Epilogo

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LOUIS' POV

"Buongiorno Lou" Stavo preparando la colazione, quando il mio ragazzo mi venne a sussurrare queste parole all'orecchio. Erano quasi due anni che potevo vantarmi di poter udire quel suono ogni mattina.

"'Giorno" Mi voltai e gli stampai un bacio casto sulle labbra.

"Ora sì che è un buongiorno" Disse con gli occhi ancora chiusi sorridendo con un'espressione rilassata.

"Quello è il mio maglione, è troppo corto per te" Gli dissi facendogli notare quanto le maniche fossero piccole.

"E tu hai la mia maglietta. Ti sta d'incanto" Iniziò a frugare la testa nel mio collo lasciandomi qualche bacio di tanto in tanto.

"Harry, così brucerò la colazione" Il mio tono contraddiceva completamente le intenzioni che si deducevano dalla frase.

"Uhm uhm" Annuì il riccio contro il mio collo iniziando a sollevare leggermente la sua tshirt che indossavo.

"Harry, le bambine." Mi risvegliai dal mio stato di trans, constatando a mente più o meno lucida che non potevamo rischiare di svegliarle in quel modo.

"Cazzo, mi devo abituare ad averle qui" Disse staccandosi leggermente da me. Fortunatamente stava concordando con me, non sarei riuscito a rimanere della mia idea per molto.

"Già lo dovremmo fare entrambi" Dissi mentre toglievo le fette di pane dal forno. Non abbiamo ancora un tostapane e il risultato era colazione bruciata praticamente ogni giorno. Ci eravamo voluti trasferire in fretta, forse un po' troppo, facendo così una lista infinita di 'si beh, questo lo compreremo' che doveva ancora essere rispettata. Feci una faccia schifata selezionando le fette di pane meno bruciate per le bambine, e raschiando via il nero.

"Quindi Miami?" Mi chiese per l'ennesima volta. Un'altra cosa che avevamo messo da parte era il matrimonio ma io lo volevo mio, quindi avevo organizzato tutto. Questo se affittare una piccola chiesina e un albergo potevo considerarsi organizzare. Volevo che quella fosse una cosa nostra, solo mia e di Harry, niente testimoni, niente parenti, niente di niente. Non amavo le cose in grande, mi bastava lo stretto indispensabile e Harry era il mio stretto indispensabile.

"Sempre che tu non ci abbia ripensato" Lo guardai sorridendo al pensiero che stavamo affrontando quella conversazione come minimo per la millesima volta.

"Non ti sbarazzerai così facilmente di me Tomlinson" Si sporse verso di me lasciandomi un bacio sul naso.

"Meglio così! Vado a svegliare Nikki, tu pensa all'altra. Fra poco arrivano i piccioncini e noi dobbiamo andare" Ricambiai il gesto dolce e andai nella nostra camera da letto, dove era stata momentaneamente sistemata una culla. Presi in braccio la piccola bionda cercando di svegliarla nel modo più dolce possibile. Ma sua sorella me lo impedì.

"ZIO LOUU" Phoebe entrò nella stanza urlando e saltellando da ogni parte. Nikki tra le mie braccia iniziò a muoversi e a mugugnare qualcosa che precedette un pianto disperato. Io non ero bravo con i bambini, non riuscivo mai farli smettere di piangere se iniziavano.

"Phoebe, shhh. Cosa c'è?" Le dissi sottovoce mentre cercavo di cullare la più piccola nella speranza che smettesse di piangere.

"Pappa, voglio la pappa!" Phoebe incrociò le braccia e mise il broncio. Riuscivo a malapena a gestire una bambina alle prese con i capricci, figuriamoci due.

"Si, adesso mangiamo. Harry!" Urlai per chiamare Harry, lui doveva occuparsi di Phoebe mentre io svegliavo Nikki. Sarebbe stata un'impresa anche solo quello per me.

"Dimmi" Harry piombò in camera con la caraffa del succo d'arancia in una mano e un bicchiere nell'altra.

"Pappa pappa. Ho fame! ZIO HARRY, la pappa!" La più grande si era seduta per terra e continuava a sbattere le mani intonando questo fantastico ritornello non esattamente a bassa voce.

You save my life||Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora