Capitolo 22: Ho pianto troppo forte.

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Royal

Spalanco la porta della casa di Aideen e cerco di affrettarmi ad entrare quando una donna mi sbarra il cammino. Sto per urlare su chiunque essa sia, ma poi mi accorgo che si tratta della Signora Denvers, e mi calmo.

«Royal, che piacere vederla qui!» esclama, sorridendo dolcemente, «Avevo giusto preparato dei biscotti al sangue per lei e il suo amico.»

Ecco che cos'era quell'odore...

«La ringrazio, ma non è esattamente il momento opportuno...» dico piano, cercando di non offenderla.
«Oh, certo» lei annuisce, e sembra ricordarsi del motivo per il quale sono davvero venuto.

Mi fa segno di seguirla e mi mostra la stanza in cui sta. È la sua camera.

Apro la porta e sento il suo odore. Il suo sangue. L'unica cosa che mi tiene in vita. Mi prudono gli occhi e me li strofino, per poi avvicinarmi ed entrare finalmente dentro la stanza.

E lei è proprio lì. Stesa nel suo letto, come se non se ne fosse mai andata. Respira in modo regolare, e mentre mi avvicino a lei, sento che c'è qualcosa di strano. È più pallida del solito, e il suo bellissimo viso è leggermente aggrottato.

Non sembra un demone, un essere dannato, un errore. Non lo è mai sembrata. E non credo che lo sembrerà mai. Ricordo benissimo come la prima volta che l'ho vista l'avevo scambiata per un angelo. Ci avevo creduto davvero. Credo che in fondo io ci creda ancora.

Mi avvicino a lei in modo cauto, come se potesse scomparire da un momento all'altro. È immobile se non per il petto che si alza e abbassa al ritmo del suo respiro. Quando alzo leggermente la mano per poterle toccare la guancia, sento un fruscio che somiglia a quello di due ali, e mi fermo.

«Che cosa le è successo?» gli chiedo, senza girarmi verso l'angelo.
«Non lo so... L'ho trovata così, dove c'era la casa della sua amica.»

Stringo i denti.

Lo sapevo. Sapevo benissimo che, una volta tornata, Aideen sarebbe stata male nel sapere che la casa della sua amica fosse stata completamente distrutta. Eppure non pensavo che le avrebbe fatto male... così. Non può essere stato solo quello a ridurla in questo modo. 

«Speravo che tu potessi scoprirlo... Sai, entrando nella sua testa» continua a parlare.
«Certo» dico.

Come se non fosse stata la prima cosa alla quale ho pensato quando l'ho vista addormentata.

Non dico nient'altro. Mi avvicino ad Aideen e le tocco finalmente il viso con una mano. È soffice, ma freddo quasi quanto le mie mani. Chiudo gli occhi. Entro nei suoi pensieri.

Apro gli occhi. In un brivido mi accorgo di non essere più nella sua stanza, ma nella sua testa.

Non vedo niente, è tutto grigio, e il vento mi scompiglia i capelli. Mi metto una mano davanti agli occhi e cerco di mettere a fuoco la vista.

«Aideen!» esclamo, ma non sento nemmeno la mia voce, portata via dalla tempesta.

Cerco di controllarle la mente, di indurci un sogno come faccio di solito, ma non funziona. La tempesta si calma un po', ma non posso fare nient'altro, almeno per adesso.

«Royal!»

Giro di scatto la testa, e cerco di capire da dove è provenuta quella voce. La sua voce.

D'un tratto vedo un'ombra correre verso di me, anche se non riesco a distinguere nulla a causa della nebbia. Arrivata davanti a me, l'ombra non si ferma e mi salta addosso.

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