Capitolo 52: L'estate è finita.

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Beatrice

«Non mi guardare così...»
«Così come?» chiedo, lasciandomi scappare una risata nervosa.
«Come se fossi il cattivo della storia» dice Nicklaus, tamburellando con le dita sul tavolo.

Mi alzo di scatto dal divano dove mi ha fatto stendere pochi minuti fa, quando la mia vista si è annebbiata per un momento. È stato come se non riuscissi a capire nulla, ma adesso... adesso mi è tornato tutto in mente.

«Tu... come hai potuto nascondermi una cosa del genere?» spalanco gli occhi, camminando nervosamente per la cucina.

Mi tocco i capelli mentre penso a tutto quello che ho detto al lupo - cioè a Nicklaus.

«Eri tu dall'inizio! Avresti potuto dirmelo invece di fare finta di niente!» esclamo, coprendomi il viso con le mani, sentendomi così vulnerabile che potrei anche mettermi a piangere, «Ti ho raccontato così tante cose... io mi fidavo di te.»

Torno a guardarlo, cercando qualcosa sul suo viso che mi faccia capire che si sia pentito. Ma Nicklaus è ancora nella stessa posizione di prima, soltanto che ha appoggiato la guancia sul palmo della sua mano.

«Non dici niente?»
«Non so cosa dire» alza le spalle, guardandomi confuso.
«Non sai cosa dire? Perché non inizi con qualcosa del tipo "mi dispiace"?»

Lui incrocia le braccia al petto e guarda dall'altra parte, come se si vergognasse.

Un momento! E Kaos?! Dov'è finito? Dovrò andarlo a cercare, dopo... per adesso è un bene che si sia nascosto, altrimenti come l'avrei spiegato a Nicklaus...

«Volevo vedere se ti sarei piaciuto anche in questa forma... come ti saresti comportata» ammette, sbuffando un po', «Ma a quanto pare preferisci il lupo.»

Aggrotto le sopracciglia, senza riuscire a capire bene. Torno a pensare al nostro primo incontro, e a come mi guardasse come se già mi conoscesse, come se volesse giocare un po' con me. Mi ricordo di come conosceva dei posti in casa mia che non gli avevo mai mostrato... E come si era chiuso in sé stesso di colpo, sotterrando il Nicklaus che sembrava più selvaggio.

Non riesco davvero a leggerlo, non capisco! Mi fa impazzire, con tutti i suoi segreti e i suoi comportamenti strani!

«Se non vuoi scusarti, almeno dimmi che cosa sei davvero, e poi perché vieni sempre a casa mia?»
«Sei stata l'unica a non spaventarti troppo e darmi da mangiare» si tocca i capelli corti neri, mentre io sento l'immediato bisogno di sedermi.

Però resto in piedi, cercando di evitare che la ferita che mi hanno provocato le sue parole si faccia vedere troppo. Soltanto per il cibo veniva da me? Non eravamo diventati amici, io e il lupo? Non giocavamo insieme, lui che mi distruggeva l'orto se non gli davo le sue erbe preferite e io che lo facevo sedere prima di dargli la sua ciotola?

Mi giro dall'altra parte, trattenendo le lacrime.

«Non capisco. Pensavo non potessi uscire da quel posto» cerco di non far tremare la mia voce.
«È una lunga storia» lo sento dire.

D'un tratto mi viene voglia di scappare, di appoggiare la mano al muro e chiedere alla casa di portarmi in un posto dove nessuno può raggiungermi, per poter piangere in pace. Il mio lupo non c'è più. Forse non c'è mai realmente stato, ma per me c'era, e adesso mi fa male.

Sto per considerare seriamente la mia idea improvvisa, ma il guardiano torna a parlare.

«Una volta una strega era venuta alla ricerca del pugnale, e mi aveva chiesto di raccontarle alcune... cose. In cambio mi avrebbe fatto un incantesimo che mi avrebbe permesso di uscire per due giorni, ogni luna piena, ma sotto la forma di un lupo» comincia a raccontare, «Il posto dove stavo mi avrebbe fatto uscire, visto che diventando lupo non mi avrebbe più riconosciuto come guardiano... e poi non appena tornavo alla mia forma normale, mi ritrovavo di nuovo chiuso lì dentro.»

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