È incredibile come le stagioni siano passate in fretta. Negli Stati Uniti la primavera è nel suo pieno splendore, con alberi pieni di frutti, i fiori appena sbocciati e un clima sereno. L'Alaska è un duro muro da scavalcare, dove la neve è ancora fredda e presente nei monti più alti, i ghiacci scorrono lungo i fiumi e si sciolgono nelle acque calde.
Sapevo che Seattle fosse inquinata, tuttavia non mi aspettavo di notarne così tanto la pesantezza una volta tornata. La cappa si vede come un manto da lontano, agguanta la città e c'è puzza di metallo e smog. Persino gli umani qui puzzano.
Aspetto fuori il liceo Alington. In questi mesi hanno ricostruito il campo, so che c'è stata un'anonima somma molto generosa e presumo che Alees o simili siano collegati. Faccio un giro per il campetto, dove un'erba nuova e sana è ricresciuta, gli spalti sono nuovi e c'è una bellissima pista da corsa rossa.
La campanella suona e, non appena trenta secondi dopo, una mandria di ragazzini si precipita fuori dalle porte urlando e ridendo. Si affrettano a correre verso gli autobus per godersi il weekend, io attendo paziente al cancello.
Matthew arriva tra gli ultimi, insieme a Thomas e Lucas. Alzo la mano per salutarlo e i suoi occhi brillano di meraviglia, apre la bocca in un'enorme "O" e la sigaretta gli cade a terra. Ha i capelli più lunghi, seppure il suo spirito per la moda non sia migliorato.
«Ehi!» esclama. «Sei davvero tu? Non è che sei una specie di...»
«Sono io» lo blocco.
«Dove sei stata per tutto questo tempo? Gli studenti hanno messo in giro la voce che tuo padre ti ha tipo ammazzata e seppellito dentro i muri, era terrificante» borbotta in un sospiro.
Thomas e Lucas ci scrutano da lontano. Li guardo e loro mi salutano con dei sorrisi da mentecatti. Tendo a dimenticare il mio aspetto a volte e dell'effetto che ho sugli esseri umani. Thomas si avvicina e con imbarazzo da una gomitata a Matt, seguita da uno sguardo da come-cazzo-fai-a-conoscere-una-tipa-simile.
«Oh, lei» fa Matt in difficoltà. «Lei è mia zia.»
Lucas fa una smorfia, sapendo già che è un'enorme bugia. «Tua zia» ripete.
«Sì, lei... È la sorella di... mio papà.»
«Matt, tu non hai una zia» si intromette Thomas.
«Non ne ho mai parlato, ma ce l'ho» sottolinea Matt alle strette. I suoi amici non ci credono, ma la cosa bella degli esseri umani è che a loro non interessa granché delle cose e lasciano perdere. «Noi andiamo. Ci vediamo domani, okay?»
Lucas gli strizza l'occhio e non voglio sapere cosa crede di aver visto o immaginato tra noi, dopotutto io e Matthew non ci somigliamo affatto e non hanno mai sentito parlare di me. Presentarmi come Sasha complicherebbe solo le cose. Meglio che pensino che sono morta.
Matthew saluta i suoi amici e ce ne andiamo per conto nostro in un fast food. Dio, quanto mi sono mancate i panini con bacon, cipolla e senape, patatine fritte e ali di pollo.
Ci dividiamo un bibitone di Sprite.
«Allora» dice, masticando con una manciata di patatine in bocca. Siamo seduti in un parcheggio deserto davanti al fast food. «Ce ne hai messo di tempo per tornare.»
«Ho avuto delle cose da fare» dico.
Gli dico del Quartiere, delle magnificenze che ho visto, le mie avventure lì e di tutte le creature che ho visto, persino Zoe. Matthew ascolta impressionato i miei racconti sui Licantropi, i Vampiri e sulla magia che popola quei territori del nord, nascosti al mondo.
«Quindi stai tipo in una scuola? E impari la magia?» replica con tono impastato.
«No, non so usare la magia, ti ho detto. Combatto e basta. Per ora è il posto migliore in cui stare, gli Angeli Caduti si stanno muovendo in ogni dove e Thor teme una guerra. Ci sta preparando.»
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La leggenda di Kiral
FantasyPrequel / I libro ufficiale della saga Sasha Bryce ha una vita monotona ed infelice, imprigionata nelle mura di casa tra la madre malata di cancro e il padre violento. Un giorno alla sua porta si presenta il carismatico Samuel Allan, il più temuto i...