Capitolo 53: Adesso siamo legati, io e te.

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Beatrice

Sospiro mentre cerco per la terza volta di fare una crocchia con i miei capelli senza sembrare una pazza che si è appena svegliata da tre anni di sonno agitato.

Con la pioggia i miei capelli sono diventati ingestibili, e quindi ho pensato fosse meglio legarli, ma adesso non saprei...

Ci rinuncio. Apro il mio libro degli incantesimi e pronuncio alcune parole, dopodiché i miei capelli sono stretti nella crocchia che cercavo da fare da prima. Non mi piace usare gli incantesimi per cose che potrei fare da sola, ma certe volte è molto più facile, ecco...

Verifico che l'incantesimo non sia strano o cose del genere, poi prendo degli orecchini da mettermi, e quando faccio per uscire dal bagno mi rendo conto di qualcuno appoggiato alla porta.

«Hai le orecchie a punta» dice Nicklaus, osservandomi le orecchie scoperte.

Spalanco gli occhi e mormoro un "sì", per poi uscire dal bagno.

«Beatrice, aspetta» sento che mi segue, allora mi fermo.

Da ieri sera, non gli ho più rivolto la parola, perché mi serviva tempo per pensare a quello che o scoperto... e anche perché lui non è venuto da me, quindi...

Oggi siamo andati al mare, ma non siamo restati a lungo, perché è cominciato a piovere. Royal sembrava contento, quindi mi sono tranquillizzata. Avevo paura di avergli rovinato la giornata perché non avevo guardato la meteo.

Nicklaus è venuto al mare, però è restato sulle sue, e io non sono andata da lui, neanche per sogno!

«Devo davvero dormire con il tizio che mi chiama sempre Nicola?»
«Mi dispiace... è solo che nei piani superiori non ci si può andare, e qui non ci sono altre stanze...» alzo le spalle.

Lui annuisce, e fa per andarsene.

Aggrotto le sopracciglia. No, non va per niente bene, mi sto comportando male! Mi sta soltanto chiedendo di aiutarlo perché non si sente a suo agio, e io non sto nemmeno provando a trovare una soluzione! Una buona strega non farebbe mai una cosa del genere!

«Aspetta... vieni» mormoro, facendogli un cenno.

Lui non dice niente ma mi segue, e cominciamo a salire le scale. Penso che il posto dove lo sto portando gli piacerà. Sono ancora arrabbiata per la storia del lupo... ma posso comunque aiutarlo, e poi tornerò ad ignorarlo.

«Quanto ancora dobbiamo salire?»

Faccio per rispondergli che siamo quasi arrivati, ma sento che si sta di nuovo lamentando.

«Ahia!» esclama, «Ma che...?»

Ridacchio quando realizzo che sono state le scale a picchiarlo.

«A loro non piace quando la gente borbotta» alzo le spalle, accarezzando la ringhiera delle scale.
«Pure le scale che picchiano dovevano esserci...»

Si prende un altra botta, e poi rimane in silenzio. Quando arriviamo davanti ad una porta con un libro disegnato sopra, mi fermo.

«Che cos'è?»
«È l'unica stanza dei piani superiori nella quale posso entrare» mi limito a dire.

Poi rifletto a come potrei farlo entrare.

«Devi... devi darmi la mano» aggrotto le sopracciglia, «La stanza accetta solo me, ma penso che se restiamo connessi in qualche modo capirà che sei un amico e non farà storie.»

Nicklaus non dice niente, quindi prendo la sua mano ed apro la porta, e sospiro di sollievo quando mi accorgo che Nicklaus è rimasto intatto.

«Ha funzionato!» esclamo, più a me stessa che a lui.

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