XXXIX

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(Lucifero)

Mi sveglio lentamente, muovendo le dita dei piedi. Le sento formicolanti, quasi staccate. Ho un senso di nausea nascente e lo stomaco al contrario. Rimango immobile per dei lunghi secondi a capire se sono ancora tutta intera, a ricordare cosa è successo e a mettere insieme i pezzi delle mie memorie.

«Kiral!» mi chiama una voce. «Sei sveglia?»

Mi tiro su a sedere, sbattendo gli occhi per mettere a fuoco la vista. Chloe è davanti a me, o meglio, è seduta a terra, legata con delle catene, e ha il viso sporco. Per un attimo penso sia sangue, ha i vestiti lacerati e dei brutti lividi su gambe e braccia. I Licantropi guariscono in fretta, quindi presumo siano freschi.

«Stai bene? Che è successo?» esclamo con il cuore a mille.

La testa mi gira, nonostante questo ignoro il dolore e il vomito che ho in gola per strisciare da lei. Mi avvicino e sbatto il naso sul tessuto morbido sotto di me. Mi blocco e, in quest'attimo di silenzio, realizzo che sono su un letto dalle lenzuola chiare. Alla caviglia ho un cerchio di metallo e una catena che mi tiene imprigionata alle gambe del letto. La tiro e la colpisco senza successo, sempre con più affanno.

Chloe allarga gli occhi. «Non ti agitare! Stai calma!» Allunga le mani, non può raggiungermi perché è distante e qualcuno le ha legato persino le mani.

La guardo in panico, senza un'idea e spaventata. Mi massaggio la testa e tocco per sbaglio una specie di fermaglio e questo tintinna: ho i capelli raccolti e un po' di ciuffi mi sono finiti sulla faccia. Mi hanno persino spogliata e addosso ho una veste di lino che mi copre appena le gambe, bianco latte. Annaspo per coprirmi e Chloe mi guarda, incapace di aiutarmi.

«Che cosa è successo?» domando, umettandomi le labbra.

Lei abbassa gli occhi. «Non te lo ricordi?»

Ci provo, eppure ho troppa confusione in testa. Mi ricordo di Nathan, di aver salvato As, ma dopo c'è troppo caos. Ciò che rammento è la rabbia e la paura che ho provato, come un marchio indelebile.

«Ci hanno attaccati appena avete lasciato il Quartiere» dice. «I Caduti si erano appostati a valle, sapevano la nostra posizione e aspettavano il momento giusto per penetrare le difese. Thor e Azrael erano via, erano loro i più forti, e le guardie sono state spazzate via in pochissimo tempo.»

«Avevamo noi la Chiave» borbotto, incapace di capire un attacco così insensato.

«Non lo hanno fatto per la Chiave di All» risponde. Lo hanno fatto per mandare un messaggio, renderci vulnerabili e radere al suolo la struttura prima che ne trovassimo riparo. «Abbiamo combattuto. Alcuni non ce l'hanno fatta. Joseph mi ha detto che eri impazzita, stavi andando fuori controllo. Ti ho cercata, però lui era già lì e...»

Ha un singhiozzo che le spezza in due la voce e per il poco preavviso trasalisce. Ha una pessima cera, è pallida e con gli occhi incavati e circondati da occhiaie viola. Vorrei raggiungerla e tranquillizzarla, ma la catena mi impedisce di avvicinarmi.

«Cerco di liberarti, okay? Vieni verso di me» bofonchio.

È seduta sul pavimento e il letto è rialzato, deve mettersi in ginocchio e inclinarsi in avanti. Infilo le dita nella fessura tra il metallo e la carne, l'unghia nella serratura e provo a forzarla senza successo. È vecchia, rigida e non si muove. Perdiamo minuti interi e io continuo a provarci, seppure ogni secondo che passa mi rendo sempre più conto che siamo in trappola.

Tiro un calcio alle sbarre del letto e l'impalcatura scricchiola. Chloe si sposta, sedendosi a terra in un angolo.

«È inutile» dice. «Ci scopriranno. Ho visto come ti hanno trattata, i Caduti che mi hanno legata non ti hanno nemmeno toccata. Per loro eri quasi invisibile: non siamo prigionieri.»

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora