(Joseph McKingsley)
Mi rivolge uno sguardo triste, comprensivo. «Come va il rapporto con Azrael?» chiede guardinga, sperando di non aver calpestato una mina. «Ho sentito la discussione e il suo sguardo era...»
«Lui non è niente per me» metto in chiaro. «Sono qui solo perché ho combinato un casino con il suo dannato padre e ho paura che altre persone possano attaccarmi. Sono venuta per cercare un posto sicuro.»
«E come sta andando la ricerca?»
Roteo gli occhi. Una merda, le vorrei dire, perché non mi piace il Quartiere, non mi piace Thor e di sicuro non voglio morire congelata sotto una valanga. Ammettere che sono rimasta per me stessa mi farebbe risultare egoista, però voglio davvero che mio figlio nasca in un ambiente protetto e trascorra almeno un paio d'anni normali.
«Non fa altro che controllarmi» sputo inviperita. «Speravo che se ne andasse e mi lasciasse in pace, e invece si è divertito ed è un allenatore. Cosa cazzo è saltato in mente a Thor quando ha pensato che fosse una buona idea?»
I suoi occhi si allargano di sorpresa. «Lo ha chiesto Azrael. Non te lo ha detto?» ridacchia, notando il mio sguardo perso e allarmato. «Joe mi ha detto che Azrael lo ha chiesto a Thor un paio di giorni fa. All'inizio c'era solo lui come allenatore e, be', Joe ha messo una buona parola.»
Bollo di rabbia. «Si è messo in mezzo!» ringhio, agitando i pugni in aria.
«Vedila così, voleva starti vicino.»
«Che lo faccia altrove!» sbraito. «Si è approfittato di me, mi ha uccisa e ora vuole il mio perdono? Il suo mondo è così difficile e ora è convinto che io voglia stare da sola. Mi ha tolto ogni cosa e non lo capisce. Ero umana!»
Se solo non fossi in mezzo al nulla, tra le montagne, la foschia e la neve, mi piacerebbe farmi un lungo volo altrove, schiarirmi le idee. Ho smesso di pensare a mio padre da quando sono arrivata in questo posto ed è per via della quantità di informazioni che ho dovuto digerire in poco tempo.
Chloe si fissa i piedi. «Ti capisco, anche io ero umana.»
Mi blocco stupita. «Sei un'Ibrida anche tu?» chiedo speranzosa, quasi convinta di aver trovato qualcuno come me.
Scuote la testa. «No, la mia trasformazione è stata radicale. Quando avevo diciassette anni una mia conoscenza mi ha trasformata in un Licantropo. Mio padre mi diceva sempre che ero una tipa piuttosto tosta, insomma, mi piace combattere e adoro lo sport, ma ho battuto la persona sbagliata al gioco sbagliato e lui non l'ha presa bene.»
«Ti ha morso per aver perso ad un gioco?» ripeto a bassa voce.
Conferma. Lascia passare dei bambini che corrono divertiti e tra le mani hanno delle palline pelose che lanciano e rimbalzano.
«Era uno degli ultimi discendenti della linea pura. Io non lo sapevo. Si è trasformato davanti a tutti i miei amici, mi è saltato addosso e mi ha lacerato la spalla. Me l'aveva quasi strappata. Per lui è stato divertente» dice e la sua voce si indurisce. «Divertente, capisci?»
La mia parte più debole, quella umana, si sente toccata. In questo momento si sta esponendo e ammiro il coraggio con il quale mi sta parlando apertamente di questa sua ferita. Io fatico ancora a parlare di quella notte con Azrael.
«Ti ha fatto male?» chiedo sottovoce.
Si massaggia il braccio, annuendo. «Per tutta la prima volta. È stato un dolore atroce, costante, come se qualcosa dentro il mio corpo stesse crescendo in continuazione e mi stesse spezzando ogni cosa. Non dimenticherò mai la sensazione di quando mi sono trasformata in lupo, è stato come se la mia pelle esplodesse e i muscoli fossero... in fremito» racconta vaga. «Un Licantropo ha veleno necessario per trasformare solo una persona nella propria vita e solo quelli puri possono farlo, ma la trasformazione mi ha causato problemi.» Si indica la testa.
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La leggenda di Kiral
FantasiPrequel / I libro ufficiale della saga Sasha Bryce ha una vita monotona ed infelice, imprigionata nelle mura di casa tra la madre malata di cancro e il padre violento. Un giorno alla sua porta si presenta il carismatico Samuel Allan, il più temuto i...