<Che ti è successo?> la voce di Christian mi arriva da sinistra, distraendomi per poco dal lavoro che sto facendo: tagliare i pomodori per la cena.
<In che senso?> chiedo non capendo il senso di quella domanda, posta senza un apparente senso logico.
<Quando sorridi così vuol dire che ti è successo qualcosa, parla> dice puntandomi contro l'indice.
In effetti qualcosa è successa; ieri sera con Alex e da allora non riesco a togliermi il sorriso dalla faccia, ma non ho alcuna intenzione di raccontare ai quattro venti ciò che è successo tra quelle mura. Un po' per imbarazzo, un po' perché voglio che resti un momento solo nostro.
<Non mi è successo niente> faccio spallucce ritornando a concentrarmi su quello che sto facendo per evitare di tagliare anche il mio dito assieme alle verdure.
<Invece si, la fossetta non mente> dice ficcandomi un dito nella guancia.
<Fatti i cazzi tuoi Chri>
<Allora ammetti che qualcosa è successa> canta vittorioso.
<Si, okay> ammetto sbuffando per la sua insistenza; <Ma non te lo voglio dire>
<E perché no?> piagnucola.
<Perché no Chri, è una cosa mia> non ci penso nemmeno a raccontare quello che è successo ieri sera nella stanza verde, non qui e adesso, con Dario e Sissi seduti al tavolo poco distante da noi.
<Dai> dice tirandomi per il braccio, provando a convincermi.
<Esiste una cosa chiamata privacy> scuoto la testa, iniziando a tagliare le cipolle.
<La privacy non è una valida scusa se questa cosa che ti rende tanto felice, l'hai fatta in camera mia>
Mi giro velocemente a guardarlo, sorprendendolo con un sorrisetto malefico sulla faccia; <Come sai che ero in camera tua?>
<Oh, Alex> dice facendo una voce stridula e acuta, che dovrebbe imitare la mia.
<Christian> esclamo sbarrando gli occhi e colpendolo al braccio, le guance mi si riscaldano all'istante mentre mi riconcentro sulle cipolle per superare il momento fin troppo imbarazzante.
<Almeno siete rimasti sul suo letto?> chiede con tono inorridito che avessimo usato il suo letto.
<Si> dico scocciata; <Non ti hanno insegnato che non si origlia?>
<Non stavo origliando> dice alzando le mani; <Volevo semplicemente andarmene a dormire, ma ho trovato la porta chiusa e tu che urlavi come una disperata>
<Non- stavo urlando> balbetto con le guance tinte di rosso, mentre l'odore della cipolla inizia a farmi lacrimare gli occhi.
<Poco ci mancava> borbotta lui.
<Possiamo cambiare discorso?> chiedo, in questo istante la porta si apre ed entrano proprio il castano di cui stiamo parlando, e Nunzio.
<Parli del diavolo> borbotta Christian, trattenendo una risatina. Quest'ultimo si butta sul divano, sfinito per le lezione del pomeriggio, mentre il primo fa il giro del bancone fino ad arrivare dietro di me. Mi appoggia le mani sui fianchi e scontra il suo petto con la mia schiena, lasciandomi un bacio sul collo.
<Ciao> mormoro, con il naso un po' tappato per il bruciore agli occhi e le conseguenti lacrime che mi bagnano gli occhi.
<Perché piangi?> chiede allarmato il ragazzo, prendendomi il viso tra le mani e facendomi voltare verso di lui; ridacchio guardandolo nella sua espressione preoccupata e gli lascio un bacio sul naso.
<Perché stai piangendo?> ripete la domanda, non avendo ottenuto risposta.
<Sto tagliando le cipolle> dico ovvia, alzando l'ortaggio davanti ai suoi occhi. Lascia un sospiro di sollievo e mi bacia la guancia, permettendomi di tornare a fare ciò che stavo facendo prima del suo arrivo. Continua a restare appiccicato alla mia schiena, appoggiandomi il mento sulla spalla dopo aver portato tutti i capelli da una parte sola, e di tanto in tanto mi lascia dei piccoli baci umidi sul collo.
<Sei carino quando ti preoccupi> mormoro, girandomi di poco per vederlo con la coda dell'occhio.
Lui sbuffa contro la mia pelle, stringendo di più le braccia attorno alla mia vita; <Non sono carino>
<Si, invece> rido io.
<E' successa una cosa bellissima prima> dice cambiando discorso.
