XXVI

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«Lei è Kiral» presenta al posto mio By. «È l'Ibrida creata da Azrael, la stessa che ha combattuto contro il tuo plotone.»

«È lei?» domanda interessata. Mi guarda dall'alto e mi sento minuscola. «Kiral.» Emetto un mugugno di disagio. Ha lo stesso accento degli Angeloid, quindi perché diamine non mi attacca o non è tornato in Paradiso? «Non ti farò del male.»

Faccio spallucce. «Che prove ho? I tuoi amici mi hanno già attaccato in passato.»

«Io non sono loro» commenta convinta, come se fosse l'unica cosa di cui è certa. «Non so cosa ti hanno fatto, ma mi dispiace. A nome della mia razza, mi dispiace se hanno tentato di farti del male. Anche i Demoni sono creature dell'oscurità, però tu non mi pari cattiva. By dice che la vita rivela lo scopo di ognuno e la morte svelerà i suoi segreti.»

Sono confusa dalle sue parole e l'unica cosa che riesco ad afferrare è che non è né arrabbiata né in cerca di vendetta. Riconosco una persona rancorosa, il mio tono è ricolmo di veleno, al contrario in quello dell'Angeloid c'è solo naturalezza. Una loro dote innata.

«È umana?» domando allibita a By.

Scuote la testa. «Zoe è l'Angeloid della serie S, il singolo estraniato dal gruppo che da supporto, elabora le informazioni e in caso fa rapporto. Ogni Angeloid di un plotone è collegato all'S. L'abbiamo trovata mesi fa da sola e l'abbiamo accolta.»

«A Seattle» rimarco decisa, sapendo cosa sto dicendo. Zoe smette di fissarmi. «È della stessa serie che voleva uccidermi, By, e voi tenete uno di quei cosi qui? Con me? Pensavo fosse territorio neutro!»

Ho bisogno di sapere che almeno questo posto è sicuro perché non posso andarmene anche da qui, non da sola e senza rifugio. Tornare da Samuel a chiedergli aiuto significherebbe piegare la testa ed assecondare i suoi capricci.

La fronte di By si aggrotta. «Zoe ha aiutato Arcadia, ha protetto l'isola dai Caduti e i suoi abitanti, seppure non è della loro razza. Mi dispiace se ne sei spaventata, tuttavia questo non cambia le cose. Zoe ha i tuoi stessi diritti e li rispetterai, come io devo fare con i tuoi» ribadisce severa. «Il Quartiere è il posto più sicuro per te e tuo figlio, non metterlo in pericolo per sciocchi pregiudizi umani.»

Mi sta dando dell'umana. «Azrael lo sa?» Non risponde. «Come immaginavo» la schernisco. «Non ce l'ho con te, ma per favore stammi alla larga.»

Zoe ci pensa e annuisce.

Me ne vado sbattendo i piedi, con la neve che mi cade grondante dai capelli. Per abitudine torno quasi ai dormitori e a metà strada torno indietro, verso la camera di Azrael. Lui non c'è, quindi ne approfitto per farmi una lunga doccia calda per smorzare lo stress.

C'è un Angeloid a Quartiere da tempo e nessuno mi ha detto nulla, Thor è stato il primo a trattarmi in modo diverso solo perché sono mezza Demone e poi accoglie assassini celesti. Sa cosa ho affrontato per essere qui, non è vero che è imparziale: si è impicciato della mia vita, mi ha messo alle strette varie volte e ora mi ha messo in una condizione in cui sa che non posso lasciare questo posto.

Rimango un po' da sola, poi prendo Kompis e mi faccio un volo verso la valle, sorvolando la foresta. Il tempo è abbastanza decente, ha smesso di nevicare. Mi guardo intorno, ancora credendo di vedere qualcosa scendere in picchiata e colpirmi, come hanno già fatto. Scendo sulle rive del fiume Susitna e gioco nei dintorni. A Seattle c'è stato sempre troppo inquinamento per far attecchire la neve.

Faccio un pupazzo minuscolo piuttosto storto e poi lo distruggo. Forse è vero che il mio posto è all'Inferno con quelli della mia stessa razza, in un luogo dove non posso far male a nessuno e mi domando cosa mi differenzia da quella ragazza Angeloid.

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora