23. Tette al vento

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Alexandria

Lancio uno strillo acuto quando qualcosa, o meglio qualcuno, balza davanti a me.

Prima non c'era nessuno!

Lo giuro sui miei calzini preferiti!

Per lo spavento, perdo l'equilibrio, per questo finisco con il sedere sulle foglie umide del terreno.

I miei occhi si calamitano sulla figura che è appena saltata giù dall'albero, ha il cappuccio nero che copre non solo i capelli, ma anche metà parte del viso, per non parlare del fatto che è buio, quindi non vedo nulla.

Con il cuore in gola mi schiarisco la gola.

«Senti, saltiamo la parte in cui io ti chiedo chi sei e tu mi minacci di volermi tagliare la gola, non sono stupida come le protagoniste negli horror, e fidati se ti dico che sono esperta di film horror» inizio a dire in un sussurro, mi alzo più in fretta che posso per poi arretrare.
«Quindi non offenderti se devo scappare, adios» finisco salutandolo con la mano.

Ma la cosa di cui mi preoccupo di fare è scappare.

Per questo inizio a correre come se stessi facendo una maratona.

Ma sono ancora in tempo per sentire il serial killer fare una risata silenziosa, e non è una risata inquietante.

Anzi.

È una risata familiare. Molto familiare.

Ma è pur sempre una serata da film horror, per questo devo muovermi ad entrare in quella cazzo di casa.

Talmente tanto concentrata sul sentire se il pazzo mi sta seguendo, che non mi accorgo di un albero davanti a me, riesco a deviarlo in tempo, ma il cuore batte ancora più forte per la mia quasi morte.

Appena intravedo la casa in lontananza corro ancora più veloce.

Non mi avrai mai.

Mi guardo indietro per vedere se mi sta seguendo, ma sembra non esserci nessuno.
Mi sono immaginata tutto?

Nel dubbio continuo a correre, non prendiamoci in giro, so che può essersi nascosto.

Ignoro il fatto che so benissimo cosa stia succedendo.

Ma è divertente lasciarmi rincorrere, farmi prendere, non vedere l'ora di abbassare quel cappuccio e scoprire che avevo ragione.

Per questo appena entro in casa chiudo a chiave, sperando che Kai sia già rientrato.

Non perdo un secondo e corro in camera da letto, sbatto la porta chiudendola, appena mi volto appoggio la schiena contro di essa e cerco di calmare il fiatone.

Ho fatto una maratona sul serio.

Chiudo gli occhi portandomi una mano sul petto.

Ho paura che Kai cerchi di entrare in casa ma non ci riesca, ma io dovevo chiudere a chiave.

Sobbalzo appena sento qualcosa cadere nel bagno, così apro gli occhi e vado verso la porta del bagno per chiuderla subito.

Col cazzo che sarei entrata a vedere cosa fosse caduto.

Appena riporto lo sguardo nella stanza lancio un altro strillo.
L'incappucciato è proprio davanti a me, a qualche centimetro di distanza.

«Sai essere molto inquietante...» inizio a dire con un sorrisetto sulle labbra.

«...Jack» finisco abbassandogli il cappuccio.

Appena i miei occhi si incastrano con i suoi il mio sorriso muore.
Mi fissa in modo intenso, da farti smettere di respirare, da farti aumentare il battito cardiaco, da farti dimenticare ogni pensiero, da far fermare il tempo.

Swim or DrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora