Capitolo 15: L'angelo dei miei sogni.

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Katherine

«Queste riunioni cominciano ad innervosirmi» sbotta il demone seduto a qualche metro da me.
«Eppure le facciamo per una ragione» ribatte Lucifero, alzando gli occhi al cielo.
«L'unica ragione del perché mio figlio non è ancora principe dell'Inferno è questa strega» sibila.

Io alzo lo sguardo, aggrottando le sopracciglia perché non ho ascoltato granché della conversazione. Non mi interessa tanto, ecco.

Eppure quello scarafaggio ha ragione, queste riunioni sono davvero... noiose. Preferisco quando solo sola con il demone di fuoco. Mi giro a guardarlo, e lo vedo fissare suo padre con indifferenza. Eppure la sua mente trasuda di rabbia. È proprio bravo a tenere la maschera.

«Katherine» la voce di Lucifero attira la mia attenzione
«La mia opinione non cambia» alzo le spalle.
«Bene. Allora cambieremo le regole.»

Lucifero mi guarda, e questa volta i suoi occhi scuri sono seri. Indossa un completo elegante, ma i suoi capelli sono scompigliati, come se quell'imperfezione dovrebbe ricordare quella della sua mente.

Assottiglio gli occhi verdi. Non posso permetterlo. Aideen non può diventare la principessa dell'Inferno. E Kai non deve diventare principe.

«Lucy, non ti conviene» ringhio.
«Decido io, qui» si alza di scatto e fa tremare tutta la stanza, «Questo è il mio regno, non il tuo. Se tutti ti rispettano è merito mio, non te lo dimenticare mai!»

Mi sento rimpicciolire. Rimpicciolire rimpicciolire rimpicciolire rimpicciolire.
Il Re dell'Inferno, ecco chi ho davanti. Non il padre di Aideen, non l'uomo che mi ha fatta rialzare dal fango per offrirmi molto di più di ciò che potevo immaginarmi. Il Re dell'Inferno.

Sento che tutti mi stanno fissando mentre non riesco a ribattere, non riesco a respirare.

«Ne ho abbastanza» mormoro, smettendo di giocare con i miei capelli rossi.

Detto questo mi alzo ed esco di fretta dalla stanza.

Cammino velocemente. Devo allontanarmi da quel posto prima che li ammazzi tutti. Mi rifugio nei giardini, e mi viene un déjà-vu. L'ultima volta Kai mi aveva raggiunto e mi aveva portata via, per poi farmi sentire così bene da dimenticare tutto il resto. Ecco, in questo momento mi servirebbe.

Mi sento di nuovo stretta nella maglietta a righe rosse e nere che indosso. La gonna nera è troppo piccola, le scarpe rosse con il tacco anche, e non posso nemmeno strofinarmi gli occhi perché rovinerei il mio trucco, rosso anch'esso. Anzi, questo non è vero, è pure waterproof sto trucco.
Sono impotente.

«Non dovresti fare scenate del genere.»

Non appena sento la sua voce dietro le mie spalle, quasi mi viene un ghigno sul viso. L'ho desiderato e lui è arrivato. Magari potessi fare così per tutto.
Il mio divertimento svanisce qualche secondo dopo, perché non basta una cosa del genere per farmi dimenticare che cosa sta succedendo.

«Non sei ancora principe, quindi per adesso la tua parola non vale niente» sbotto.

Sono sollevata che lui sia qui, perché so benissimo come andrà a finire, ma questo non vuol dire che io non sia più arrabbiata. 

Kai non dice niente, ma si avvicina e si mette davanti a me. Mi porge una sigaretta, e io alzo gli occhi al cielo, portandomela alla bocca. Con un dito me l'accende, e quando espiro gli butto il fumo addosso.

«Grazie» sbuffo.

Mi siedo su una panchina che si trova accanto a noi, con la sigaretta ancora tra le labbra.
Anche lui è vestito elegante come Lucifero, ma non appena si accerta che siamo soli, si sbottona qualche bottone della camicia e si arruffa i capelli.
Lascia cadere la maschera.

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