<Cioè?> lascio perdere la cena, tanto ormai sono in ritardo, e mi dedico completamente ad ascoltarlo; mi siedo su uno sgabello con lui davanti a me tra le mie gambe, che gioca con le punte dei miei capelli.
<Michele Bravi mi ha regalato una canzone> sputa, facendola sembrare quasi una cosa normale che potrebbe capitare a chiunque tutti i giorni. Io dal mio canto, sbarro gli occhi portandomi una mano alla bocca.
<Non ci credo> esclamo poi, sembro più elettrizzata io di lui e probabilmente è così.
Michele è stato uno dei primi cantanti che io abbia mai seguito veramente, è sempre riuscito a comunicarmi tanto con le sue canzoni e trovo la sua mente davvero splendida, resterei ad ascoltarlo per ore mentre parla. E' di una profondità davvero sorprendente e credo sia una bellissima persona; mi ritengo fortunata ad aver avuto la possibilità di conoscere un artista come lui e il fatto che ora una sua canzone sia di Alex mi rende tremendamente fiera.
So quanto il castano davanti a me ammiri l'artista; più volte scrollando per la home di Instagram mi sono capitati post di sue fan page che postavano vecchi tweet del mio ragazzo in cui supportava Michele e a vederlo adesso, con una canzone del cantante che entrambi ammiriamo tanto che sta per diventare sua, mi rende felicissima per lui.
Lo abbraccio stretto, accarezzandogli i capelli dietro al collo; <Sono tanto felice per te, Ale> bisbiglio al suo orecchio.
<Anch'io lo sono>
<Sarò la prima ad ascoltarla, vero?>
<Ovviamente> ride lui, alzando gli occhi al cielo, facendo comparire le solite, profonde fossette ai lati della bocca.
<La cena non si cucina da sola, sai?> mi richiama Christian dal lato opposto del bancone, essendosi ritrovato da solo a badare alle pentole da un momento all'altro.
<Devo andare, se non vogliamo che scoppi un incendio> dico alzando il tono nella parte finale della frase, sentendo il ballerino borbottare alle mie spalle e farmi la linguaccia.
<Sarebbe figo leggerlo al tg però> commenta Luca prendendo parte alla conversazione; <Il titolo sarebbe: Incendio nella casetta di Amici 21; entreremmo nella storia>
<Non dargli strane idee> commento io, riprendendo a mischiare il sugo nella pentola.
Restiamo noi quattro a chiacchierare del più e del meno, fin quando la cena non è pronta, e prendiamo posto a tavola con tutti gli altri scherzando tra di noi. Alex, seduto dall'altra parte del tavolo, mi guarda sorridendo con il mento appoggiato al palmo della mano; di tanto in tanto ricambio i suoi sorrisetti, calciandogli la gamba quando mi indica con lo sguardo il corridoio alle mie spalle che porta alle camere.
Quando tutti finiscono di mangiare aiuto Marco a riporre i piatti sporchi nel lavello e, dopo aver scambiato qualche parola con lui, me ne vado in camera per cercare di scrivere qualcosa. Vorrei che l'inedito a cui sto lavorando fosse pronto prima dell'inizio del serale e ci sto dando sotto per questo, ma non trovo ispirazione per la parte finale.
Picchietto con la matita sulla pagina scarabocchiata, rileggendo alcuni dei versi che ho già scritto. Comporre per me è sempre stata un'incognita, parto con un'idea e finisco a scrivere tutt'altro; quando mi metto a scrivere devo buttare di getto tutte le idee che mi vengono e poi le rielaboro, anche per questo i miei appunti sono più incasinati della mia stessa testa. Le pagine dei miei quaderni sono un'insieme di idee, parole che nella mia mente potrebbero stare bene all'interno di un testo, disegnetti fatti nei momenti di riflessione e tagli vari su qualcosa che non mi convince più. Questo casino rappresenta lo stesso che ho in testa, per questo non mi sorprendo che poche persone riescano a starmi dietro.
Sull'angolo in basso della pagina scorgo il nome di Alex scritto in stampatello, sorrido ripassandolo con la matita; ormai mi invade continuamente i pensieri, anche quando scrivo non riesco a smettere di pensarlo. Tutto mi parla di lui: le poesie, le canzoni, persino le mie. Non avrei mai pensato che qualcuno potesse entrarmi così tanto dentro, al cuore e alla testa, eppure lui ci è riuscito e non credo che me ne libererò molto in fretta, non che io voglia farlo.
Tranne che a nonno, non ho mai dedicato a nessuno la mia musica; fin troppo personale e riservata per essere sprecata per qualcuno che avrebbe potuto sparire come tutti. Eppure mi è uscito automatico parlare di lui, di noi, nei miei testi; come a dire che noi saremo eterni.
Ho sempre pensato che la musica fosse questo: rendere eterno qualcosa di temporaneo; un momento, un ricordo, l'affetto per qualcuno o qualcosa. Non avevo mai osato dedicare le canzoni, nemmeno quelle di altri artisti, poiché le ho sempre trovate troppo preziose per poter essere rovinate da un rapporto temporaneo ma stavolta no; stavolta ho voluto renderci eterni.
<Aspetta un attimo, che palle che sei> sento dire da Alex mentre entra dalla porta con il telefono proteso davanti alla sua faccia. Lo guardo confusa stando seduta sul mio letto e chiudendo il quaderno per riporlo sul comodino.
<Dai, muoviti> sento dire da una voce femminile, proveniente dal dispositivo che gli illumina la faccia.
<Chi è?> chiedo mentre raggiunge il bordo del mio letto e mi fa segno di fargli spazio.
<Mia sorella, ti vuole conoscere>
Alle sue parole sbarro gli occhi; <Cosa? Adesso?> chiedo.
<No, il trentadue febbraio> ridacchia ricevendo un pugno sulla spalla.
<Sono presa malissimo Ale> piagnucolo provando a sistemarmi i capelli con le dita; <Potevi avvisarmi almeno>
<Sht> mi zittisce lui, prendendomi il polso con la mano libera; <Sei bella> dice baciandomi a stampo, fuori dall'inquadratura.
<Se vi dovete baciare potete almeno farvi vedere, per favore> ci rimprovera sua sorella, urlando per farsi sentire attraverso il dispositivo. Alex gira il telefono verso di noi, facendomi entrare nell'inquadratura e subito saluto timidamente con la mano la ragazza castana.
<Finalmente ti conosco> esclama appena mi vede.
<E' un piacere> rido imbarazzata.
<Fede, chiamami Fede>
<Ciao Fede, è un piacere conoscerti>
<Ti posso fare una domanda?>
<Certo>
<Tu sei così carina e gentile, come fai a stare con un rompipalle come mio fratello?> rido alle sue parole, mentre il castano al mio fianco alza gli occhi al cielo sbuffando.
<Tanta forza di volontà> il ragazzo vicino a me sbuffa, infastidito dal mio commento.
<Io non sono qui, tranquille> dice scocciato lui.
<Eddai scherzo> mormoro passandogli una mano tra i capelli.
Lui si scosta di poco, interrompendo il contatto; <No>
<Non ti sarai offeso> canzono guardandolo.
<Si è offeso perché la sua ragazza preferisce me a lui> ride la castana, contagiando anche me.
<Divertenti> commenta lui, tenendo il broncio.
<Quanto sei pesante, Alessandro> continuo a prenderlo in giro, con la sorella che ride dalla parte opposta dello schermo.
<Altra domanda, Nunzio è fidanzato?>
<Non che io sappia> rispondo.
<Perfetto> esclama lei facendomi ridere; <Ma lo sai che all'inizio io avrei scommesso tutto che ti saresti messa con Luca?>
<Veramente?>
<Si> esclama lei; <Invece ti sei ritrovata con sto qua, buona fortuna>
<Grazie, credo che mi servirà> ridacchio io, ricevendo un'occhiataccia da Alex.
<Io devo andare, c'è mamma che mi chiama> dice poi quest'ultima; <E' stato un piacere Rebi, ti posso chiamare così vero?>
<Devi>
<Okay, seguimi su Instagram, fatti dire da quell'inutile al tuo fianco come mi chiamo> annuisco sorridendole; <Noi ci sentiamo prestissimo>
<Okay ciao> dice Alex, pronto a chiudere la chiamata.
<Comunque> parla lei, trattenendosi ancora; <State bene insieme, io e mamma approviamo> ci fa l'occhiolino e poi chiude la chiamata, salutandoci con la mano.
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Combinazioni di parole// Alex W
Romance"𝘚𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 è 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘴ì 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘢𝘵𝘰, 𝘌 𝘯𝘰𝘯 è 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘰 𝘮𝘢 𝘯𝘦𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘣𝘢𝘨𝘭𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘚𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘥𝘦, 𝘢𝘤𝘤𝘢𝘥𝘦 𝘦 𝘴𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘳𝘦"