispiace affatto anzi, credo che in questo periodo di forte stress qualcuno che allevi un po' la tensione sia molto d'aiuto. 
<Sono contenta che sei tornato Nunzietto> sorrido posandogli un bacio sulla guancia. 
Alex compare dalla porta di vetro, sistemando il giubbotto all'attaccapanni e venendo verso il grande gruppo che si è radunato al centro del soggiorno; mi appoggia un braccio attorno alle spalle e mi lascia un bacio sulla tempia salutando il ballerino di latino che è appena arrivato. 
<Ma guarda te questi> esclama poi quest'ultimo; <Me ne vado a settembre che sti due non sputano mezza parola, e torno che sono fidanzati> ride indicandoci , seguito a ruota da tutti gli altri.
<Succede> commenta Alex, tenendo un tono pacato. 
<No comunque, hai fatto bene> continua il siciliano indicandomi; <C'avrei provato anch'io ma, siccome ti rispetto, non lo farò> 
<Meglio per te, ne ho sopportati già troppi> afferma il moro stringendomi maggiormente al suo petto; gli circondo il busto con le braccia e lo stringo a me. 
Mentre continuiamo a conversare tra di noi e, dopo che Nunzio ha sistemato le sue cose nella stanza arancione, ci sediamo sulle panchine esterne mentre alcuni fumano e altri, come me, teniamo solo compagnia continuando a parlare di argomenti improvvisati. 
Gigi è seduto davanti a me e fuma la sua sigaretta immerso nel silenzio così mi avvicino a lui, sedendomi alla sua destra, e richiamando la sua attenzione colpendolo sulla spalla.
<Sei stranamente silenzioso, tutto okay?> 
<Ansioso per la cosa del serale> alza le spalle; <Tu piuttosto, Alex non ha voluto dirmi che cosa è successo di così grave da occupargli la mente anche a lezione> 
Sospiro, ringraziando Alex di non aver proferito parola col moro, e mi passo una mano sulla fronte; <Vieni> allungo la mano verso di lui, la afferra e si porta in piedi, così che entrambi possiamo dirigerci verso la mia stanza per parlare da soli. 
Nel passare per la stanza delle gradinate vedo Gio seduto in alto, che lavora al pc e mi scruta dalla testa ai piedi quando passo dinanzi a lui seguita dal suo, ormai, compagno di squadra dopo lo scambio che c'è stato in settimana. 
Cerco di non dare peso ai suoi occhi su di me, e all'espressione che gli nasce in faccia nel fissare il mio corpo. Sto davvero cercando di superare quello che è successo ormai quattro giorni fa ma, averlo costantemente attorno non aiuta affatto, e il doverci parlare per forza mi fa rivoltare lo stomaco. Nessuno da di questa cosa se non io, lui e Alex; agli altri non ho voluto dire niente e nemmeno alla produzione, la cosa si ingigantirebbe anche al di fuori e non voglio che la mia immagine o futura carriera sia influenzata da questo. 
Ho provato ad evitarlo il più possibile, non gli ho rivolto più di tre parole di fila ed ho evitato di trovarmi in situazioni in cui sarei potenzialmente potuta essere da sola con lui; cercavo sempre di stare in compagnia degli altri e quando posso vado agli studi con qualcuno, che sia Alex, Luigi o qualcun altro. 
Lui dal suo canto ha provato a parlarmi solo una volta ma, con una scusa, mi sono allontanata; da allora mi guarda da lontano quando mi vede e, di tanto in tanto, lo vedo passarsi la lingua sulle labbra mentre lo fa, non voglio nemmeno provare ad immaginare cosa gli passi per la testa quando lo fa. 
Entro nella stanza azzurra seguita da Gigi che va a prendere posto sul mio letto, sedendosi a gambe incrociate su di esso e picchiettando la mano accanto a lui per farmi segno di accomodarmi in quel punto; mi siedo portando la testa sul suo ginocchio e sospirando. 
<Che ti prende?> chiede passandomi una mano sui capelli; <Sei giù ultimamente> 
<E' successa una cosa, un po' di giorni fa> mormoro mordicchiandomi il pollice. 
<Cioè?> 
<Ero in cucina con Gio e- lui si è diciamo avvicinato un po' troppo> 
<Tipo che ha provato a baciarti?> 
<Si, ma non si è fermato> balbetto non entrando nei dettagli poiché riesco ancora a percepire le sue mani su di me, e la sensazione mi fa salire il disgusto.
<Del tipo che voleva-> 
<Non lo so Gigi, ma se non fossi andata via non so fino a che punto si sarebbe spinto> sono a pancia in su, sdraiata con le testa su di lui e lo guardo dal basso; <Lo sa solo Alex> 
<Se io ho voglia di spaccargli la mandibola non oso pensare lui> commenta.
<Fidati voleva farlo, ma l'ho convinto a starsene fermo> sbuffo. 
Luigi mi lascia una carezza sul viso che mi fa sorridere; è come un fratello maggiore per me, riesce sempre a darmi l'appoggio di cui ho bisogno e a strapparmi un sorriso. 
Una di quelle persone di cui non riesci a fare a meno una volta che è entrata nella tua vita. 
<Pensa al lato positivo> 
<Cioè?> chiedo ridacchiando. 
<Adesso hai due bodyguard fortissimi a proteggerti> dice pompando i muscoli del braccio; <Uno un po' più dell'altro> aggiunge poi facendo l'occhiolino. 
<Si, in effetti Alex è un po' più muscoloso di te> rido davanti alla sua espressione seccata. 
<Questa me la segno> dice facendo il finto offeso. 
<Eddai Giggino, non fare il permaloso> gli pizzico il fianco con l'indice facendolo ridacchiare, prende a spettinarmi i capelli mentre io lo prego di smettere. 
Entrambi ci ritroviamo a ridere senza più fiato in corpo, con i capelli scompigliati e un male terribile alla pancia; adoro passare il tempo con Luigi, la sua spensieratezza e leggerezza mi aiutano un sacco.
Lo ammiro per la persona che è; nonostante tutti i problemi che ha dovuto affrontare fin da piccolo è riuscito a superare tutto e a cogliere la vita col sorriso. Farsi scivolare addosso le cose non è facile, io ne so qualcosa, ma lui ci riesce con così tanta naturalezza che lo fa sembrare la cosa più semplice del mondo. Questo non vuol dire che lui sia insensibile, anzi credo sia molto empatico, semplicemente ha un modo tutto suo di metabolizzare e reagire a ciò che gli succede e se solo potessi vorrei rubargli un po' di questo talento.

E' uno dei pochi momenti che passo da sola dopo quella cosa; sto sistemando l'armadio dato che sembra sia esplosa una bomba nucleare qui dentro. Non sono mai stata troppo ordinata ma il disordine mi ha sempre dato fastidio, sono una contraddizione vivente, lo so. 
In casetta ci sono solo Serena e Albe che sono chiusi in camera della ballerina, ed io non voglio interromperli per nessun motivo qualsiasi cosa stiano facendo. 
Alex è a lezione e dovrebbe tornare tra mezz'oretta, io sono tornata un ora fa ed ho deciso di occupare il tempo in qualcosa di produttivo anche perché altrimenti sarei rimasta a non fare nulla per tutto il resto del pomeriggio. 
Butto l'ennesimo top sul pavimento, cercando una fine a quella montagna di indumenti che campeggia nel mobile di legno chiaro. 
Sento dei passi entrare nella stanza; penso velocemente a chi potrebbe essere ma non mi viene in mente nessuno in particolare. 
Caccio la testa fuori dall'armadio, sporgendomi oltre all'anta per vedere e la figura di Gio entra nel mio campo visivo; è lì in piedi sull'uscio della porta e mi guarda con le mani in testa. 
Improvvisamente mi sento terribilmente piccola, il cuore accelera di poco e un agitazione incontrollabile si fa spazio in me; non do a vedere il mio vero stato d'animo però, volendo risultare impassibile alla sua presenza. 
<Che vuoi?> chiedo con tono piatto, chiudendo l'armadio e appoggiandomi ad esso, dopo aver rimesso al suo interno i pochi vestiti sparsi sul pavimento poco prima. 
<Voglio parlare con te> dice, facendo qualche passo avanti. 
<Non ho niente da dirti> ribatto fredda, incrociando le braccia al petto. 
<Ma io si> 
<Non mi interessa> 
<Per favore mi puoi ascoltare almeno?> 
<No, esci> sputo allungando l'indice verso la porta alle sue spalle. 
<Che ti costa ascoltarmi?> chiede facendo qualche altro passo verso di me; automaticamente il mio corpo si schiaccia ancora di più contro l'armadio di legno cercando in qualche modo di fuggire anche se non mi è possibile scappare, almeno non stavolta. 
<Qualsiasi cosa tu debba dirmi non mi interessa, esci> 
<Ti voglio chiedere scusa> adesso è davanti a me, ci dividono pochi passi e la sua sola presenza mi mette i brividi.
<Okay> mormoro senza guardarlo in faccia. 
<Mi dispiace per quello che ho fatto, non so cosa mi sia preso> continua, provando a sfiorarmi il braccio che però ritraggo velocemente. 
<Non m'importa, puoi uscire?> continuo a ripetere con il cuore che martella a tremila nel mio petto. 
<Non finché non chiariremo> ribatte lui. 
<Senti non so cosa vuoi da me ma te ne devi andare, non ti voglio neanche vedere> esclamo, portando gli occhi su di lui, sentendoli pizzicare all'istante. 
<Ti sto chiedendo scusa, non capisco perché ti agiti tanto> 
Rido sarcasticamente alle sue parole; <Non sai perché mi agito?> esclamo; <Fatti due domande> sputo provando ad andarmene da lì. 
Mi prende per il polso e mi blocca sul posto, portando il suo corpo troppo vicino al mio; <Ti ho detto che mi dispiace> 
<Lasciami> dico con voce spezzata.
<Mi perdoni?> sussurra vicino a me. 
Scuoto la testa strizzando gli occhi, per reprimere le lacrime che minacciano di scendere; <Lasciami> 
A queste mie parole, che somigliano ad una preghiera, stringe ancora di più la presa attorno al mio polso sottile che freme di dolore sotto alla sua stretta. Alzo gli occhi sulla telecamera al muro: spenta.
<Non se prima non mi perdoni> 
<Mi- stai facendo male> balbetto con la voce tremolante. 
<Mi perdonerai?> chiede con quel tono viscido che da quattro giorni a questa parte mi risuona nella testa, come un eco lontano. 
<Si- si, però lasciami> ormai sono completamente in lacrime ed il mio tono è debole, non riuscirei ad urlare nemmeno volendo, mi manca l'aria; <Ti prego- lasciami> 
Non fa in tempo a rispondere perché, con uno strattone, si toglie da me permettendomi di riprendere a respirare affannosamente. 
<Sei sordo per caso?> sputa Alex tenendolo per il colletto della felpa con cappuccio che porta. 
<E' arrivato Romeo a salvare Giulietta,  ma quanto siete carini> ride in faccia al castano che non lo molla, ci manca poco che lo sollevi da terra. 
<Fai anche lo spiritoso> ridacchia Alex con la vena del collo che gli pulsa intensamente. 
Io mi limito a guardare la scena, seduta a terra con la schiena contro l'armadio e il polso dolorante nel palmo della mano destra. 
<Non ti agitare casanova> dice il biondo, battendo le mani sulle spalle del mio ragazzo. 
<Non ti spacco la faccia solo perché non ne vale neanche la pena> dice stizzito quest'ultimo. 
<Che paura> commenta sarcastico il milanese, alzando le mani in aria. 
<Senti coglione, vedi di sparire, per sempre> Alex gli punta un dito in faccia e parla con tono parecchio incazzato; <Se la guardi, la nomini, o osi anche solo pensare di sfiorarla giuro che ti ammazzo> conclude spintonandolo all'indietro; <Sparisci> dice poi, girandosi per venire verso di me. 
Riesce solo a fare mezzo passo in mia direzione però, poiché la voce di Gio lo blocca sul posto; <Se la tua ragazza facesse meno la puttana sarebbe più facile stargli lontano> ridacchia. 
Gli occhi di Alex si iniettano di fuoco in un secondo, giuro di non averli mai visti così, in un attimo si rigira e una volta davanti al biondo lo colpisce dritto in faccia, facendolo traballare all'indietro. 
<Non ti devi azzardare a chiamarla così> esclama preparandosi a colpirlo ancora. Mi affretto ad alzarmi e gli afferro il gomito destro, bloccando le sue azioni, si gira a guardarmi e per un istante il fuoco nei suoi occhi si doma incrociando i miei pieni di lacrime, che strabordano come le onde di un mare in tempesta. 
<Alex lascia perdere, ti prego> sussurro. 
Fa oscillare lo sguardo da me al ragazzo sotto di lui e poi, rimettendolo in piedi, lo spintona verso la porta; <Sparisci> ripete, e questa volta il biondo se ne va veramente con una mano sulla guancia e un espressione addolorata. 
Le gambe mi cedono e mi accascio ai piedi del letto vuoto, portandomi le gambe al petto ed abbracciandole con le braccia; mi lascio andare buttando fuori tutto quello che ho tenuto dentro in questi giorni, lacrime copiose mi scendono dagli occhi e si scontrano con la felpa di Alex che mi sta abbracciando saldamente. 
<Sono qui, respira> continua a ripetere al mio orecchio, mentre mi accarezza i capelli. 
<Non- riesco a respirare> ansimo guardandolo. 
<Guardami> dice prendendomi il viso tra le mani; <Dentro> provo ad inspirare con lui; <E fuori> continua a ripetermelo mentre pian piano ritrovo un ritmo regolare che mi permetta di riprendere fiato. 
Quando riesco a calmare anche i singhiozzi dei pianto mi porto seduta sul bordo del letto, con Alex accovacciato davanti a me tra le mie gambe, con le mani appoggiate alle mie cosce coperte mi guarda dal basso, spostandomi ciuffetti di capelli incollati al viso inumidito dalle lacrime. 
<Stai meglio?> chiede dolcemente, annuisco posando la fronte sulla sua. 
<Se ci sei tu si> mormoro, facendolo sorridere amaramente. 
<Dovevo esserci, invece ancora una volta eri da sola e ti è successo di nuovo> 
<Non potevi saperlo Alex, non è colpa tua> lo rassicuro ma lui scuote la testa, abbassando lo sguardo; <Ei> lo richiamo; <Ti amo> bisbiglio chinandomi sulle sue labbra ed unendole alle mie. 
Un bacio dolce, bisognoso di affetto e conforto. 
<Anche io ti amo, tanto> mormora staccandosi di poco; <Ti fa male?> chiede prendendomi il polso. 
<Un pochino> ammetto io. 
<Vado a prenderti il ghiaccio> mi informa, sparendo per ricomparire dopo pochi istanti con una bustina bianca tra le mani, me la posa sul braccio delicatamente e si sdraia sul letto, portandomi con se e facendomi appoggiare il capo sul suo petto. 
Mi stringe forte per la vita, come se potessi scivolare via dalla sua presa da un momento all'altro e restiamo immobili così. 
Cullata dall'alzarsi e abbassarsi del suo petto e dal battito del suo cuore sento il corpo rilassarsi, le palpebre si fanno più pesanti nascondendo gli occhi ancora rossi e gonfi al di sotto di esse. 
Percepisco un vociare lontano e poi il petto di Alex che vibra; <Sta dormendo> lo sento sussurrare a qualcuno, ma questo è tutto quello che colgo, prima di cadere in un sonno tormentato e desiderato dopo tutti gli avvenimenti di questa giornata infinita. 

spazio autrice
Ciao amici! Sono in ritardo, i know, scusatemi. 
Però eccomi qui con il capitolo, come promesso; spero come al solito vi piaccia e vi ricordo di farmelo sapere con un commentino qua sotto. 
Detto ciò vi saluto, a domani con il prossimo <3


Combinazioni di parole// Alex WDove le storie prendono vita. Scoprilo ora