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Per dei secondi si sente solo un fischio acuto e i miei sensi si confondono, non capendo l'origine o la direzione del suono. All'improvviso l'aria cambia ed è grazie al leggero vento proveniente da sinistra che capisco da che parte arriva l'attacco: afferro Matthew e devio brusca a lato, gettandomi a terra.

C'è uno schiocco devastante e una scossa. La terra trema e se non ci fosse questo odore nell'aria, di ferro e fiori, potei pensare che il Giappone ci ha di nuovo dichiarato guerra. La polvere si alza da terra come un'onda, facendomi bruciare gli occhi.

«Ah! Che cazzo!» borbotta Matt spaventato. Tossisce con la gola rauca. «Che si è schiantato? Sasha, vedi qualcosa?»

Difficile a dirsi con questo polverone. L'intero giardino dell'Alington è distrutto, i lampioni sono crollati, le panchine e tavoli saltati in aria come sassolini, per non parlare del palo della meta di football piegato.

Alzo il braccio in un riflesso e un filo argenteo mi strappa la carne. Matthew sobbalza, vedendo il mio sangue uscire dalla ferita sottile. Non fa affatto male, o questo è ciò che vorrei dire per minimizzare la situazione e farmi due risate; la stecca mi infligge una scarica e sento il braccio andare a fuoco. Urlo e mi agito così forte che faccio cadere Matt a terra.

Estraggo quella tortura e la getto a terra. Brilla ed è lucida. Non sono coltelli, bensì piume. Lunghe, sottili e taglienti come un rasoio.

Vedo tre figure altissime, slanciate e molli nei movimenti. Non hanno alcun numero impresso sulle loro teste, nemmeno un'aura. Li odio. Li odio a morte. Li ripugno. Il loro odore mi disgusta, il loro aspetto mi da ai brividi. Questi pensieri sorgono dalla parte della mente modellata da Azrael, quella che ha condiviso i suoi pensieri, ricordi ed esperienze.

«Sono Angeloid?» borbotta Matthew spiazzato. «Che vogliono?»

«Kiral» dice uno dei due, quello con i muscoli ben marcati e gli occhi d'argento.

«Ti abbiamo trovata» si accoda il secondo con un cespuglio di ricci biondi in testa.

Le loro voci tintinnano, sono melodiose ma fastidiose come il vetro.

La rabbia mi consuma. Come osano pronunciare il mio nome? Me lo ha dato Azrael, è mio, è il segno che ho battuto la morte, che ho superato persino il diavolo, e loro si permettono di usarlo con quel tono dilettevole, dispregiativo.

La terza è una ragazza. Anche se è in parte macchina, e lo si nota dai loro volti dalla bellezza aliena, il suo aspetto mi ricorda un bucaneve: il mento sottile, il viso allungato e gli occhi enormi. Il corpo è avvolto in una licra bianca, i loro arti sono meccanici e il metallo puzza.

Matt mi fissa. «Vogliono te? Che diamine hai fatto?»

«Vogliono uccidermi e basta. A quanto pare è uno sport ora.»

«Devo avvertire gli altri.»

«Fa' andare via tutti e mettiti al sicuro.»

«Sono Angeloid, ce la fai?» domanda preoccupato.

Non voglio rifletterci più di tanto o me ne pentirò; sono in svantaggio numerico, forse sono più forti e veloci di me con quelle parti sostituite e da quand'è che Azrael non si fa vivo per darmi da mangiare? Il solo pensiero mi fa venire fame.

Annuisco. «Che vuoi che sia? Siamo nemici naturali, in fondo. Ci metto pochissimo.»

Scrocchio le ossa delle nocche, preparandomi. La fitta al braccio pulsa e cerco di non farlo vedere. Prude e brucia un sacco. L'Angeloid femmina inclina il capo curiosa come un uccello predatore e fa un piccolo sorrisetto. Ha dei lunghi capelli biondo cenere, le sopracciglia sono così chiare da essere invisibili.

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora