XVI

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(Belial)

«Perché sei qui?» taglia corto, un gentile modo per dirmi che è impegnato e vuole mandarmi via senza discussioni.

«Gage. Mio padre.»

Getta la testa all'indietro ed emette una risata di scherno, fredda. «Immagino che tu voglia vendetta. Lo ritieni responsabile di quello che è successo e vuoi ucciderlo. Devi avere il cuore spezzato» considera.

Fila agile verso la sua scrivania e sistema delle carte, mentre io resto ferma a decidere cosa fare. Posso ancora tornare indietro, permettere a mio padre di vivere la vita che ha sempre desiderato e lasciare che il destino lo punisca in modo diverso, tuttavia non riesco a far passare quest'ansia, l'odio che provo per essere scappato. Non interverrà nessuno per lui, ne sono certa, perché nessuno si è mai preso cura di me in quindici anni.

Cosa penso di ottenere uccidendo quel mostro? Pace, e dopo cosa farò? Sarò per sempre una principessa e mai una regina.

Faccio un passo avanti e Samuel fa una smorfia. «È stato Legione a dirti di farlo o Alastor?»

Alza una mano e una striscia di fuoco gli brucia tra le dita. Stringe tra le mani una vecchia carta sbiadita, stropicciata, e me la tira. Puzza di zolfo e di qualcos'altro che non mi piace.

Mi basta leggere il nome Gage Bryce, in basso a destra, a farmi capire che quello che sto tenendo in mano è il contratto che ha stretto con Samuel. A giudicare dall'usura è di molto tempo fa. Lo leggo assorta.

«È il Patto con tuo padre, lo ha stretto pochi mesi dopo la tua nascita. Sai, all'inizio era molto titubante, ma non è passato molto prima di vederlo strisciare da me, implorandomi. Come vedi ha dato altri nomi» mi fa notare, picchiettando il dito a metà foglio, verso i nomi dei genitori di mamma. «Non ho mai scritto di cancellarle la malattia. Tuo padre era un uomo molto attento, Sasha» sottolinea.

So dove vuole andare a parare. «Lo sapeva. Ha fatto tutto questo solo per gettarmi via. Perché me lo hai dato? Lo hai distrutto davanti a me quella sera, ti ho visto!» lo accuso.

Scuote la testa. «Tengo sempre una copia, sono anche io un uomo d'affari» sminuisce. «Sono curioso di vedere come si evolveranno le cose, è la prima volta che ne vedo uno così da vicino» ammette, mordendosi la lingua.

Alzo il mento orgogliosa. «Sono all'altezza delle tue aspettative?» chiedo.

«No, ecco perché sei viva» risponde schietto e lo fulmino con lo sguardo. «Quando è venuto Azrael a parlarmi di te era davvero spaventato, non l'ho mai visto con un'espressione simile. Non ha ancora idea di cosa significa creare qualcosa e lo scoprirà. È anche lui sulla tua lista? Oh, no, non credo.» Trasalisco. Si picchietta la tempia. Mi ha letto nel pensiero. Avvampo tra vergogna e rabbia. «Ha osato minacciarmi. Si vede che quella scopata al chiaro di luna deve avergli annebbiato le idee.» Faccio un passo avanti, alzando i pugni e lui si piega dal ridere, avendo ottenuto l'effetto desiderato. «Stavo scherzando. Hai perso il tuo senso dello humour?»

Che squallido modo di scherzare, penso. «Se mi dici dov'è mio padre tolgo il disturbo e ti lascio lavorare. Non abbiamo altro da dirci.»

«Puoi darmi un solo buon motivo per cui dovrei aiutarti? Io non faccio favori a nessuno, specie ad esseri come te» ingiunge superficiale.

Ci penso un po' ed evito di dirgli che lui, e la sua razza, sono in debito in me. «Mio padre ti ha fregato, Samuel, lo sappiamo entrambi, ecco perché hai preso la faccenda così sul personale. Ti ha dato fastidio e ora quell'uomo è libero. Vuoi la tua vendetta e so che non sei un tipo paziente.»

Mi studia a fondo, calcolando le opzioni che ha. Ho ragione, Samuel non ha ottenuto alcun tipo di piacere dal Patto di mio padre, io non sono morta e lui è altrove. Ucciderlo è il modo più veloce per appianare del tutto il debito e permettergli di giocare per l'eternità con l'anima di quel mostro. Senza di me dovrà aspettare molti anni.

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora