FrostHo sempre pensato di avere ragione su tutto, lo ammetto.
Come quando mio nonno mi diceva qualcosa su cui io non ero d'accordo, scuotevo la testa negandomi di ascoltare qualsiasi sua parola, affinché lui mi desse ragione, mi impuntavo finché non l'avessi avuta vinta.Gli altri avevano torto e io avevo sempre ragione.
Con le persone che incontravo a scuola non c'era nemmeno bisogno di insistere, loro annuivano sempre a tutto ciò che dicevo, era come li avessi incantati.
All'inizio mi stufavo, non capivo perché mi dovessero trattare così, io non avevo nulla di speciale.
Nemmeno ora.
Gli altri pensano che sia soltanto un ragazzo che va bene a scuola, che scopa bene–non per vantarmi, ma sento ciò che dicono le ragazze di me–e che se qualcuno avrebbe bisogno di aiuto in qualche modo gli offro una mano.
Ma non sanno chi sono veramente.
Invece con Alexandria è tutto diverso.
Lei insiste per avere ragione.
Siamo così simili, ma anche così diversi.
Dopo ciò che mi ha detto ieri non sono riuscito a risponderle, ed è per questo che mi sento debole.
Mi avvicino alla porta della camera di Alexandria, quando sento delle voci.
«Secondo me devi chiederglielo» udisco la voce insistente di Skylar da dietro alla porta.
«Ma fottiti» borbotta Alexandria con il suo solito linguaggio scurrile.
Incuriosito dalla conversazione faccio silenzio e mi avvicino alla porta.
«Anche per me devi farlo, sarà perfetto!» sento pure l'esclamazione di Annya.
Ma di che stanno parlando?
«Lui o la situazione?» domanda Alexandria.
«Entrambi» rispondono entrambe ad alta voce.
«Per me lui se ne può pure andare a fanculo.»
«Chiediglielo!» insistono di nuovo quelle due parlando in sincronizzazione.
«E perché mai Jack Frost dovrebbe accettare?» chiede Alexandria indispettita.
Appena sento il mio nome alzo le sopracciglia sorpreso, mi avvicino ancora di più per sentire meglio.
Chiedermi cosa?
«Perché si divertirebbe a vedere che hai bisogno del suo aiuto» dice ovvia Skylar facendomi alzare gli occhi al cielo.
Ha ragione.
«Si ma quello è uno stronzo e non lo sopporto» questa volta il tono di Alexandria sprizza davvero di rabbia.
Ricevo le sue parole come un pugno allo stomaco.
Questa volta so che le intende veramente quelle parole, dopo ciò che ho detto ieri me lo sono meritato.
Non dovevo dirlo.
Ma l'ho fatto, se no quella rossa pazza mi avrebbe ucciso nel sonno sta notte.
E poi, ripensandoci, se non la mantengo ad una certa distanza, inizierò a perdermi fra la bellezza del suo viso, o fra la bellezza del suo modo di essere, e capirei di aver avuto torto tutto questo tempo.
E non può succedere, non può!
Allontano quel pensiero subito e apro la porta.
«Cosa mi dovete chiedere?» esordisco non appena entro nella stanza.
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Swim or Drown
RomanceAlexandria si è sempre posta una domanda: nuotare o affogare? Durante il corso dei suoi diciott'anni capirà quale sarà la risposta più adeguata, ma non sarà da sola ad affrontare una delle domande più importanti della sua mente, altri cinque ragazzi...