XXVII

130 14 0
                                    

(L'Imperatore)

La mattina seguente vengo svegliata dal trillo irritante di una sveglia. Apro gli occhi a scatto e la mia memoria pensa che sono in ritardo per andare a scuola, che non ho finito i compiti e ho dimenticato il compito in classe di matematica.

Appena sono abbastanza lucida mi rendo conto di essere ancora in Alaska e che il giorno prima l'ho trascorso con Zoe e Millie, una delle cinque figlie adottive di By, all'esterno a giocare. A Millie piaccio. O meglio, a Millie piacciono le cose nuove e i bambini, ecco perché io le piaccio, perché presto potrà vedere un nuovo cucciolo. Dice che devo scegliere un nome, iniziare a preoccuparmi di dove dormirà o come verrà allevato, per me invece è ancora troppo presto.

Stringo tra le braccia il cuscino che ho usato come peluche e mi tolgo dalla bocca i capelli. Afferro la sveglia posizionata sotto il letto e la spengo furiosa.

«Az, questo scherzo è squallido!» strillo arrabbiata.

Spero di vederlo uscire saltellando dal salotto per prendermi in giro, invece non mi risponde, né ci sono suoni nella camerata. Mi è venuta fame. Oramai io e Az siamo abbastanza in confidenza per dirglielo. Mi giro i pollici e arrossisco, pensando a quando mi darà da mangiare.

Sopra il tavolo del soggiorno trovo un biglietto:

Buongiorno, zuccherino

Sono uscito prima per discutere con gli altri la nuova sessione.

Spero tu non abbia distrutto la sveglia.

Ti aspetto nella stanza B12.

Tuo Az

Mio.

Az è mio. È strano perché oramai penso davvero che lo sia, il mio cervello lo fa in modo automatico. Rileggo il biglietto tre volte, immaginando la voce di Azrael e mi scrollo la sensazione di avere le sue mani sulla pelle, rabbrividendo di piacere.

È la prima sessione d'allenamento mentale e la cosa mi fa salire una strana ansia: riuscirò a fare qualcosa di reale per dimostrare agli altri di essere all'altezza o come sempre farò un disastro?

Salto la colazione. Ho fame, ma sono pronta ad aspettare pur di nutrirmi a pieno di Azrael. Gongolo. È sadico pensare che quell'uomo sia il mio piatto principale, ma è dannatamente invitante.

Aspetto gli altri nella sala B12, in un'ala opposta rispetto a quella delle camerate, accanto alle sale d'assemblea. La prima cosa che noto è che non ci sono tutti, mancano più o meno gran parte dei ragazzi che ho incontrato alle lezioni fisiche, incluso Leo.

Appena arriva Chloe glielo dico.

«È perché molti non hanno queste facoltà. È inutile insegnare il controllo mentale su chi non ha questi poteri. Meno male che Leo non ci riesce, altrimenti avrebbe già fatto scoppiare varie guerre» si lamenta. «Joe e Az hanno stillato una lista dei candidati con le qualità adatte per la sessione e seguiranno solo loro. Gli altri hanno deciso di proseguire l'allenamento fisico.»

Ne comprendo il senso. «E i lupi hanno queste doti?»

«Non normalmente» risponde a bassa voce. «Ho sviluppato delle capacità empatiche quando il veleno del morso ha toccato il cervello. Riesco a manipolare le emozioni umane, ma solo con loro.»

«Oh, e perché?»

«Sono fondamentalmente stupidi. Con Joe non ci sono mai riuscita, avrei evitato di litigare varie volte con questo trucco. Se ti alleni puoi fargli dimenticare che ho perso il suo telefono? Lo sta cercando da giorni» mi prega.

Addestrare un mezzo Demone può essere tutto, a parte una buona idea. Nessuno sa se rimarrò innocua, forse in futuro cambierò fazione, mi ribellerò e potrò piegare al mio volere chiunque voglia, compreso Azrael. L'idea mi alletta parecchio e immagino cosa potrò fargli fare.

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora