sessantadue

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ALEX'S POV

Una settimana; è passata una settimana da quando è uscita e da allora non è più lo stesso. I giorni passano lenti in un loop continuo: mi sveglio, palestra, lezioni, pranzo, lezioni, cena, letto. Faccio tutto in maniera meccanica perché lo devo fare e non perché lo voglio fare. 
Tutti quanti si sono accorti del mio malumore; i miei compagni, i professori, Maria, Lorella- tutti quanti se ne sono resi conto, ma nessuno è riuscito a tirarmi su. Neanche le battute squallide di Albe o i racconti strampalati di Nunzio hanno smosso un accenno di sorriso sincero sulle mie labbra; solo ghigni forzati per far mettere l'anima in pace alle persone che mi circondano e far credere loro di avermi aiutato un minimo, anche se l'unica cosa che mi potrebbe aiutare adesso sarebbe averla qui. Con me. 
Non poterla vedere, toccare, baciare, anche solo sentire la sua voce per telefono mi sta uccidendo pian piano. Passo le giornate con lo sguardo fisso nel vuoto a cercare di nascondere dietro alla solita maschera come mi sento davvero; le notti in bianco a stringere il cuscino immaginando che sia lei- ma so che non è lei. I pensieri mi logorano dal mattino al mattino successivo, migliaia di domande che la riguardano mi assediano la mente.
Chissà come sta.
Che cosa starà facendo adesso?
Avrà mangiato?
Mi pensa anche lei come faccio io?
Dorme bene la notte senza di me?
Tre settimane, continuo a ripetermi, solo tre settimane; ma è come se ogni volta che pronuncio queste parole il tempo prenda a scorrere ancora più lento. Mi butto sul divano di ritorno dalla registrazione e sbuffo; oggi non ho preso neanche mezzo punto e -in generale- non ne ho azzeccata una. Ho avuto la testa fra le nuvole per tutto il tempo e non ho posto attenzione a nulla, solo al braccialetto uguale al suo che porto al polso destro e che ho osservato cambiare riflessi sotto ai riflettori bianchi per tutta la sera. Non so neanche come sia possibile che io non sia finito al ballottaggio, me lo meritavo per come ho cantato stasera; ma seduti accanto al televisore ci sono Luca e Nunzio. Li guardo dalla gradinata mentre mi passano davanti agli occhi le immagini della settimana scorsa; vengo percosso da un fastidio profondo al pensiero che le sia stata negata la possibilità di andare avanti, lei se lo meritava più di tutti. 
Penso che lentamente se ne stanno andando tutti. Da settembre a questa parte gli amici che ho visto andarsene non si contano nemmeno più sulle dita di due mani, ce ne vorrebbe una terza per riuscire a farlo. Il serale poi è ancora peggio. Nel giro di due settimane sono usciti prima Chri, poi lei e adesso Luca; il cui nome è appena stato pronunciato da Maria. Lo stringo in un abbraccio, passandogli una mano tra i capelli come faccio sempre con tutti. Un altro da spuntare nella lista di persone eliminate -secondo me- ingiustamente. 
<Non è giusto> esclama Nunzio, in lacrime, mentre abbraccia il napoletano. Per un attimo mi sembra di avere un flashback, mi sembra quasi che una macchina del tempo mi abbia portato a sette giorni fa e che quelli davanti a me siamo noi, io e lei. Ricordo bene la sensazione che ho provato quando Maria ha detto 'rimane Dario'; volevo alzarmi, piangere, sputare fuori tutto quello che di sbagliato vedevo in quella decisione ma invece non ho fatto niente. Mi sono limitato a rinchiudermi nel mio silenzio come al solito, e ad ingoiare il boccone senza dare a vedere quanto amaro fosse. Stringerla tra le braccia mentre piangeva è stato anche peggio; un groppo mi si è formato in gola, come se qualcuno stesse provando a soffocarmi con tutte le sue forze, uno schiaffo in pieno volto che ti lascia un segno indelebile. Ha provato a non farmelo pesare, a nascondere tutto dietro ad un sorriso e a qualche battuta ma i suoi occhi hanno parlato per lei, e mi hanno distrutto dentro. So quanto ci tenesse a stare qui, ad arrivare fino alla fine, e nonostante abbia detto di essere contenta so che adesso si starà massacrando perché pensa di non aver dato il massimo, e non poter essere con lei per ricordarle che si sbaglia e che è perfetta così mi fa sentire completamente inutile. Dovrei essere contento adesso, festeggiare per essere arrivato alla settima puntata e per essermi avvicinato ancora di un passo al mio obiettivo; invece sono qui disteso a piangermi addosso. 
Luca se n'è andato da quasi mezz'ora; la sua assenza si sente già. In questo momento mi starebbe dicendo di non stare così, che lei non vorrebbe vedermi in questo modo nei daytime e proverebbe a farmi ridere con le sue imitazioni idiote. Invece accanto a me sul divano c'è solo uno spazio vuoto e freddo, che nessuno si appresterà a riempire. 
Mi trascino in cucina per mettere qualcosa sotto ai denti, apro il frigo ficcandoci la testa dentro e tentando di ignorare quelli presenti sugli sgabelli che -in ogni caso- non mi hanno nemmeno visto. Chiudo l'anta con uno sbuffo non trovando nulla che attiri la mia attenzione. Poso gli occhi sui quattro ragazzi davanti a me: Albe e Serena, Sissi e Dario; un freddo innaturale mi colpisce in pieno volto lasciandomi spiazzato. Mi manca più di quanto dovrebbe forse, e so che può sembrare alquanto patetico, ma con lei mi sento come un ragazzino alla prima cotta. 
Esco dalla cucina, maneggiando tra le mani l'MP3 con su alcune canzoni; entro nella stanza azzurra e mi richiudo la porta alle spalle. Mi butto a pancia in su sul materasso del suo letto e prendo il copriletto azzurro con su il suo nome piegato in un angolo. Quando è uscita ho praticamente costretto Maria a farmelo tenere solo per sentire il suo profumo di cui la coperta è impregnata; profuma di cocco, di estate, di leggerezza. Mi copro la faccia con questo stupido oggetto che, in qualche modo, riesce a calmare il mio respiro appesantito. Sparks dei Coldplay mi risuona nel cervello ed è impossibile non ripensare al giorno di San Valentino, quando ero con lei in sala 6, e l'avevo solo per me. Già da allora avevo capito quanto fosse indispensabile per me, ma adesso che non è qui me ne sono reso conto il triplo. 
La coperta viene strappata via dalla mia faccia, facendomi strizzare maggiormente gli occhi per la luce al neon che mi colpisce direttamente le palpebre. 
<Sei vivo?> chiede Luigi, sedendosi sul letto di fianco. Mugugno qualcosa che non voleva essere una parola, soltanto un verso indefinito così come il mio umore che -al momento- è un mix di tristezza e malinconia. 
<Lo sai che ci starà male a vederti così, vero?> domanda il moro, ricevendo un cenno col capo in risposta; <Devi reagire Alex, sono solo tre settimane> 
<Tre settimane possono essere un tempo estremamente lungo> borbotto io. 
<Te pareva che per una volta ti stavi zitto> sbuffa ridacchiando; <Quello che voglio dire è che devi cercare di dare il massimo fino alla fine, fallo anche per lei, così ti distrarrai e passerà più velocemente> spiega; <Stare qui a piangerti addosso mentre sniffi le sue coperte non farà scorrere il tempo più velocemente, e non te la riporterà qui> 
Sospiro, consapevole del fatto che ha ragione; <Mi manca, Gigi> 
<Anche a me, ma ci sta aspettando la fuori perciò vediamo di renderla fiera, okay?> domanda affiancandomi e tirandomi in un abbraccio. Mi erano mancati i discorsi motivazionali di Luigi, sono stato un idiota a prendermela con lui ed ho rischiato di rovinare tutto.
<Grazie Luigi> dico a bassa voce. 
<E di che?> 
<Di tutto, di non odiarmi per esempio> ridacchio staccandomi; <Mi dispiace per aver permesso alla mia testardaggine di rovinare le cose> 
<Anch'io ho fatto la mia parte> dice lui sorridendo mentre si guarda le dita; <Ma adesso è tutto risolto no?> annuisco; <Allora non pensiamoci più> dice dandomi una pacca sulla spalla.
<Non ti fa ridere?> chiede poi di punto in bianco.
<Cosa?> 
<Che lei e Carola siano uscite insieme, e noi due siamo rimasti qua> sorrido scuotendo il capo pensando a quanto, effettivamente, la situazione possa risultare fin troppo strana. 
Lei e la ballerina si sono sempre somigliate; entrambe fin troppo esigenti, entrambe mai soddisfatte, entrambe che si autodistruggono senza motivo. 
<A proposito di Carola> do una gomitata a Luigi che si sistema i capelli imbarazzato. 
<Carola, cosa?> 
<Hai capito se ti piace o no?> 
<Non lo so- credo mi piaccia ma non vorrei sbagliarmi> 
<Se c'è una cosa che ho imparato qui è che, a volte, tenersi tutto per se non è la risposta; buttati e vedi che succede- se non ci provi non lo saprai mai> 
<Facile dire così- a te è andata bene> ridacchia. 
<E chi lo dice che non andrà bene anche a te?> domando retorico; <Lei è cotta di te da settembre Gigi, credo sia ovvio a tutti ormai, non capisco cosa ti spaventi tanto> 
Scrolla le spalle, sospirando; <Non lo so neanche io a dirla tutta, ma forse hai ragione- vale la pena rischiare> 
<Così mi piaci> esclamo battendogli una mano sulla schiena. 
<Quando usciremo ci parlerò> 
<Sai che poi ci obbligheranno a fare un appuntamento a quattro, vero?> chiedo conoscendo benissimo le due castane in questione. Lui annuisce ridendo, consapevole. 
<Penserò a cosa mettermi nel frattempo> ridacchia alzandosi; <Vado a dormire> 
Mi limito ad annuire, pronunciando un buonanotte a bassa voce. 
<Tu resterai qui, vero?> non dico niente, ma la risposta è palese; <Sei proprio un sottone> ride. Mi alzo e lo spingo fuori dalla camera; <Buonanotte Luigi> dico chiudendogli la porta in faccia. Lo sento ridere dalla parte opposta ed esclamare un buonanotte sottone lungo il corridoio che conduce nella camera blu. 
Mi riavvolgo completamente con quel copriletto azzurro che profuma di lei, chiudo gli occhi e per un momento -abbracciando questo ammasso di coperte aggrovigliate, mi pare di averla qui. Immagino di accarezzarle la pelle con i polpastrelli, di passarle le dita tra i capelli, di sentire il suo fiato caldo sul collo. Immagino di aprire gli occhi e trovarmi il suo viso a meno di un centimetro, con i nasi che si sfiorano, e mettermi a contare le lentiggini sulle sua guance. Immagino le sue lunghe dita magre che tracciano il contorno del mio viso, le sue gambe intrecciate con le mie in un nodo indissolubile. Ma poi, preso da un barlume di ragione, mi ricordo che purtroppo queste immagini possono essere solo questo: immaginazione, almeno per il momento. E con questa consapevolezza pungente mi lascio cadere nel sonno. 

In sala 1 non c'è ancora nessuno, sono arrivato prima apposta per lavorare sul nuovo inedito. Ho iniziato a lavorarci da circa cinque giorni e il testo è praticamente finito, mancano solo le ultime correzioni e aggiustamenti per far si che tutto risulti più armonico. 
Sorrido amaramente posando gli occhi sulle mie stesse parole. 
"Dimmi che il mondo è per due persone." 
A chi potrei pensare se non a lei? 
Mi appoggio con la schiena alla parete e scivolo fino a sedermi sul pavimento, accanto alla batteria. Resto a guardare fisso davanti a me, seduto sul parquet a gambe incrociate con le braccia appoggiate alle ginocchia. 
<Oi malinconia> la voce di Maria spezza il silenzio confortante che si era creato. 
<Ciao> mormoro io. 
<Come stai?> 
<Mh- benino> rispondo incerto. 
<Ti vedo un po' giù ultimamente> sospiro, sapendo bene dove vuole arrivare; <Come mai?> 
<La situazione è stressante di suo, il serale è molto impegnativo- poi comunque vedere persone con cui hai condiviso tanto andare via non è mai bello> dico velocemente, smanettando con i bracciali che porto ai polsi. 
<Parli di Rebecca?> sentire il suo nome mi fa mancare un battito, ma mi impongo di non dar a vedere nulla. 
Annuisco; <Anche di altri come Chri o Luca, ma soprattutto lei> 
<Se ti può far piacere ho una cosa per te> dice. Immediatamente sollevo lo sguardo verso un punto indefinito, incuriosito dalla sua affermazione. 
<Tu sai che, una volta usciti, tutti passano a Verissimo per un'intervista no?> annuisco; <Lei c'è stata ieri e ci tenevo a farti vedere un estratto, solo se questo non ti farà salire ancora di più la malinconia perché ne hai già abbastanza> ridacchio. 
<No no Maria, lo voglio vedere> affermo sicuro; consapevole del fatto che rivedere il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra è l'unica cosa che può farmi davvero bene adesso. 
<Okay, allora te lo mando sullo schermo> 
Mi avvicino al televisore all'angolo della stanza, e attendo impazientemente di veder comparire la sua figura su questo maledetto schermo. Passo il peso nervosamente da una gamba all'altra e mi fermo solo quando la vedo; stretta in un tailleur bianco che la fa sembrare ancora di più un angelo. Sorride salutando il pubblico e battendo il pugno a Silvia, per poi andarsi a sedere su una delle due poltrone bianche. E' così bella. La guardo con un sorriso da idiota stampato in faccia mentre scruto ogni minimo dettaglio, ben sapendo che la posso vedere per troppo poco tempo. Ammiro i capelli che le ricadono lisci sulle spalle, impreziositi da degli anelli dorati che le hanno infilato tra due treccine che porta ai lati del viso; la fossetta sulla guancia e gli occhi sorridenti. 

<Come stai?> le chiede Silvia. 
<Benino> risponde con un mezzo sorriso. 
Automaticamente mi viene da sollevare le labbra all'insù pensando che l'aver usato la mia stessa parola per definire il suo umore sia una conferma del fatto che anch'io le manco tanto quanto lei manca a me. 
<Com'è stato tornare alla normalità?> domanda ancora la conduttrice sorridente. 
<Strano. Dopo sette mesi in cui sei chiuso in un posto, sempre con le stesse persone, tornare fuori ti sembra quasi un illusione> ridacchia giocherellando con il braccialetto rosa. 
Sotto la luce bianca di quello studio le perline di quarzo acquistano un luccichio più intenso del solito, sembrando quasi una catena di stelle avvolta al suo polso sottile. 
<Qual è stata la prima cosa che hai fatto?> 
<Ho rivisto mamma, papà e le nonne> sorride lei. 
Mi ha parlato della sua famiglia, delle sue nonne e di suo nonno; per lei la famiglia è una delle cose più importanti ed immaginarla di nuovo con loro mi riempie un po' il cuore. 
<Però un po' ti manca la casetta, no?>
Inclina la testa sulla spalla destra e sorride; <Mi manca un sacco>
<Qual è la cosa più importante che ti ha lasciato quest'esperienza secondo te?>
<Amici mi ha insegnato tanto-> inizia dopo averci pensato un po' su; <Mi ha cresciuto come artista ma anche, e soprattutto come persona. Lì dentro, condividendo tutto con altri ragazzi come me, ho imparato a lasciarmi andare, ad esprimermi, ad essere libera e ad essere me stessa soprattutto. Credo che la cosa più bella che mi ha lasciato Amici siano proprio le persone che ho conosciuto lì> 
<Soprattutto una persona che hai conosciuto lì> dice Silvia con un sorrisetto sulle labbra. 
Lei è imbarazzata, le guance le si sono tinte di un rosa caldo e si sistema incessantemente i capelli come fa sempre quando non sa bene che altro fare per scappare dalla situazione. 
<Ho un filmato per te> dice poi la conduttrice, indicando il led. 
In quel filmato di sessanta secondi ci siamo noi, semplicemente noi. Dal 19 settembre fino ad ora. Rivedere la nostra storia, la nostre evoluzione mi fa tornare alla mente tutto; ogni sorriso, ogni lacrime, ogni goccia di sudore versata per questa storia e -ancora una volta- mi rendo conto che rifarei tutto daccapo per arrivare a dove siamo ora. L'unica cosa che forse cancellerei sono le cazzate che ho fatto, ma purtroppo non è possibile farlo, perciò va bene così. 
La guardo col solito sorriso che riservo solo a lei quando il filmato termina e l'inquadratura ritorna su di lei che, commossa, si toglie una lacrima dalla guancia. 
<Siete bellissimi> dice Silvia sotto gli applausi del pubblico, ricevendo un flebile grazie in risposta; <Ma tu sei innamorata?> 
Lei non risponde, si limita a sorridere e ad abbassare lo sguardo sulle sue dita. 
<Ho già capito la risposta, gli occhi parlano per te> continua la conduttrice; <Cosa ti ha colpito così tanto di lui- cosa ti ha fatta innamorare di Alex?> 
<Questa è una domanda difficile> ridacchia; <Mh diciamo che la cosa che più mi ha attratta di lui è il suo esserci sempre, anche se tu non lo vedi. Nel senso che lui è una di quelle persone che ti sta accanto sempre -quando stai male, quando stai bene, sei incazzata, sei nervosa, sempre- ma non lo rende mai palese. Io credo che i gesti plateali siano privi di significato e ormai, oggi, esistono praticamente solo quelli; le persone fanno le cose perché vogliono mostrarsi e non perché vogliono mostrare i loro sentimenti. Ecco con lui è l'opposto. Credo che questa sua riservatezza sia davvero preziosa e penso che ormai trovare delle persone così profonde da non rendere superficiale un sentimento così importante come l'amore sia davvero raro. Trovare delle persone che ti ammirano e ti rispettano, ancora prima di amarti per quello che puoi dargli, sia davvero come trovare un tesoro; ed io sono felice di aver trovato il mio tesoro in lui> 
Lo schermo si fa nero pian piano, strappandola via dai miei occhi che avrebbero voluto continuare ad osservarla per ore ed ore, senza stancarsi mai. 
Mi strofino le mani sugli occhi, concentrandomi ancora sul suono della sua voce che mi rimbomba in testa per non lasciar scappare quel tono così dolce che tanto mi era mancato. 
<L'ho interrotto lì perché poi parla d'altro, ci tenevo a farti vedere la parte che ti riguarda diciamo> specifica Maria mentre annuisco; <Sei stato contento di rivederla?> chiede ridacchiando. 
<Si Maria, grazie mille- mi serviva> mormoro velocemente, consapevole che questo finirà nel daytime e già imbarazzato a riguardo. 
<L'ho sentita ieri> dice poi la conduttrice con voce metallica; <Mi ha riempita di domande su di te> 
<Tipo?> chiedo ridendo al pensiero di lei che attacca Maria con un sfilza infinita di quesiti.
<Tipo come stai, se mangi, se dormi, cosa fai- qualsiasi cosa> ridacchio scuotendo il capo; <Le manchi tanto anche tu> dice poi, tornando seria. 
Annuisco, consapevole e rassicurato da questa affermazione. La paura che, una volta fuori, le cose non siano più come sono state finora mi ha rosicchiato da dentro per mesi e adesso che lei sta già tornando alla sua vita normale mi è presa l'ansia che si possa rendere conto da un momento all'altro che io non faccio per lei. 
<Lei ti aspetta lì fuori, lo sai vero?> chiede dolcemente Maria.
<Lo so> rispondo a bassa voce. 

Ed io la aspetto qui dentro, penso. 

spazio autrice
Ciao amici! Come state?
Qualcuno nel capitolo precedente aveva ipotizzato una puntata di Verissimo e, infatti, l'avevo già messa in programma nel capitolo successivo all'eliminazione. Spero che questo capitolo vi piaccia, fatemelo sapere come al solito. VI VOGLIO TANTO BENE, a presto con il prossimo <3

Combinazioni di parole// Alex WDove le storie prendono vita. Scoprilo ora