Capitolo 32: Non hai idea di che cosa io sia capace di fare.

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Theo

«Certo che potevi vestirti meglio per il nostro appuntamento» borbotta Anakin mentre mi mette le mani nei capelli, per cercare di sistemarli.
«Non è un appuntamento» mi allontano dal suo tocco, e il demone mi guarda malissimo.
«Ma dobbiamo fare finta che lo sia, e non ti stai impegnando abbastanza!»

Infilo le mani nelle tasche dei pantaloni e distolgo lo sguardo.

Dopo aver parlato con Royal del sogno, del pugnale e del nostro piano di seguire Aideen, io sono tornato a casa, mentre Anakin... be', non ne ho idea. Comunque il tempo di farmi la doccia, vestirmi e cercare di respirare per alcuni minuti era già il momento di andare. E per quello intendo che il demone è venuto a prendermi con un sorrisetto stampato in faccia.

Adesso stiamo camminando, e vorrei davvero essere altrove. Sono curioso di come potrebbe andare a finire la serata di Aideen, ma sinceramente cenare con il demone non era nei miei piani.

Soprattutto ora che lui è... così. Non so che cosa lo abbia fatto cambiare idea, ma di certo adesso è tutto diverso.

«Che cosa ti aspetti da quest'incontro?» mi chiede d'un tratto.

La sua domanda mi coglie di sorpresa, e alzo le spalle.

«Non lo so, sinceramente...» dico, «Credo che in fondo in fondo Aideen sia ancora innamorata di lui.»

Con la coda dell'occhio guardo Anakin, che sta annuendo tra sé. Mi ha rimproverato per la mia camicia un po' stropicciata, e forse aveva ragione. Prima di conoscerlo non avrei mai pensato che all'inferno sapevano vestirsi... be', così bene. Ma non è il suo completo nero che mi fa effetto. No, penso proprio che sia il suo trucco. Questa sera l'ha fatto meglio del solito... come sempre ha la matita nera intorno agli occhi, ma questa volta non lo so, c'è un qualcosa di diverso. Non sono molto esperto di trucco, comunque, ma penso abbia messo qualche brillantino o qualcosa che fa splendere i lati dei suoi occhi.

«Di sicuro lo era quando era all'Inferno. Se c'è qualcuno capace di aiutarla è proprio lui» sospira, e sembra tornare a pensare al tempo passato all'Inferno.

Mi domando come passa il suo tempo. A torturare i dannati? Non ce lo vedo... anzi, adesso che ci penso ce lo vedo benissimo. Eppure dovrà pur fare qualcos'altro.

«È anche capace di farla arrabbiare, però» aggiungo.

Peter potrebbe essere sia la sua cura che la sua distruzione, secondo me. Dipende soltanto da che cosa decida di dire questa sera.

Dopo un po' arriviamo davanti al ristorante dove dovrebbero cenare i due, o almeno, secondo Anakin.

È un posto piuttosto grande per questa città, e non ci ero mai andato.

Anakin apre la porta, e io resto fermo prima di capire che mi vuole lasciare passare. Non ci sono tantissime persone, ma il posto non è nemmeno deserto. Alcune persone chiacchierano e ridono intorno ad un piatto di pasta, mentre altre osservano i loro telefoni, e altre ancora fanno foto. Fa piuttosto caldo, e anche i colori del posto lo sono.

Vedo Anakin parlare con un cameriere, per poi tornare verso di me. Mi mette una mano sulla schiena e mi spinge piano verso i tavoli fuori.

Faccio di tutto per non irrigidirmi, ma non ci riesco, e mi prudono le ali nel punto in cui mi sta toccando il demone. Spero solo che il mio odore non gli faccia capire troppe cose. Forse Anakin non ha studiato gli odori degli angeli, insomma, sa curare le ali, ma forse non sa tutte queste cose...

«Vieni, sediamoci qui. Se ci vede devi stare al gioco, vero angioletto?» sussurra, prima di lasciarmi andare.
«Ho capito» detesto quando mi chiama in quel modo.

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