Sono sdraiata sul materasso del mio letto, fisso il soffitto nella speranza che il tempo passi in fretta. Sono le 11:36, sono tornata da lezione mezz'ora fa ma tutti gli altri rientreranno alle 12 come minimo, perciò al momento sono sola con Sissi e Dario che amoreggiano nella stanza rossa.
Prendo tra le mani la chitarra, che qualche giorno fa Luigi ha lasciato qui, e mi metto a pizzicare alcune corde a caso, senza sapere di che note si tratti. Mi sarebbe piaciuto imparare a suonare la chitarra ma ho sempre rimandato e, alla fine, non l'ho più fatto.
<Sei portata> Marco è appoggiato, a braccia conserte, allo stipite della porta con un espressione divertita sul viso.
Mi porto una mano al petto per lo spavento e, per poco, evito che lo strumento mi cada dalle mani; <Mi hai fatto perdere dieci anni di vita> ridacchia, facendo qualche passo avanti nella stanza; <Che ci fai qua, non hai lezione?>
<Ho finito prima del previsto> mi informa alzando le spalle; <Posso?> chiede poi, indicando con un cenno il mio letto. Annuisco e, dopo il mio consenso, prende posto sul materasso che si abbassa sotto al suo peso.
<Mi dispiace> dice dopo un po', lo guardo corrugando la fronte; <Per come mi sono comportato> chiarisce lui.
<Non ti preoccupare> dico a bassa voce.
<Mi preoccupo eccome, ho rischiato di rovinare la nostra amicizia per un mio capriccio> sbuffa passandosi una mano sul viso; <Non volevo accettare il fatto che tu avessi scelto lui, dopo tutti gli anni che ho passato ad aspettarti>
<E proprio qui che ti sbagli, Marco> inizio; <Io non ho scelto proprio nessuno, è semplicemente successo> spiego.
Lui sospira, annuendo alle mie parole; <Adesso l'ho capito> tiro un sorriso guardandolo; <Pensi che potremmo ancora essere amici?> chiede piano.
Lo guardo, sorridendo dolcemente; <Noi saremo sempre amici> dico allargando le braccia; <Sempre> ripeto mentre lo stringo in un abbraccio.
<Adesso> dico staccandomi da lui e riprendendo tra le mani lo strumento sul mio letto; <Mi insegni a suonare qualcosa>
<Preparati per la lezione migliore della tua vita> ride lui.
Passiamo una buona mezz'ora a provare accordi sulla chitarra di legno chiaro, con lui che prima mi mostra la posizione delle dita e poi corregge le mie, posizionandole nel punto corretto.
Non posso dire di essere un fenomeno, ma dopo mezza lezione direi che posso definirmi anche fin troppo brava.
Quando poso lo sguardo sulla sveglia, appoggiata al mio comodino, noto che segna le 11:59. Tra poco tutti torneranno e tocca a me cucinare, così io e Marco ci dividiamo; lui torna in camera sua ed io mi dirigo in cucina per preparare qualcosa con cui tutti avrebbero pranzato una volta tornati.<Serve una mano?> l'accento milanese di Gio mi compare alle spalle. Sto cercando di scolare la pasta, ormai cotta, ma non riesco a tenere fermo lo scolapasta dato che entrambe le mani sono occupate a reggere la pentola bollente.
<Se non ti dispiace> ridacchio io. Subito si affretta a prendere lo scolapasta e tenerlo saldo, così che finalmente io possa procedere. Mentre mischio la pasta col condimento lui mi affianca, passandomi i piatti dei ragazzi che sono già seduti al tavolo da pranzo.
<Quindi sei anche tu di Milano?> chiede mentre prende un mestolo di pasta e se lo posa nel piatto, io annuisco in risposta continuando a porzionare il pasto per chi ancora non è tornato; <Strano non ti abbia mai vista>
<Milano è grande> rispondo ovvia io, lasciandogli uno sguardo veloce.
<Già, ma di solito le belle ragazze non mi passano inosservate> mi guarda dall'alto al basso, mentre io distendo le labbra in un sorriso imbarazzato.
Distratta dalla situazione, non porgo attenzione a quello che sto facendo ed il mio indice si va a scontrare con la superficie incandescente della pentola sul bancone. Mi porto immediatamente il dito alle labbra, trattenendo un urletto di dolore, accompagnato da qualche imprecazione.
<Tutto okay?> chiede allarmato il biondo, venendomi vicino.
<Si, sono solo sbadata> continuo a succhiarmi l'indice, che sento pulsare tra le labbra.
Mi prende il polso, allontanando la mano dalla mia bocca ed osserva il rossore su di essa da vicino; <Fa vedere> dice scrutando la macchia rossa che campeggia su di me; <Vieni> dice poi trascinandomi verso il lavello; <Se lo mettiamo sotto l'acqua fredda fa meno male>
Il getto d'acqua, in effetti, mi reca un sollievo immediato che mi fa sospirare.
Le sue dita continuando ad essere strette attorno al mio polso e con l'altra mano passa delicatamente il pollice sulla scottatura, tutto ciò senza interrompere il contatto con i miei occhi.
Mi sento a disagio, ma infondo perché dovrei? Sta solo cercando di aiutarmi e rimediare alla mia ennesima gaffe dovuta alla sbadataggine.
Qualcuno alle mie spalle però non coglie la situazione allo stesso modo, Alex, che si schiarisce la voce facendo staccare velocemente il milanese da me; <Che succede?> chiede poi.
<Niente, mi sono scottata> mi affretto a rispondere io. Si avvicina a me e, prendendomi la mano, osserva il mio dito che adesso tende più al violaceo che al rosso.
<Sei proprio scema> ride, ignorando la presenza del ragazzo dietro di noi.
Quest'ultimo si schiarisce la voce e, sistemandosi i capelli, ci sorpassa; <Io vado> mormora.
<Meglio> dice Alex a bassa voce, ricevendo una gomitata nello stomaco.
<Puoi non essere così scontroso?> sbuffo alzando gli occhi al cielo.
Lui alza le spalle; <Sono scontroso solo con chi ci prova con te> strizza l'occhiolino verso di me, facendomi ridacchiare mentre scuoto la testa. Insieme ci dirigiamo a tavola, iniziando a mangiare con gli altri la pasta alla norma che ho preparato. Devo dire che mi sono superata.
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Combinazioni di parole// Alex W
Romance"𝘚𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 è 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘴ì 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰, 𝘌 𝘯𝘰𝘯 è 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘰 𝘮𝘢 𝘯𝘦𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘣𝘢𝘨𝘭𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘚𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘥𝘦, 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘥𝘦 𝘦 𝘴𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘳𝘦"