11. Jeremy-il-bullo

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Alexandria

Mi guardo intorno nella speranza di trovare qualcuno  ma quando vedo solo vecchiette pettegole che si raccontano gossip scuoto la testa.

«Dobbiamo andare al parco» conferma Ethan iniziando già a camminare verso di esso.

«Non deve essere difficile trovare una bambina con i capelli castani e occhi azzurri» si lamenta Sky cercando di stare al passo con Ethan.

Siamo in città da dieci minuti a cercare una bambina che possa assomigliare a me.
Sembra facile, ma è impossibile dato che io sono unica al mondo.

Ci serve per fare un piccolo scherzo innocente.

Divertente ma innocente.

«Disse dopo aver trovato solo una neonata» borbotto.

Appena arriviamo al parco ci mettiamo alla ricerca di una mini me.

«E se non la troviamo?» chiede Skylar dopo aver sbuffato come minimo dieci volte.

«Mettiamo in atto il piano B» affermo ovvia.

***

Osservo la bambina da sola su una panchina e con un respiro profondo avanzo verso di lei.

Mi siedo al suo fianco e guardo ciò che sta osservando: un albero che verso il basso ha la forma di un sedere.

Carino e profondo.

«Lo trovi interessante?» le chiedo facendola sussultare.

Si volta di scatto verso di me spalancando i suoi occhi celesti, le sue mani stringono la maglia azzurra del tutto consumata.

Mi squadra dietro i suoi occhioni dolci e adorabili, e subito dopo presa da un atto di coraggio mi sorride e annuisce.

«Chi sei?» mi chiede con voce imbarazzata.

«Lo vuoi proprio sapere?» cerco di fare la misteriosa cercando di incuriosirla di più.

Infatti annuisce convinta.

«Non devi dirlo a nessuno però» alzo un dito facendo la seria.

Annuisce ancora una volta.

«Sono la te del futuro» sussurro per essere più drammatica.

Non ridere, non ridere, non ridere...

Si porta entrambe le manine scioccata sulla testa e la scuote.

«Non ci credo!» esclama con voce stridula.

«E allora com’è che so quando ti sposerai e che lavoro farai da grande?» le sorrido, un po' perfida lo ammetto.

«Lo sai?!» urla balzando in piedi, si mette poi a saltellare con enfasi.

Cerco di stare seria e di non scoppiare a ridere, ma è dura.

«Certo che lo so, se no perché sarei qui?» incrocio le braccia alzando un sopracciglio.

Mi guarda confusa alzando le spalle, ma poi mi prende il braccio facendomi alzare dalla panchina e mi salta in braccio.

Questo non lo avevo programmato.

«Come ti chiami?» mi domanda con la voce ovattata dalla mia spalla.

«Come te» spero non mi chieda come  perché se no sarebbe un vero fallimento.

«Quindi Zahra» lascia uscire una risata contenente felicità e qualcos’altro.

Swim or DrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora