quarantuno

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Per tutto il giorno non ho visto Alex, il che è abbastanza strano visto che nell'ultimo periodo viviamo appiccicati.
Rientro in casetta e mi butto sul divano del soggiorno, su cui sono già comodi Luca e Christian che chiacchierano di un argomento a me sconosciuto.
Sbuffo passandomi le mani sulla faccia, sono davvero sfinita dopo tutte le lezioni e lo stress che questo periodo sta comportando.
<Tutto okay?> chiede il ballerino di hip hop alla mia destra, giro il capo verso di lui ed annuisco.
<Sono stanchissima> mormoro; <Avete visto Alex oggi?>
<Stamattina> risponde Luca.
<Non lo vedo da ieri sera> sospiro, mentre le mie dita giocano col bracciale di quarzo che porto al polso.
<Non ce la fai proprio a stargli lontana> ridacchiano Christian e il cantante napoletano, io prendo due cuscini e glieli tiro sulla faccia.
<Non siete divertenti> dico poi, incrociando le braccia al petto.
<Oi scema> la voce di Maria arriva metallica alle nostre orecchie, facendoci sollevare il viso verso l'alto.
<Ciao Marì> la saluto, seguita dai due ragazzi.
<Devi andare in camera tua, c'è una cosa per te> mi informa, corrugo la fronte confusa.
<Una cosa per me?>
<Si, non ti posso dire nient'altro purtroppo> se la ride dall'altra parte dell'altoparlante, che sta tramando adesso?
Mi alzo per raggiungere la stanza azzurra, seguita dai due ragazzi e nel mentre continuo a conversare con la bionda; <Ma è una cosa bella?> chiedo preoccupata.
<Si scema, è una cosa bella> ride lei; <La lascio nelle vostre mani, mi raccomando> dice rivolgendosi al cantante ed al ballerino che annuiscono salutandola.
Entro nella stanza e vedo sul mio letto una scatola rossa, mi avvicino e vedo sul coperchio una busta con sopra il mio nome.
Riconosco la scrittura di Alex, che avevo già visto quando mi ha permesso di leggere quella piccola parte di testo scritto sul suo quaderno.
<Oddio> dico non riuscendo a trattenere un sorriso.
Non ho idea di che cosa ci sia qui dentro, Alex è così imprevedibile che sarebbe impossibile provare a scoprire che cosa abbia potuto escogitare.
La presenza dei due alle mie spalle mi mette un po' troppo a disagio, tanto che mi giro e li sorprendo mentre spiano da dietro le mie spalle, tirando il collo per vedere meglio.
<Scusate, dovete proprio stare qua?> chiedo incrociando le braccia al petto.
<Eddai siamo curiosi> piagnucolano loro, sbuffo alzando gli occhi al cielo e mi metto l'anima in pace, accettando la loro presenza.
Apro la busta, dello stesso colore della scatola, e leggo le parole scritte in nero sul biglietto bianco contenuto al suo interno.

"Mettiti questo e non fare storie,
ti posso assicurare che sei bellissima.
Ci vediamo in sala 6, non fare tardi
ho una sorpresa per te.
A."

Sorrido rimettendo il biglietto nella piccola busta di cartoncino, il mio cuore perde un battito per le poche parole spese per me dal cantante castano; la presenza dei due ragazzi è stata messa in secondo piano, dato che ormai la mia mente sta pensando solo a lui.
Apro il coperchio della scatola e, dopo aver rimosso lo strato di carta bianca, mi si para davanti agli occhi un tessuto rosso, lucido, che riconosco essere seta.
Prendo tra l'indice ed il pollice le spalline sottili del vestito e lo sollevo in aria per vederlo meglio, è abbastanza semplice: lungo fino a metà coscia, con uno spacchetto sulla destra e abbastanza stretto in vita; l'unica particolarità si trova sulla parte posteriore, dove sono presenti dei laccetti che si intrecciano tra loro, lasciando la schiena scoperta.
<Ma se vengo io con te, dici che Alex si arrabbia?> chiede Luca con un sorrisetto tra l'ironico ed il malizioso.
Gli do uno schiaffetto dietro alla testa; <Sei un idiota, andate via> dico allungando l'indice verso la porta.
<Anch'io?> chiede Christian facendo il labbruccio.
<Si, anche tu, fuori> esclamo, spingendo il ballerino fuori dalla stanza e chiudendo loro la porta in faccia.
Mi infilo nella doccia, bagnando anche i capelli su cui passo il solito shampoo al cocco, e mi perdo a pensare a quanto sia strano questo giorno per me.
Nella mia vita non ho mai dato importanza al 14 febbraio, San Valentino, anzi fino all'anno scorso lo schifavo ed ora sono qui a prepararmi per andare dal mio ragazzo.
Il mio ragazzo, non mi abituerò mai a chiamare Alex così e, tanto meno, all'idea che lui abbia scelto me in mezzo a tutta la folla di ragazze che avrebbe potuto avere; stare con lui fino a pochi mesi fa mi sembrava un utopia.
Mi sono resa conto che quello che provo per lui non è solo una cotta, attrazione fisica, ma un sentimento molto più profondo, che ho quasi paura di nominare ma che forse è giunto il momento di fare.
Penso di amare Alex, anzi ne sono sicura.
Lo amo con ogni cellula del mio corpo, con ogni pezzetto della mia mente e con ogni briciola di anima che possiedo; lo amo per quello che è, per com'è, per come mi fa stare.
E mi sembra surreale di poter amare qualcuno così perché, di fatto, l'amore non so nemmeno cosa sia, ma quello che so è che lo amo, fino in fondo ed è ora di dirlo ad alta voce.
Esco dalla doccia e, ancora avvolta nell'accappatoio bianco prendo un foglio di carta e inizio a scriverci su parole che mi escono di getto dal cuore, per provare ad esternare ciò che mi tengo dentro da troppo tempo.
Sorrido soddisfatta e piego il foglietto su se stesso, poggiandolo sul letto mentre mi cambio; passo una mezz'oretta buona a sistemarmi i capelli e a tentare di rendermi passabile con il trucco, mi mancano i make up di Rea.
Mi guardo allo specchio una volta terminato, stretta nel vestito rosso, con le decolté nere e lucide di Carola addosso, i capelli castani mi ricadono dritti sulle spalle e il viso è leggermente più luminoso grazie alla leggera base che ho applicato, completata da un velo di mascara e un gloss. Niente di troppo impegnativo, ma che nell'insieme rende la mia figura leggermente migliore del solito.
Passo minuti su minuti davanti alla lastra riflettente, autoconvincendomi che vado bene così e che gli piacerò di sicuro e, quando finalmente riesco a mettere da parte la vocina nella testa che mi urla che faccio schifo, esco dalla stanza ricordandomi il biglietto che ho scritto prima e il regalo che mi è stato consegnato ieri dalla produzione.
Sento un fischio dietro di me, mentre mi sto mettendo la giacca sulle spalle per percorrere il breve tragitto a piedi, giusto per evitare di prendere una polmonite.
Gio mi guarda appoggiato al bancone della cucina con le braccia conserte, squadrandomi da testa a piedi.
<Dove vai così bella?> chiede.
<In realtà non lo so> ridacchio, infastidita per il modo in cui ho appena ricevuto quel complimento; <Alex mi aspetta in sala sei ma non ho idea del perché sia lì>
<Ah> mormora lui, abbassando gli occhi sul pavimento; <State insieme?> chiede poi.
<Si- si stiamo insieme> dico con un sorrisetto che provo a reprimere, tradita dalla fossetta alla sinistra della bocca.
<Divertitevi allora> dice con tono scocciato, andandosene verso le gradinate.
Scrollo le spalle, ignorando quello che è appena successo, e mi infilo la giacca nera incamminandomi verso gli studi.

Combinazioni di parole// Alex WDove le storie prendono vita. Scoprilo ora