Capitolo 25: Soltanto una canzone.

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Royal

«N-non credo che sia una buona idea, Aideen» deglutisco, fissando il muro.

Per un momento lei non dice nulla, poi la sento muoversi. Non so come io stia facendo a non saltarle addosso. Non lo so.

Mi è mancata talmente tanto... Quando non c'era, mi ero immaginato questo momento tantissime volte. Immaginavo di poterla abbracciare di nuovo, di poter sentire finalmente la sua pelle sulla mia. Ma adesso... non posso. Non posso proprio. Ho l'impressione di tradirla. Lei non lo vorrebbe. L'ho vista, nella sua mente e so benissimo che lei lo ama ancora.

«E perché no?»

Sussulto non appena sento il suo respiro sul collo. Mi mordicchia il lobo dell'orecchio e deglutisco di nuovo. Afferro una maglietta dal comodino e cerco di mettergliela, anche se lei sembra confusa.

«Sei appena tornata... non ti va di parlare un po'?» le chiedo, sorridendo leggermente.

Aideen aggrotta le sopracciglia, irritata dal mio gesto e dalle mie parole.

«Parlare?» mette la testa da un lato, «E perché mai?»
«Mi sei mancata...»

Con l'indice le tocco la guancia, tracciando un percorso fino al suo collo. Aideen mi guarda, e non riesco ad indovinare che cosa possa provare fino a quando non parla. Gli occhi scuri brillano e si rabbuiano.

«Mi stai annoiando» dice, allontanandosi da me.
«Stella...» sussurro, consapevole di averla offesa, anzi, di averla fatta arrabbiare.
«Vado a cercare la streghetta.»
«Stella» dico con un tono più severo, cercando di farla ragionare.

Lei non mi ascolta, e dopo essersi messa dei pantaloni si avvia verso la porta dell'ascensore, ed entra all'interno.

«Forse lei mi potrà accontentare...» sorride maliziosamente, prima che le porte si richiudano.

Stringo le labbra e mi avvicino al telefono. Povera Beatrice, chissà che cosa le farà Aideen se non intervengo in fretta... E poi, non credo che a lei piacciano... lasciamo stare.

Aideen sembra tornata quella di qualche anno fa, e sinceramente mi ero un po' dimenticato di come bisognasse comportarsi con lei.

«Merda» sussurro.

Afferrato il mio telefono chiamo Arrow, che dopo qualche squillo mi risponde. Lui non sa nemmeno che Aideen si è svegliata.

«Arrow, dove diavolo sei?» sbotto.
«Sono al Lux, perché?» chiede.
«Non ti ho visto prima.»

Aggrotto le sopracciglia. Forse la presenza di Aideen mi ha fatto più effetto di quanto credessi. Non va bene questa cosa.

«Anche tu sei qui? E Aideen? L'hai lasciata sola? Credi che-» comincia a pormi un sacco di domande l'una dopo l'altra, senza lasciarmi rispondere.
«Si è svegliata» lo interrompo.
«Che cosa? Davvero? Sta meglio?»

Sembra sorpreso, preoccupato, ma anche sollevato. Non so nemmeno che cosa rispondere.

«Sta venendo di sotto... potrebbe fare qualcosa di strano.»
«Tipo?» chiede, e poi segue una pausa, «Oh.»

Aspetto che continui a parlare, ma non sento più la sua voce per un po'.

«Arrow?» dico, leggermente confuso.
«Sì...?» mormora, incerto sul che cosa dire.
«Che succede?»

C'è un'altra pausa. Comincio ad essere preoccupato...

«È salita sul palco» dice alla fine.

Chiudo gli occhi e stringo i denti. Ecco fatto... Dovrei fermarla?

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