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Mi alzo in piedi e mi metto di fronte a lui. «Ti sei approfittato di me, ero una ragazzina, Az. Non avevo nemmeno mai baciato un ragazzo e mi sono svegliata quella mattina da sola, con le gambe piene di sangue. Che diamine vuoi da me? Ti sei preso tutto. Il mio sangue, corpo e mente non contano niente per te. Una relazione con te è impossibile!» Alzo le mani sconfitta e i suoi occhi si fanno distanti, colti nel segno. «Sull'orlo di una guerra dei Caduti non sopporti l'idea che io abbia un amico?»

«Io sono tuo amico.»

Getto la testa a lato e faccio una breve risata di scherno. «Tu saresti l'ultima persona che vorrei come amico, te lo garantisco. Chloe è mia amica. Matthew è mio amico. Persino Zoe lo è. Ma tu no. Me ne sono andata a causa tua e lo rifarei.»

Me ne pento nell'attimo in cui glielo sbatto in faccia e la parte peggiore è che sa che è vero, che lui è il cattivo e io la vittima. Si scusa e se ne va, non degnandomi di uno sguardo.

I giorni successivi mi lascia i miei spazi, lo apprezzo, però non si scusa. Lo detesto. Per quelli come Azrael è impossibile farlo, è difficile farli ammettere un errore e si nota che non sa come comportarsi con me. In questo è uguale a mio padre, come tutti gli uomini.

Ogni nostro dialogo è immerso del disagio e imbarazzo. Io e lui non ci chiariamo; litighiamo e aspettiamo che le acque tempestose smettano di essere tali. Verrà il momento, come ha detto Matthew, che uno di noi non riemergerà più e, dopo aver passato tutto questo, anche il pensiero di vedere Azrael soffrire mi fa uno strano effetto. Sono certa ormai che non voglio vederlo stare male.

Il risveglio della primavera lo passo in questo modo, tra le lezioni e provare da dare una normalità al rapporto con Azrael. Chloe odia la primavera in Alaska, e come darle torto, la neve si scioglie e le foreste e le valli sono piene di fango puzzolente. La caccia agli orsi diventa entusiasmante, la selvaggina torna a popolare i boschi e i fiumi sono colmi di pesce fresco.

Torno un momento in camera dopo le lezioni mattutine con la sola idea di cambiarmi la maglia e uscire. Noto un pacchetto regalo e scatto a prenderlo eccitata. Giocherello con il fiocco azzurro e prendo il bigliettino stretto sotto il nastro.

È per me? Non mi interessa. È carino. Ora è mio.

Cara Sasha

nonostante io ti abbia persa di vista sei sempre nei miei pensieri.

Non vedo l'ora che tu torni a farmi visita con il cucciolo.

Ti aspetto a Seattle,

con affetto

Sam

Samuel è stato qui? Come diamine ha fatto ad eludere le difese di Thor e tutta la sicurezza del Quartiere? Le creature lasciano una scia, Samuel non può essere stato invisibile, persino con un portale si sarebbe visto. Azrael non è stato così incosciente a dirgli dove sono, specie considerando i nostri trascorsi e il fatto che dovrò partorire a breve. Avrei dovuto immaginare che sarebbe tornato alla carica per avere notizie.

Apro il regalo e ci trovo delle graziose ciabattine da neonato rosa. La sola idea che tocchi mia figlia mi fa montare una tale rabbia in corpo da diventare vera nausea. Provo così tanto odio in questo momento che se lo avessi davanti non esiterei a saltargli alla gola e squarciargliela.

C'è un soffio leggero alle mie spalle. Lo noto per miracolo. Taglio l'aria e punto Kompis in una direzione precisa. Odo un passo e una figura di materializza con fare agitato. È un giovane ragazzo con la faccia lunga, capelli neri attaccati alle orecchie e occhi da serpente, verdi.

«Una spia» gongolo e gli tiro addosso le pantofoline da bambina. «Ora capisco come ha fatto a non farsi scoprire. Sai cosa facciamo alle spie?»

Fa un sorrisetto furbo. «Mi aveva detto che fossi irascibile. Ambasciatore non porta pena, si dice.»

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora