26. Eri mio fratello

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Ethan

Quando ero un ragazzino ero solito a prendere a pugni chiunque facesse male ad Alex. Non sopportavo l'idea di vederla soffrire per qualche coglione che non ragionava abbastanza con il cervello. Lei era la persona più importante per me, era la mia famiglia. Mi ricordo che una volta ho mandato in infermeria un ragazzo che le diceva che era troppo magra, anche se secondo me era perfetta, ma non poteva passarla liscia così facilmente.

Qualche anno fa una ragazza è per sbaglio inciampata, cadendo così di faccia, perché aveva detto a tutti che Alex era una troia per essersi scopata il suo allenatore di nuoto. Quella volta mi ero parecchio incazzato.

Ah sì, adesso ricordo, quella ragazza era la sua ex migliore amica.

Quando Alex stava male, stavo male anche io, cercavo in tutti i modi di farla ridere, di farla pensare ad altro. Volevo toglierle dalla faccia l'espressione di chi si sta distruggendo per i pensieri. Perché lei è sempre stata la mia sorellina più piccola.

E adesso mi ritrovo fermo,seduto per terra, a guardare come Alex si stia struggendo per la conversazione che sta avvenendo.

E mi fa molto male, perché io vorrei solo che lei non dovesse soffrire per quel pezzo di merda che ho mandato in ospedale, ma non riesco a fare nulla.

Riesco solo a vedere.

«Andiamo in piscina» propone Frost con unalzata di spalle.

Mi irrigidisco all'istante. Sento uno sguardo fisso su di me, mi volto solo per sorprendere Sky che mi sta guardando preoccupata.

Cazzo lo sono anche io.

«Sì ti prego, amo nuotare» concorda Kai.

«Forse è meglio se pensiamo a qualcos'altro» intervengo facendo il vago.

«Perché?»

«Facciamo così e basta.»

Provo ad insistere, non mi va di vedere gli occhi tristi di Alex o di vederla tremare.

«Perché devi fare così adesso?» mi si avvicina Frost, sembra alterato.

«Ma i cazzi tuoi non te li fai mai?!» sbotto, volto le spalle a lui e lancio delle occhiatacce agli altri che si sono girati a guardarmi.

«Andiamo in questa fottuta piscina e basta» dice lui obbiettivo, parlando come se mi stesse dando un ordine, ovvero il suo solito modo di fare.

«No.»

«Dammi un motivo.»

«Non so nuotare» parla per la prima volta Alex, la sua voce pare debole, non ha la sua solita nota di adrenalina e eccitazione.
Sembra che le abbiano prosciugato tutte le forze dal corpo, lasciandola fragile a vagare da sola.

E anche Frost deve essersene accorto, perché addolcisce i tratti sempre freddi e distaccati del suo viso.

Prima della punizione mi ricordo come si guardavano, come si parlavano, come si sfidavano.
C'era un po' di tensione sessuale, ma per il resto li legava solo la rivalità e l'odio.
Ogni volta che si parlavano volavo insulti e parolacce. Insomma non serve neanche che ve lo dica, già sapete.

Dovevo sempre tenere per le braccia Alex, perché se no finiva per prenderlo a pugni ogni santa volta.

Poi è arrivata la punizione.

In quel momento abbiamo dovuto tutti imparare a stare l'uno con l'altro, essendo civili, anche se non sempre accadeva. E così io in qualche modo sono diventato amico di Frost.

Swim or DrownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora