XXXIV

100 13 1
                                    

Le guardie borbottano indispettite da questo falso allarme. A giudicare dalle loro espressioni posso presupporre che si aspettavano qualche nemico pericoloso. Un tradimento interno non era contemplato.

Thor ci porta nell'ala riunione di quando siamo arrivati qui. È deserta, linda, e i suoi passi riecheggiano paurosi. Ci spinge verso il tavolo e ci mettiamo sedute senza dire nulla.

«Da te non me lo sarei aspettato, Zoe» prorompe Thor, scandendo bene le parole. «Dopo tutto quello che ho fatto per te osi disubbidire i miei ordini? Cosa credevi di fare in quel livello? Sapevi che era vietato.»

«Lo sapevo» sussurra con le spalle basse e le sue ali tintinnano nervose.

«Come hai fatto a superare la sicurezza della macchina?» la interroga.

«Il nome di tua moglie non è una password efficace» gli fa notare imbarazzata.

La strigliata continua per più di dieci minuti e io e Chloe non veniamo minimamente calcolate. Vorrei dire che è stata mia l'idea, che avrei dovuto fare tutto da sola e assumermi le mie responsabilità, ma non riesco a parlare e tremo.

«Leo ci ha avvisati in tempo! Sono collegato con i server dei servizi segreti di ogni nazione, le organizzazioni come il Pentagono avrebbero potuto scovarvi, rivelare questo posto a tutti! È questo ciò che volevi, Zoe?» rimarca e lei scuote il capo, trattenendo un singhiozzo.

Sospiro. «Perché hai tagliato il segnale?» chiedo calma.

Il dio mi dedica uno sguardo interrogativo, sorpreso che abbia osato interromperlo, poi mi indica ad Azrael, il quale scuote deluso il capo. So da sola che non si intrometterà per difendermi.

«Perché siete delle incoscienti! Leo ci ha detto che lo avete minacciato e probabilmente avete origliato la conversazione. Ora voglio sapere a chi è venuta in mente quest'idea e cosa avete sentito, e letto» ordina.

Zoe alza la mano. «L'idea è stata mia.»

«No» irrompo. «È stata mia. Mi ero preoccupata perché non trovavo Azrael e ho chiesto alle ragazze di aiutarmi. Ho sentito gran parte del discorso dei Caduti e pensavo di poter fare a modo mio, di trovare quella Reliquia e...»

Thor ride freddo. «E avere una merce di scambio con i Caduti? Allora eri già morta, ragazzina. I Caduti non barattano, non accettano di perdere qualcosa per ottenerne un'altra, anche se più preziosa. Loro prendono.»

Ora parla al singolare. Sa che la colpa è mia, lo ha sempre saputo.

«È diverso. So che potrei riuscire a parlare con... lui. L'Imperatore» continuo imperterrita e Theo allarga gli occhi, fremendo sulla sedia girevole su cui è seduto.

Finge di non esserne terrorizzato e fa un respiro. «Come lo sai?»

Nella mente corrono veloci pensieri, so che non posso dire di averlo visto o di averci parlato. Sono rimasta zitta fino ad adesso e parlandone ora mi farebbe passare come una spia. Evitare di dirlo è la migliore cosa adesso.

«Mi sono scontrata con un Caduto mesi fa. Mi ha interrogata sul cimelio e mi ha detto che il suo Imperatore ci teneva molto.»

«E pensava lo avessi tu» rimarca Thor. «Cosa non vera.»

«Esatto, però non mi ha ucciso. Magari lui pensa che ce l'abbia ancora io e vuole constatarlo di persona. Se verrà qui e scoprirà la verità vi ucciderà tutti!» ansimo.

I pugni del dio si stringono, emettendo lampi azzurri. «Queste sono solo tue supposizioni, hai fatto una cosa gravissima e cerchi di trovare scuse!» accusa severo. «Se fossi andata da lui ti avrebbe uccisa e anche Azrael sarebbe morto. Il Patto che vi vincola va oltre la morte, hai messo in pericolo molto più di tre vite o la segretezza del Quartiere. Non te ne rendi conto.» In verità no. Io la penso in un modo e lui nell'altro, tutto qui e non ci saranno punti di incontro. «Ora fai parte di un equilibrio maggiore e, che ti piaccia o no, devi assumerti le tue responsabilità per mantenerlo.»

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora