XXXVII

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(Zero)

Stringo le dita attorno alla cinghia della borsa da ginnastica che porto sulle spalle. È leggera, ma per qualche motivo sento i miei passi pesanti e privi di ogni stimolo. Azrael e Thor sono accanto a me, mentre Maxhim ci fa strada, illuminando le vie interrate delle segrete con la torcia. Mi sentirei molto meglio se qualcuno di loro bofonchiasse qualche parola, invece c'è un silenzio di tomba.

Maxhim avanza veloce lungo il corridoio stretto e noi gli stiamo dietro, rischio di scivolare sulle rocce e mi appiglio ad Azrael. Mi aiuta, ma appena provo a tenerlo per mano si scansa a disagio. Thor mi fa passare per prima, accostandosi a me. Abbasso la testa, so da sola da dove proviene l'atteggiamento evasivo di Azrael: sono attratta da Nathan. O meglio, una parte di me ne è legata per via della Chiave di All. Sono legata a lui in qualche modo, al potere divino che custodisce e uno strano sentimento si fa sempre più forte.

Arriviamo alle prigioni più isolate e apre la seconda. Do una gomitata a Maxhim e quasi lo faccio cadere a terra. Thor blocca Azrael per un braccio prima che possa seguirmi e gli sussurra qualcosa all'orecchio, entrambi a distanza.

C'è una brandina al centro della cella e un sacco di coperte pesanti ancora piegate. Nathan è seduto accanto al muro, con le braccia attorno alle ginocchia. Qualcuno gli ha dato un paio di vestiti nuovi, più invernali, e ora è avvolto in una felpa grigia. Zoe gli ha medicato le ferite ed è pieno di cerotti.

«Nathan» lo chiamo e poggio il borsone a terra.

Il ragazzo balza in piedi e si asciuga il naso. Ha gli occhi rossi. «Ehi...» pigola.

«Stai bene?»

Annuisce e mi mostra le fasciature di Zoe e By. «Sì, insomma... sono un po' stordito. Mi hanno dato dei farmaci e mi sento il corpo pizzicare. Quella ragazza altissima aveva delle ali di metallo e mi ha detto di essere un Angelo. Pensavo potessi darle la Chiave, ma...» Non sa come continuare; Zoe ripudia molte cose celesti. «Ti ho persa a San Francisco. Pensavo fossi morta.»

Nathan ha un sussulto improvviso e un brivido freddo gli scorre lungo la schiena. Adocchia Azrael, proprio fuori la cella e muove quattro passi indietro. Abbasso le spalle sconfitta, torno indietro e chiedo agli uomini di andare fuori.

«Scherzi?» sbotta Maxhim scioccato. «È un prigioniero e possiede la Chiave di All!»

«È un umano e la Chiave è sua. Lasciateci cinque minuti» sottolineo. «Per favore.»

L'unico motivo per cui Thor annuisce è che ho appena salvato la vita ad un ragazzo e come per miracolo ho trovato il tesoro dell'Imperatore, l'unica cosa che ci divideva da una rovinosa sconfitta. Sono ancora debole, ma pronta a litigare.

«Cinque minuti» dice Thor e Maxhim apre la bocca, poi impreca tra i denti.

Ignoro l'occhiata di Azrael e torno da Nathan, il quale si è seduto sulla brandina e si è avvolto in una coperta rossa di pile.

«Ti ho portato alcune cose. Io... pensavo non avessi granché e...» mormoro e gli passo la sacca.

Solleva un sopracciglio bruno e con intensa curiosità, quasi come se fosse Natale e quello il suo regalo preferito, la afferra e ci fruga dentro. La prima cosa che tira fuori è un libro e legge il frontespizio.

«Sono stato rapito da creature sovrannaturali, Angeli Caduti mi hanno attaccato e il dio del tuono mi ha portato da mangiare, e mi porti la Bibbia? Io... sono ateo. Un po' ironico.»

Glielo rubo dalle mani e scopro con fastidio che qualcuno ha sostituito il primo libro di Harry Potter (uno dei pochi che ho letto) con la Bibbia, sostituendo la sovraccoperta. «Az» ringhio, scorrendo le pagine e le scritte minuscole. «Crede di essere spiritoso. Ignoralo.»

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora