Capitolo 36: Il guardiano del pugnale di Caitlìn.

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Royal

«Allora, chi è che viene con me?» chiede Arrow.

Distolgo lo sguardo dal mio amico per dirigerlo verso l'angelo che è appena tornato tra noi. Non so che cosa sia successo con Anakin, ma il viso lentigginoso dell'angelo è decisamente più rosso del solito...

«Io» dice abbassando un po' lo sguardo.
«Okay» Arrow alza le spalle, poi sorride, e comincia ad avviarsi verso di lui.

Non è servito a nulla cercare di convincerlo di restare. Non ne ha voluto sapere. Mi dà fastidio non poter riuscire a fargli cambiare idea. Ma non posso costringerlo a restare. E dal suo sguardo ho capito che è molto importante per lui.

«Aspetta» gli dico, fermandolo.

Arrow si gira confuso verso di me, e io lo abbraccio. Non lo faccio spesso, anzi, quando prova a toccarmi di solito lo mando via, ma questa volta... credo che comunque ne abbia bisogno. Non ho idea di che cosa potranno trovare in quel posto.

«Wow, questo non me lo aspettavo da te» mormora quando lo lascio andare, toccandosi la nuca con una mano.
«Non farne tutto un dramma» borbotto, alzando il mento.

Arrow sorride, e questa volta sorride davvero. Da quando è successo quella cosa... non sorrideva così da molto, ecco. Mi sforzo a sorridere anche io.

«Aideen sarà fiera di voi» dico, «E tu, vieni qui.»

Indico l'angelo con un cenno, e lui si avvicina. Il suo viso è tornato al colore normale, però sembra ancora nei suoi pensieri.

Quando mi arriva davanti, forse il mio sguardo gli fa capire che sono serio. Non serve che gli dica che deve proteggere Arrow al costo della sua vita, perché parla prima lui.

«Ho capito» annuisce, abbassando un poco la testa, come per sigillare una promessa.
«Bene. Buona fortuna» gli dico.

Guardo un'ultima volta Arrow che mi fa un pollice in su, e poi li vedo uscire dalla porta. Scuoto la testa e torno al piano di sopra. Mentre sono nell'ascensore, mi assale già l'ansia. Non mi piace che Arrow sia da solo... anche se non è solo. So benissimo che l'angelo lo proteggerà, anche perché è questo che fanno gli angeli, ma vorrei essere lì con loro.

«Stella?» la chiamo, appena arrivo alla porta della mia camera.

All'inizio non la sento, ma so che è qui perché sento il profumo dei suoi capelli. Poi vedo la sua testa spuntare dalla porta. Fa una smorfia strana, che potrebbe somigliare ad un sorriso.

«Ho finito di fare la valigia» dice, mentre io entro in camera.

Per fortuna la valigia è chiusa, e credo che abbia piegato tutto. 

«Grazie.»

Prendo le valigie e le porto fuori dalla camera. Le appoggio accanto all'ascensore, mentre Aideen mi segue. Sento il suo sguardo insistente sulla schiena, quindi mi giro verso di lei.

Indossa una maglietta bianca, che fa un contrasto con i suoi capelli neri. Si sta mordicchiando il labbro inferiore, e sembra studiarmi con gli occhi neri.

«Sei strano...» dice, dandomi un colpetto sulla spalla.
«Sto benissimo» alzo gli occhi al cielo, divertito dal modo in cui si è preoccupata, «Dai, andiamo alla macchina.»

Stella non ribatte, e per una volta evitiamo di saltarci addosso nell'ascensore. Arrivati alla macchina metto le valigie nel portabagagli, e quando metto in moto, Stella mi dà un'altro colpetto sulla spalla.

Giro il viso verso di lei e mi accorgo che mi sta porgendo una bottiglietta piena di un liquido scuro.

«Ti ho fatto questa» questa volta non è una smorfia a disegnarsi sul suo viso, ma un sorriso divertito, «Visto che devi guidare per un po'.»

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