LOUIS' POV
"Domani parto, non mi è più concesso stare nella clinica" Quella frase mi arrivò come una secchiata di acqua gelida, mi rifiutavo di crederci.
"Che diavolo stai dicendo?" Chiusi la portafinestra che ci separava dal salotto.
"Significa che la clinica ora è a pagamento e io non me la posso permettere" Solo in quel momento mi fu chiaro tutto, quello era il motivo per cui mio padre non aveva fatto storie, come sempre voleva un guadagno e aveva trovato il modo di ottenerlo.
"No, no, no." Iniziai a tirare pugni contro il muro, incapace di metabolizzare la situazione.
"Io... Io non posso fare altrimenti" Mi disse mentre continuavo a sfogare la mia rabbia contro l'edificio. Tra un urlo di negazione e l'altro riuscivo a sentire i singhiozzi di Harry e sapevo che io non avrei tardato a seguirlo.
"Forse è meglio se mi riporti all'Anne Mary, devo preparare le valige." Era deluso, si meritava qualcosa in più, si meritava un po' di sostegno, ma come potevo farlo se in quel momento non riuscivo a sostenere nemmeno me stesso?
"No Harry." Fu l'unica cosa che riuscii a dire mentre le lacrime avevano già bagnato abbondantemente le mie guance.
"Louis, per io quanto io lo voglia, rinnegare non servirà a niente. Anche se continuiamo a non accettarlo, domani io dovrò comunque andarmene, quindi ho bisogno di tornare alla clinica per preparare le valige." Iniziò ad accarezzarmi i capelli cercando di calmarmi, ma non volevo e non potevo rilassarmi. La mia unica fonte di felicità mi stava lasciando e tutto per quell'uomo che forse non avrei nemmeno voluto chiamare padre.
"Ho detto di no. Le valige stanno bene vuote, io adesso vado a parlare con Mark e risolvo questa merda. Nel frattempo ti porto a casa mia." Dissi in maniera autoritaria alzandomi dal pavimento e asciugandomi gli occhi.
"Lou, mia madre ha già cercato di risolverlo, ma non ci è riuscita" Mi guardava come se la vita che aveva in sè lo avesse abbandonato.
"Senti Harry, io ti amo e non permetterò all'ennesima testa di cazzo di tenermi lontano da te" Vidi spuntare un piccolo sorriso sul suo viso e mi resi conto che non avevo bisogno di altro, mi bastavano lui e il suo sorriso per sentirmi forte e vivo.
"Ti amo anch'io" Continuò a sorridere fino a far formare quelle adorabili fossette. Feci unire le nostre labbra in un bacio disperato, quasi come se mi potesse mancare l'aria senza di lui, cosa che non era del tutto errata.
Lo trascinai fuori dall'appartamento senza dare spiegazioni a nessuno e lo feci accomodare nella mia auto.
Il viaggio fu abbastanza silenzioso. Harry continuava a guardarmi e di tanto in tanto mi accarezzava la mano che appoggiavo sul cambio. Accostai di fianco al condominio in cui vivevo e gli diedi le chiavi.
"3° piano a destra" Gli diedi le informazioni necessarie.
"Lou... Tona presto, ti prego" Mi fece sorridere il modo in cui bramava la mia presenza esattamente come io bramavo la sua.
"Certo. Ti amo" Dissi come una promessa.
"Anche io ti amo." Mi sarei voluto abituare a quel suono, mi sarei voluto svegliare ogni mattina con quelle parole che si ripetevano al mio orecchio e avrei fatto di tutto per ottenerlo.
Dopo quasi 5 anni ero di nuovo fermo davanti alla lussuosa tenuta Tomlinson, quella che una volta riuscivo quasi a chiamare casa. Il viale di ciottoli era illuminato da una serie di lampade da giardino, non credevo di averne mai vista una non funzionante. Il giardino era curato in maniera maestrale e ambiva alla perfezione come il resto della casa. La gente si aggrappava a quell'ideale di magnificenza e vi associava anche la mia famiglia, che in realtà aveva più segreti di quanti io fossi riuscito a sopportare negli anni precedenti.
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You save my life||Larry Stylinson
FanfictionHarry Styles, ragazzo diciottene che ha un grave problema alle ossa. Si trasferisce a Londra per le cure e incontra per la prima volta l'unico medico che abbia voluto farsi carico della sua situazione, Louis Tomlinson.