trentatre

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<Mi dici perché mi stai evitando?> chiedo ad Alex che sta facendo scena muta senza nemmeno guardarmi. E' seduto sul divanetto del giardino con gli occhi puntati dritti davanti a sé, io sulla poltrona vicino che lo osservo con il cuore in gola. Continua a rimanere in silenzio, anche quando gli pongo per la terza volta la domanda, mi alzo pronta a rientrare in casetta, rassegnata all'idea che non mi risponderà e che è inutile continuare ad insistere ma poi la sua voce bassa mi blocca sul posto.
<Me l'ha detto> mi giro a guardarlo e i nostri occhi si incrociano per un secondo, leggo dentro ai suoi la malinconia che non notavo da mesi ormai.
<Chi ti ha detto cosa?> chiedo riprendendo posto, questa volta al suo fianco sui cuscini rossi.
<Calma, me l'ha detto> ho capito benissimo a cosa si riferisce, ma una parte di me vuole fingere di non capire. Il respiro mi si mozza all'altezza della trachea e fatico ad ingoiare la saliva.
<Mi ha detto tutto, di voi due> mi guarda con occhi vuoti ma pieni di tristezza, come se avesse appena perso la cosa più cara che avesse al mondo.
<Perché non me l'hai detto?> mi chiede. Mi prendo qualche secondo per rispondere, cercando di non far tremolare la voce.
<Non era una cosa importante> dico a voce bassa, quella ad evitare i suoi occhi sono io adesso.
<Non era una cosa importante?> chiede ridendo ironicamente.
<Scusa ma avere il tuo ex qui, e non sapere nemmeno che lo è, mi sembra una cosa abbastanza importante>
<Sono passati tanti anni, ero una ragazzina e non ha significato niente, te lo giuro> il respiro si fa sempre più irregolare mentre provo a mantenere il controllo delle mie emozioni, fa male vederlo mentre mi guarda con quegli occhi.
<Sai quanto odio le bugie, ma hai fatto finta di niente per tutto questo tempo> il suo tono lascia trasparire tutta la delusione che prova verso di me in questo momento, e lo capisco, solo vorrei che non fosse così.
<Alex, ti prego, non te l'ho detto per non complicare le cose> cerco di prendergli la mano ma si sposta prima che possa farlo, fa tanto male.
<E invece guarda un po', le cose si sono complicate comunque> dice sarcasticamente. I suoi occhi guardano i miei, sento il freddo che mi colpisce, il solito luccichio è sparito.
<Ale> la voce mi si spezza, non riesco a continuare la frase.
<Mi dispiace non avertelo detto ma, davvero, è stata una cosa talmente insignificante che-> mi interrompe quando avevo trovato la forza di iniziare una frase di senso compiuto.
<Non importa, avresti dovuto dirmelo comunque>
<Lo so, ho sbagliato, però ti prego non roviniamo tutto per questo> lo supplico, più con gli occhi che con le parole, che non sono mai state il mio forte.
<Ho bisogno di tempo> si alza in piedi e fa un paio di passi avanti ed indietro con le mani nelle tasche, io faccio lo stesso e mi alzo sulle gambe ancora tremolanti, solo l'idea di perderlo mi fa sentire male.
<Okay> sussurro io, faccio per superarlo ed entrare in casetta accarezzandogli il braccio mentre passo, lui posa la mano sulla mia per un secondo e poi torna seduto sul cuscino rosso a scrivere sul suo quaderno. Lo osservo per un altro paio di secondi e poi entro, sospirando sconfortata, andandomi a distendere sul letto in camera mia e affondando la faccia nel cuscino.

Non so nemmeno quanto tempo sia passato quando rialzo la testa dal cuscino su cui sono sprofondata ore fa, Aisha sta dormendo nel suo letto e la casetta è immersa in un silenzio assordante. La sveglia sul mio comodino segna le 2:46 di notte, non ho chiuso occhio per un secondo, ho solo finto di dormire quando qualcuno è venuto a cercarmi. Mi siedo sul bordo del letto, con le gambe a penzoloni, e mi strofino le mani sugli occhi.
Mi detesto per il casino che ho fatto. Ero consapevole del fatto che se fosse uscita questa cosa sarebbe stata la fine ma ho voluto rischiare in ogni caso, Marco glielo ha detto ed è andata proprio come avevo immaginato.
Sono stata scema a credere che non glielo avrebbe detto, perché mi sono fidata?
Tuttavia, non posso essere arrabbiata con lui, è stata solo colpa mia che dovevo mettere subito da parte i miei timori e parlare con Alex, invece ho scelto la strada più facile e adesso mi ritrovo in questa situazione.
Prendo tra le dita l'anello argentato che tengo nel cassetto del comodino, lo stringo nel palmo e me lo porto al petto.
La voglia che ho di urlare è davvero tanta, voglio urlare contro me stessa per aver dato vita a tutto questo, per aver rovinato quello che stava diventando qualcosa.
Voglio urlarmi allo specchio che sono un idiota e che, per l'ennesima volta, ho rovinato una delle poche cose belle che mi sono capitate nella vita.
Sento le guance bagnarsi mano a mano che le lacrime sfuggono dai miei occhi, mi ributto a pancia in su sul materasso e continuo a passarmi l'anello tra le dita.
Resto a fissare il soffitto per minuti, ore, fin quando, sfinita dal pianto, mi lascio andare ad un riposo tutt'altro che tranquillo.

Combinazioni di parole// Alex WDove le storie prendono vita. Scoprilo ora