XXVIII

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Mi porge la mano e io gliela prendo. Mi avvicino alla balconata e osservo rapita il panorama. Non siamo sulla Terra, è tutto troppo perfetto e intoccato dalla crudeltà umana. L'Inferno me lo aspettavo decisamente più tetro e rovente.

«Ti piace?» domanda. Annuisco. «Questo sarà il nostro regno. Costruirò dei laghi a sud dove potrai farti il bagno ogni giorno con acqua pulita e calda, ci metterò ogni animale che vuoi.» L'illusione mi sta corteggiando? Una parte di me si vergogna per accettare con tanta bramosia questi complimenti. «Staremo insieme per sempre.»

«Pensavo avessi il tuo castello al Pandemonium» gli faccio notare.

Azrael non comprende il senso. «Perché dovrei stare in un posto così lurido?»

È casa sua, vorrei dirgli, il posto in cui è cresciuto e dove ha il trono reale. Azrael non è in grado di lasciare quel luogo per sempre, nessun Demone può, dato che il potere infernale li richiama all'appello costantemente.

Sto per rispondere e lui si avvicina, accarezzandomi dolcemente una guancia. «Sei davvero splendida.»

Soffio. «Mi hai vista poco fa.»

Mi da un lieve bacio e io rimango ferma, aspettandomi un suo passo falso che non arriva. Non prova né a toccarmi né a scaraventarmi di sotto. Si limita ad assaggiarmi le labbra, ne assapora il dolce gusto con estrema calma.

«Mi sei mancata, amore mio» mormora con gli occhi lucidi.

Il suo bacio diventa passionale, bisognoso e riesce a farmi spegnere ogni parte razionale del cervello. Mi stringo a lui e lo abbraccio per trattenerlo, non presagendo alcun pericolo. È un sogno, uno stupido e irreale sogno, tuttavia è questo quello che vorrei davvero: un Azrael buono, un posto sicuro da chiamare casa e poter vivere serena.

C'è qualcosa che non quadra. Non provo niente a baciarlo, niente farfalle nello stomaco, ansia o eccitazione. Questo non è il vero Azrael.

Lo scosto e subito un sibilo mi invade la testa. Davanti a me c'è un altro uomo. I suoi occhi sono neri come petrolio, i capelli mossi del colore della terra di siena bruciata.

Ingoio un groppo di paura e gli occhi dell'estraneo si fanno scontenti.

«Te ne sei accorta?» Ride appena e il tono cambia.

«Chi diavolo sei?» ringhio.

Lo studio meglio e lo annuso, cercando di dare un senso alla sua apparizione e lui mi lascia fare, scrutandomi bene. La simulazione dovrebbe contenere solo veri ricordi modificati, fatti costruiti su traumi per rivivere esperienze dolorose, eppure sono certa di non averlo mai visto in vita mia.

«Ti ho detto che ti avrei ritrovata» esclama. «Ti stavo cercando.»

«Non so chi sei.»

«Non abbiamo mai avuto modo di presentarci di persona» si ammonisce dispiaciuto. «Ora sono qui per te.» Mi sta trattenendo. «Avevo mandato un mio servitore a cercarti, tempo fa, ma credo che ti abbia spaventata e tu... l'hai ucciso.»

Un gelo innaturale avvolge il mio corpo, non riesco più a muovermi mentre una strana consapevolezza mi sale in mente. Non è un Demone, non riesco ad avvertire la sua aura, quindi non è davvero qui o in zona. Ho già conosciuto un Angelo senza ali: Mikhail.

È l'Imperatore dei Caduti ed è davanti a me.

«Lasciami» gli ordino fredda e lui esegue senza farselo ripetere. È calmo, distaccato, con le mani dietro la schiena per mettermi a mio agio. «Devi andartene.»

«Mi hai baciato» mi fa notare e stringo i denti.

«Sei uno stronzo, mi hai imbrogliata» lo attacco e lo schiaffeggio. «Non permetterti mai più di entrarmi nella testa o di prendere le sembianze di Azrael.»

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora