XXXVI

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Il ragazzo si massaggia la testa e gattona da me. «Stai bene? Cosa è stato?»

Non è ferito gravemente, le schegge dei vetri lo hanno sfiorato e ha dei graffi sulle braccia e sulle guance. Il resto della tavola calda è distrutto, i vetri sono a terra e la gente urla in panico, mentre si solleva dall'asfalto un fumo denso.

«È un attacco terroristico, ci hanno attaccati!» grida qualcuno.

«Sono scoppiate le tubature, la strada è distrutta!» urla un altro.

Acchiappo Nathan per il braccio e mi sollevo a tentoni. «Andiamo via!»

Faccio comparire Kompis in aria e la cameriera strilla, lanciandomi un piatto. Nathan lo schiva all'ultimo e la insulta, io lascio perdere e gli dico di montarci sopra. Balzo sulla piattaforma e lui ci si arrampica, stringendo le dita alla base. Siamo a meno di un metro da terra e per lui è come se fossimo su una montagna.

Scivolo fuori la tavola calda e mi alzo in volo. C'è un'enorme voragine sulla strada principale, numerose macchine ci sono cadute dentro e dalle tubature schizzano fumo e acqua. I palazzi più vicini sono stati tutti colpiti dall'onda d'urto e le vetrate sono infrante. Non vedo alcun morto e, nonostante la confusione, tutti fuggono via o chiamano i soccorsi.

«Dobbiamo aiutare queste persone» esclama Nathan preoccupato.

«No, se i Caduti trovano la Chiave di All ti uccideranno. Ci penseranno altri a loro» nego.

Una voce mi blocca e un Caduto cade aggraziato dal locale, atterrando a pochi metri da noi. «Mi dispiace, ma questo non accadrà. Dammi la Chiave, ragazzino.»

Schizzo via e Nathan urla per il poco preavviso, riusciamo quasi a svoltare l'angolo prima che un altro mi balzi addosso e ci faccia cadere per strada. Le macchine sbandano, provando ad evitarci e le ruote stridono forte. Il nemico si alza prima di noi e io lo imito, con gli stivali lo spingo nella corsia contraria e un autobus lo travolge in pieno, sobbalzando.

«Oh, dio! Lo hanno investito!» grida una donna sul marciapiede.

Afferro il ragazzo e lo trascino a lato. «Chiama Thor e digli di venire ad aiutarci!»

Le sue guance si infiammano. «Lo chiamo al telefono o uso i segnali di fumo?» mi sputa addosso.

«Usa la Chiave, maledizione! Lui troverà noi!»

Ha capito e spero che la mia idea abbia un senso compiuto. Lo spingo e Nathan scivola, si rialza e corre via verso il lungomare per allontanarsi. Un cigolio mi fa rabbrividire e l'autobus si sposta da solo, seppure le ruote siano bloccate dal freno a mano: il Caduto striscia fuori dal telaio e si spazzola i vestiti in un ringhio collerico.

Le persone scappano da lui, altre si mettono a fare foto.

«Mi hai fatto male, bestia» mi fa notare, sistemandosi il polso rotto.

«Non abbastanza, a quanto pare» rispondo.

Lo guardo. Non è lo stesso Caduto che era nel gruppo che ha attaccato Nathan. Hanno chiamato i rinforzi e mi pento di aver perso tempo: avrei dovuto prendere il ragazzo appena visto e trascinarlo con me. Nel farlo però avrei perso la sua fiducia, lo avrei spaventato e non sarei stata diversa da Samuel.

Un branco di Caduti, meno di una dozzina, scivolano con grazia dai tetti sopra di noi, atterrando sulla strada, sui cofani e persino sui lampioni, in bilico come uccelli. Due di loro si divertono a spaventare un gruppo di ragazzine e corrono via il lacrime.

«Il ragazzo ha una cosa che ci appartiene» esordisce quello davanti a me.

«La Chiave di All non appartiene a voi» specifico.

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora