Capitolo 21: Volevo il caos.

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Theo

Colpisco di nuovo il sacco da boxe che si trova davanti a me, immaginando che esso contenga tutte le cose che non riesco a controllare. La mia rabbia, le mie parole, i miei pensieri, e...  Anakin.

Smetto di dare pugni, il respiro veloce e il sudore che mi scivola dalla fronte fino agli occhi. Appoggio la testa al sacco, e cerco di calmarmi. Devo scacciare quel pensiero.

Sento le ali bruciare, e aggrotto le sopracciglia mentre stringo gli occhi. Questa sensazione mi piace, anche se non dovrei. Sentirmi distrutto, stanco e sudato. Sentirmi vivo.

Le ali mi prudono, e comincio a muoverle lentamente per rilassarle. Appoggio le mani sul sacco mentre mi si spiegano le ali. Se le sforzo troppo tornano a farmi male, e al solo pensarci mi dolgono di nuovo.  Non voglio nemmeno ricordare il momento in cui quella... cosa me le ha distrutte. Se non fosse stato per Anakin forse non sarei mai più tornato a volare.

Dannazione, ho detto che devo scacciare quel pensiero. Deglutisco.

Ultimamente passo la maggior parte del mio tempo libero a dare pugni. È liberatorio, e mi permette di tenere a bada la lingua quando esco dalle mie stanze. 

Qui dentro mi permetto di essere me stesso. La mia è una casa modesta, ma a me piace. È uguale a quella che ho sulla Terra. 

Mi avvicino alla bottiglietta d'acqua, e comincio a bere a lunghi sorsi. Scorgo il mio sguardo nello specchio, e osservo le mie ali bianche abbassarsi e toccare il suolo. Le sento strusciare per terra, e mentre continuo a bere, ridacchio perché sembra che qualcuno mi stia facendo il solletico.

«Theodor.»

Sussulto, e mi giro verso la porta aperta della mia stanza. Un'angelo si trova davanti ad essa, le due ali bianche spalancate. Ha gli occhi azzurri e i capelli biondi, e le ali perfette sono esposte ai miei occhi in tutta la loro bellezza. Mi guarda come lo fanno tutti, confuso dal sudore e dal mio odore. Vedendolo sputo quasi l'acqua. Deglutisco in fetta.

«È arrivato questo» dice, porgendomi un biglietto.

Mi avvicino, passandomi una mano tra i capelli biondi. Mi dà fastidio non averlo sentito. Detesto il fatto che sia nella mia stanza. Non mi piace che le persone invadano in mio spazio personale così, senza preavviso.

Tra l'altro lo conosco pure, quest'angelo: abbiamo avuto qualche missione da fare insieme, ed è... noioso. Ecco, è proprio noioso.

«Che cos'è?» gli chiedo, prendendo il foglio.
«Lei è tornata sulla Terra. Devi sorvegliarla. Non è questo il tuo compito?»

Aggrotto le sopracciglia. Che cosa?! Ho sentito male?

«Lei...» mormoro, per poi spalancare gli occhi, «Aideen? È tornata, davvero?»

Lui annuisce, ma non sembra felice quanto me. Sto sorridendo. Vorrei urlare.

«Le tue cose sono state mandate lì. Preparati... e vai.»

Annuisco, e un attimo dopo è sparito.

Aideen... Ha completato l'incantesimo! Non ci credo, ma questa è più che una bella notizia!

Mi giro e realizzo che la stanza è quasi vuota. Hanno già portato tutto sulla terra. Corro in bagno e apro la porta della doccia, fiondandomici dentro. Mi spoglio e comincio ad insaponarmi. Mi lavo piano le ali, facendo attenzione a non forzare troppo su alcuni punti ancora dolorosi.

Quando ho finito, mi sciacquo, poi mi porto le mani sulle guance e me le schiaffeggio.

Sveglia Theo! Si torna a casa.

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