XVII

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(Legione)

«Thor?» dico, appena ho di nuovo le forze per parlare. «Il figlio di Odino?»

Az sbatte le braccia sui fianchi. «No, Thor il figlio del pasticcere vicino casa» mi prende in giro e gli getto un'occhiataccia di rimprovero. «Sì, Thor il dio del tuono, il famoso primogenito di Odino. Da quando sai queste leggende e non la storia biblica?»

Mi gratto un polso. «Ho letto i fumetti» biascico in imbarazzo. «Cosa vuole da noi?»

Si guarda intorno con impazienza, alza in naso all'aria e annusa, studiando la direzione in cui tira il vento. Siamo a sud del lago Okanagan e il freddo arriva dritto dal Golfo dell'Alaska.

«Da noi nulla in particolare, ha indetto un'assemblea per capire come comportarsi di fronte agli ultimi accadimenti del mondo umano. So che gli Antimaghi hanno dichiarato guerra ai maghi, hanno rovesciato il Concilio magico e preso il potere. Li ho sempre odiati, sono delle zecche putride» mormora tra i denti distratto. «Da quando è disceso da Asgard ha stabilito delle tregue strategiche con molte creature, le ha accolte nella sua dimora ed è alleato persino con molte organizzazioni umane.»

Corrugo la fronte, non convinta. «Anche con quelle che cacciano i Demoni?»

«Nessuno è alleato dell'Esercito inglese, sono degli spacconi» mi zittisce, senza rendersi conto di essere maleducato.

«Se Thor è tanto famoso perché non è rimasto nel suo castello?»

«Suo fratello Loki si diverte a creare problemi a tutti, è il dio dell'inganno. Mio padre non lo sopporta, ha tentato di ucciderlo un paio di volte ed è sempre scappato. Dicono che sia sceso sulla Terra per tenere d'occhio suo fratello, ma la verità è che si è innamorato di una donna ed è stato cacciato da Asgard dal padre. Quindi è esiliato ed è un gran ficcanaso. Che rimanga tra me e te, zuccherino, Loki è molto più divertente di lui.»

Mi premo una mano sulla fronte, calda. «Mi ha fatto venire il mal di testa, che sia dannato. E dove dobbiamo andare per incontrarlo?»

«All'inizio abitava in Norvegia, proprio all'ingresso di Asgard, ma poi la grandezza della civiltà occidentale si è spostata in America e lui l'ha seguita. Ha creato un'enorme dimora in Alaska, alle pendici del monte McKingley. È da un po' che non adunava un'assemblea, deve essere molto annoiato, o qualcuno ha smesso di venerarlo. Che tristezza!» finge.

Buffa interpretazione dato che lui sarebbe distrutto allo stesso modo se solo qualcuno finisse di dargli attenzioni. «Non ho voglia di andarci. Ho altro da fare.»

Azrael fa una risatina strozzata. «Questo è il suo modo gentile, Kiral. Credimi, non vorresti vedere il dio del tuono furente.»

«Me lo dici per esperienza?»

Fa spallucce. «Credo che qualunque cosa sia successa lo abbia fatto preoccupare... Forse a preoccuparlo sei proprio tu!» esclama. «L'Alaska è uno spettacolo d'inverno. È tutto freddo, come i tuoi occhi.»

«Credevo che ti piacessero i miei occhi» gli faccio notare fredda.

«Mi piace qualcos'altro di te.» Le guance mi bruciano, risentendo il suo tocco sulla pelle. A volte non lo sopporto proprio, il suo umorismo mi sta stretto. Mi sfiora la mano e io gliela schiaffeggio. «Il tuo disgusto per me ti soffoca. Mi era sembrato che avessi bisogno di me, esattamente un minuto fa.»

«Ti è sembrato male!» strillo in difesa.

«Non ci vuole molto per andare d'accordo.»

«Sei un coglione.»

Sospira, dandomela vinta. «Così mi hanno detto.»

«Noi non stiamo andando affatto d'accordo, Az. C'è una lievissima differenza tra il nostro "andare d'accordo" e "sopportarsi perché altrimenti moriamo". Credi che non lo sappia? Mi hai lasciato in vita solo per il bambino, perché tuo padre non ha voluto aiutarti con me» lo metto all'angolo e i suoi occhi si allargano.

La leggenda di KiralDove le storie prendono vita. Scoprilo ora