XL

80 12 0
                                    

Sogno che Azrael viene a salvarmi, scende dal cielo come un Angelo vero e sconfigge tutti i Caduti con un solo fendente di spada. Il cuore mi trabocca d'amore e mi getto al suo collo, stringendolo forte. Il suo corpo è rigido, freddo, e nelle mie mani si tramuta in una melma maleodorante che mi afferra le caviglie e mi blocca. Urlo disperata, cadendo a terra e grattando il suolo con le unghie per scappare dalle ombre.

Mi sveglio nel solito letto, quello su cui mai avrei desiderato di esserci, e ho la forza di emettere una risata fredda.

«Che fottuto bastardo» bisbiglio tra i denti, allontanando quel disgustoso sogno da me.

Mi metto seduta e lo osservo. Lucifero è seduto su una delle poltroncine rosse con le gambe incrociate e si sta mangiando un'unghia delle mani, trattenendo un sorrisetto compiaciuto. Negare l'accesso ad Azrael era molto più semplice, con il Demone bastava impormi, immaginare un muro impenetrabile o un labirinto pieno di nebbia affinché smettesse di toccarmi mentalmente, eppure con il ribelle è tutto diverso. Attraversa le mie illusioni e barriere, esplorando ogni anfratto oscuro e intimo come se fosse suo.

«Perché mi fai questo, cosa vuoi?» bercio con gli occhi gonfi.

«Sento i tuoi incubi e le tue emozioni. La benedizione che ho lanciato ti lega a me» dice. «Provi dei sentimenti per un essere che ti ha strappato via le ali, ti ha imprigionata a sé e non riesco a tollerarlo. Noi due siamo simili.»

Nego. «Per ora l'unica in catene sono io, e mi ci hai messa tu.»

Lucifero sbatte gli occhi e, piano, si alza. Si avvicina lentamente, come se fossi un cucciolo indifeso davanti a due grossi fanali di un camion, e tocca il lucchetto della catena. Questo si sblocca e la morsa di apre, cadendo sulle mie gambe. Mi sfrego la caviglia, masticandomi un labbro con indecisione: se scappassi non andrei da nessuna parte.

«Ti ho liberata. Basta che tu mi chieda una cosa e te la darò. Io e te siamo dalla stessa parte» dice, alzando le mani. Mi passa una mela da un cestino di frutta posto accanto al letto, ricolmo di arance, pere e albicocche fresche. «Ti conviene mangiarla, perché non berrai più alcuna goccia di sangue se non il mio.»

Gliela lancio contro e con dei riflessi ottimi la afferra prima che lo colpisca in faccia. «Azrael mi ha legata a sé con il Patto del Crepuscolo. Ho provato in tutti i modi a scioglierlo io stessa, credimi, e...»

«So cos'è» taglia corto. «Vuol dire che ci metterai più impegno, lo modificheremo insieme e scambierai con me il sangue che ti serve. È una pratica disgustosa, ma se ti serve per vivere lo farò.»

Annaspo. «Hai detto di odiare i Demoni e io sono uno di loro» annaspo.

«Tu non sei un Demone. Lo sembri, è diverso. Odori ancora di umano, di quel profumo che mi ha rapito.» Afferra il coltello e sbuccia uno spicchio di mela, togliendo persino la buccia e me lo ficca in bocca con ferocia. Mastico furente e non ci penso nemmeno a sputarglielo davanti. «Kiral non è niente, è solo il fantoccio di un Demone. Credi che se io non ti avessi salvata quella notte lui ti avrebbe lasciato in vita o si sarebbe innamorato di un'umana qualunque? Non sei niente per lui.» Mi rifiuto di crederci. La sua cattiveria è senza limiti e devo essere forte. Mesi prima forse avrei creduto a Lucifero, tuttavia io mi fido di Azrael. «Può amarti, ma ama solo Kiral.»

«E tu cosa ami?» domando.

«Io amo Sasha. Potrei amare quello che è rimasto di lei e te, se solo mi mostrassi un briciolo di riconoscenza o d'affetto...» Sospira. «So che per ora è impossibile, sono stato impegnato altrove per molto tempo e ti ho lasciata a quei Demoni. Sarei dovuto intervenire, farmi avanti e forse le cose sarebbero diverse» si pente.

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora