17. Devi trovarti un ragazzo

107 12 21
                                    


Alexandria

Quando scopri una brutta notizia su una persona a cui tieni, sono poche le cose a cui pensi, se non “perché lei?”

Per doveva succedere?

Rimani talmente scioccato da non saper come dire, osservi il modo in cui quella persona ha perso la speranza, perché deve aver passato tante di quelle brutte cose.

È così mi sono sentita quando ho saputo del tumore di Anny, sono rimasta scioccata da una notizia così terribile, voglio dire, lei è una delle persone più belle che conosco.
Che avrà mai fatto per meritarsi un destino così brutalmente crudele?

Dopo averla vista innervosita, quando mi aveva scoperto all'entrata del bagno, ho pensato che temeva una mia, probabile, reazione negativa, così ho cercato di mettermi nei suoi panni, nonostante il mio shock, e ho visto una ragazza sprofondata negli abissi da tempo, che cerca di nascondersi dalla luce che potrebbe salvarla.

Perché se ci lasciamo andare nelle mani della speranza, potremmo conoscere la nostra vecchia amica illusione.

Colei che riduce tutto quanto in della delusione, che ti consuma fino a non rimanere nient’altro che cenere volata via nel vento.

«Amo il gelato» commento con la bocca piena, prendo con un cucchiaio il gelato alla fragola dalla vaschetta.

«Pure io» concorda Anny con un sorriso sulla bocca.

Dopo la terribile confessione, l’ho portata alle cucine per consolarci con un buon gelato.

Ne è valsa davvero la pena.

«Qual è la cosa più imbarazzante che hai fatto?» sparo una domanda caso, ormai è da qualche minuto che il silenzio è imbarazzante.

«Ho abbracciato un uomo che sembrava mio padre, tu?» si gratta la testa con imbarazzo, io trattengo una risata.

Che sfiga.

Aspetta e vedrai.

«Volevo farmi i capelli colorati, il problema è che avevo nove anni, e la parrucchiera non voleva farmeli fare, così un giorno ho convinto una signora, a caso per strada, a fingere di essere mia madre e accompagnarmi. Mi sono fatta i capelli verdi, però mi sono ritrovata davanti mia madre subito dopo esser uscita dal parrucchiere, mi ha fatto una sfuriata davanti a tutta la gente.»

Rido al ricordo di una piccola me imbarazzata di nove anni.

Annya scoppia in una risata rumorosa e io la guardo soddisfatta di averla fatta almeno sorridere.

Il telefono però interrompe l’atmosfera squillando.

Guardo lo schermo e scopro che è mia madre.

«Torno subito» avviso Anny indicando il telefono.

«Tanto ho sonno, mi sa che me ne vado.»

Si alza dalla sedia per uscire, mi fa un cenno con il mento per salutarmi e poi esce.

«Ciao mamma» rispondo al telefono, cerco di contenere la mia noia per le solite chiamate di mia madre.

Ogni santo giorno il mio telefono prende a squillare nei momenti più inopportuno per colpa sua.

«Ciao amore, ti devo dire una cosa che sicuramente non ti piacerà.»

Come al solito, arriva subito al punto neanche pensando a chiedere un banale “come stai?”

«Dimmi».

«Devi trovarti un ragazzo» inizia a dire con sincerità, come se mi stesse dicendo di andare a fare la spesa.

Swim or DrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora