XXXVIII

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«Datemi dieci minuti, chiamerò dei soldati scelti che scorteranno le Reliquie con voi in attesa di mettere in piedi uno squadrone completo.» Thor annuisce. «Perfetto, generale, può accompagnarli nella camera di contenimento?»

L'uomo annuisce e punta gli occhi verso Zoe, la più alta e inquietante con le ali metalliche, pallida come uno spettro. Nathan schizza fuori, seguendo il generale che nel frattempo ha cominciato a straparlare su un crudele Antimago di nome William. Mi sfrego gli occhi e mi chiedo da quanti giorni io non mi faccia una vera dormita, sono esausta.

«Posso parlare con te, Kiral?» domanda Alees. Azrael si blocca. «Ci metterò non oltre due minuti, te lo garantisco. Non abbiamo mai avuto modo di farlo in passato.»

Il Demone non si muove e io gli parlo mentalmente, convincendolo a fare come dice. Mettersi a litigare in una base segreta sotto terra non è tra le mie idee preferite e, in aggiunta, voglio sapere cosa ha da dirmi.

Io e l'uomo rimaniamo da soli e io mi appoggio al muro, corrugando la fronte.

«Sei davvero cresciuta da quando...» inizia e io ruoto gli occhi.

«Non mi hai tenuto qui per dirmi questa stronzata, non ci credo» ringhio. «Cosa vuoi sentire da me davvero? Sai tutto o sbaglio?»

Conferma. «Oramai so tutto su di te, sei una leggenda anche qui. Molti di noi ti venerano come una divinità, sei la prima nata da un incrocio. Ci sono alcuni che potrebbero interpretare questo accadimento come una mutazione genetica o un presagio. Voi Ibridi porterete un nuovo mondo.»

Sospiro. «Io non porterò nulla, voglio solo far finire questa storia e vivere in pace.»

«Prima del bambino» incalza e lo squadro da cima a fondo. «Anche nel nostro modo i pettegolezzi corrono. Non sei l'unica che ha amici nel mondo magico, molti si fidano di noi. Ciò che mi dispiace è che non sono riuscito a proteggerti come mi ero promesso, quella notte ho commesso molti errori. Eri terrorizzata.»

È quasi passato un anno dall'inizio di tutta la storia e oramai mi sembra tutto così distante e diverso. Persino ricordare che sono stata un'umana mi pare strano. Mi sono abituata alla nuova me, ai poteri e ai segreti, tanto da farne parte.

Faccio spallucce. «Pensavi fossi cattiva, è una cosa comune» sminuisco.

«No, non è vero. Eri una ragazzina e nessuno ti ha aiutata. Ho letto vari rapporti dell'ospedale, quel che ti faceva tuo padre era da condannare. Sei rimasta sola nel momento più buio e ti sei affidata alle persone sbagliate» si punisce. «Ma hai trovato comunque la tua strada.»

Annuisco. «Hai seppellito tu i miei genitori?»

«Ho fatto in modo che avessero un funerale dignitoso, non preoccuparti e ho sistemato anche te.»

Ripenso a Matthew, del fatto che a scuola mi credono tutti morta, uccisa da mio padre e sono persino apparsa in TV come vittima di un massacro premeditato. Ho dovuto sacrificare la mia stessa vita prima di far riconoscere al mondo le aberranti condizioni in cui vivevo.

«Lo so, grazie. Matthew me lo ha detto» confermo. «Hai fatto bene.»

«Sei rimasta in contatto con qualcuno?» chiede.

«Solo con un conoscente del liceo. Anche lui sa di questo mondo, la sorella è stata uccisa da Samuel e il padre si è suicidato dopo il Patto. Non ero molto popolare. Mi fa piacere che mi crediate un'eroina, specie dopo quello che è successo. Se sei così bravo sai cosa è successo a mio padre» lo sprono convinta.

Alees abbassa gli occhi con un barlume di sincera tristezza. Sentirmi parlare con questo tono di mio padre, lo stesso uomo che avrebbe dovuto proteggermi e sostenermi, lo fa sentire a disagio. Vorrei dirgli che non odio tutti gli uomini, solo i mostri. Mettere al mondo un figlio non significa niente se non c'è amore.

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora