XLII

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Sento uno scricchiolio sottile, simile ad un gemito trattenuto: questo è il suono del mio cuore che si spezza in mille pezzi, frantumandosi come un vetro colpito da un proiettile. È il dolore più atroce che io abbia mai sopportato, la notte in cui Azrael mi ha trasformata non è nulla al confronto. È un tipo di dolore che mi stringe il petto, ogni muscolo e fibra, e mi impedisce di respirare. Vorrei strapparmi il cuore affinché smetta di bruciarmi.

Lo tengo forte a me mentre gli ultimi grammi di calore scompaiono dal suo corpo e i suoi occhi si fanno vitrei. Pesa e si accascia su di me, le braccia lungo i fianchi. Lo scuoto per svegliarlo, gli dico di smettere di scherzare e alzarsi, che non è più divertente. Le ali del Demone stanno appassendo come la sua pelle.

«Ti amo così tanto» piagnucolo, accarezzandogli il volto freddo.

So che avrei dovuto dirglielo prima, il pensiero e il rimorso mi attanagliano le viscere. Tornerà da me per sentirselo dire e io sarò pronta a farlo, fino a quel momento proteggerò nostro figlio, costruirò un mondo migliore per lui e, solo in seguito, mi riposerò.

In qualche modo sto anche bene. I Demoni reali hanno un'anima diversa, servirà del tempo, ma tornerà a crearsi la sua fiamma e brucerà più forte e più a lungo.

«No! No!» urla Lucifero e l'aria attorno alla zona si fa più densa e difficile da respirare. «Dovevi amare me, non lui! Sono io che ti ho salvata!»

Le sue spalle fremono e ha il respiro corto. Sono ancora furente oltre ogni dire e il malessere è aumentato dal fatto che continui ad ignorare le mie stesse parole: non ho mai desiderato la guerra, tanto meno lui. Azrael ha passato ogni momento con me, mi ha fatto alterare e mi ha fatto ridere, Lucifero ha scandito solo frammenti orribili.

«Io non ti amo» metto in chiaro. «Perché dovrei amarti?»

«Ti ho salvata!» ripete. «Ti ho dato la mia vita.»

«E questo è amore per te?» Non risponde. «Hai ucciso tante persone, hai distrutto lo stesso Paradiso, tutto questo per me. Io non ho mai desiderato questo. Lo hai fatto perché ami la violenza e ti piace far soffrire.»

Scuote il capo. «Non è vero!»

«Sai cosa diceva mio padre di me? Che nessuno mi avrebbe mai amata. Forse sarà anche vero, ma anche tu sei come me. Sei un essere vuoto e solo, e lo rimarrai per sempre. Anche io ho contaminato te» concludo piatta, senza alcuna emozione.

Ha un labbro che trema e per dei lunghi secondi mi fissa, incapace di reagire e accettare le mie parole. Immagino come possa sentirsi, è la stessa sensazione di quando mi sono risvegliata da sola, dopo che mio padre se ne era andato e mia madre era morta: non avevo alcun punto di riferimento e mi era parso che la vita si fosse azzerata senza significato.

Lucifero si osserva le mani sporche di sangue. «Ho capito» rimugina. «Se non posso averti io ti distruggerò. Ti ho dato io la vita e me la riprenderò.»

Si muove con velocità, saltandomi addosso. È rapido e si ammanta delle ombre, il vento lo spinge su di me, incoraggiandolo a togliermi dalla testa quei pensieri e riportare l'equilibrio necessario. Tra me e Lucifero c'è un legame mai compiuto.

Alzo le spalle per difendermi, abbracciando il corpo di Azrael in protezione. Lo sento arrivare in un fischio e mi aspetto altro dolore. C'è un fragore metallico e due spade si incontrano a mezz'aria, bloccandosi a vicenda in un scintillio.

Il Caduto si blocca e i suoi piedi si ancorano a terra, mettendo più forza per toglierci di mezzo entrambi. La lama è a pochi centimetri dalla mia faccia e i suoi occhi sono così scuri da essere del tutto neri, come un vero mostro.

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora