Sono passati ormai dieci giorni da quando sono arrivata in questa piccola città e solo adesso, mentre con il borsone in spalla mi dirigo verso un bar per prendere qualcosa da mangiare, dopo aver terminato la mia terza lezione di danza, mi rendo conto di quanto sia riuscita già in così poco tempo ad ambientarmi e a farmi anche delle belle amicizie.
Conoscere Chiara è stata sicuramente la cosa migliore che mi potesse capitare, ed infatti lei in particolare è stata proprio la persona che più mi ha aiutata ad iniziare a considerare questo posto come la mia nuova "casa" e a sentirmi allo stesso tempo libera di essere me stessa.Dopo l'episodio vissuto con Giovanni Damian, ne lui ne Raffaele si sono fatti più vedere a scuola e seppur sia Chiara che io abbiamo cercato di fare di tutto per evitare l'argomento quando Alessandro e Serena si domandavano dove fosse finito il loro amico, ancora io non sono proprio riuscita a dimenticare quei due occhi azzurri e la sensazione che ho provato a contatto con la sua pelle.
È inspiegabile e addirittura insensata questa cosa, eppure non riesco ad evitarla e il non trovare risposta al perché io la provi, mi sta lentamente destabilizzando sempre di più.Una volta varcata la porta che conduce al bar, cammino verso il bancone per fare la mia ordinazione, ma non appena noto la fila di ragazzi davanti a me, in silenzio attendo il mio turno prendendo il cellulare, cercando così di passare il tempo scrollando le varie storie e post delle persone che seguo su Instagram.
Quando però ad un tratto una giacca di pelle nera mi passa a fianco saltando la fila, la mia attenzione verso il social scompare del tutto e viene sostituita dal ragazzo che non si è minimamente curato di noi, che stiamo aspettando già da un po'.
«dovresti rispettare il tuo turno» esclamo infastidita, non riuscendo proprio a starmene zitta davanti a questo atteggiamento.
«chi lo dice?» domanda di risposta lui, girandosi verso di me e facendomi congelare sul posto, quando riconosco quei due occhi azzurri, che mi stanno tormentando da ormai dieci lunghi giorni.
«la buona educazione» rispondo dopo aver preso un respiro profondo, percependo su tutto il mio corpo, il suo sguardo intenso.
In silenzio si avvicina sempre di più a me facendo così accelerare a dismisura i battiti del mio cuore e dopo avermi sfiorata con il braccio si abbassa verso di me mantenendo sempre fissi i suoi occhi nei miei.
«parli un po' troppo per i miei gusti bambolina» sussurra, provocandomi centinaia di brividi, prima di allontanarsi seguendo fuori dal bar i due ragazzi con i quali sta sempre insieme e che non avevo nemmeno notato.Con le mani sporche a causa della glassa al cioccolato che ricopriva il muffin e che finalmente dopo giorni che bramavo, ho mangiato, a passo lento e con le AirPods alle orecchie continuo a camminare per raggiungere casa, ma all'improvviso una pioggierellina che pian piano diventa sempre più fitta, mi blocca, obbligandomi così a cercare un punto sotto al quale potermi riparare.
«mannaggia, mancava solo il temporale in questa interminabile giornata...» borbotto, provando poi con il cappuccio della felpa arancione che indosso, a coprirmi dal vento che ha iniziato a soffiare forte.
«serve aiuto?» domanda ad un tratto proprio lui sorridendomi in modo provocatorio, scendendo dallo skate sul quale evidentemente stava girando, raggiungendomi così sotto la piccola tettoia, sotto alla quale mi sono rifugiata.
«non penso riusciamo a starci in due» esclamo cercando i suoi occhi che prontamente si incastrano con i miei, lasciandomi interdetta per alcuni secondi.
«sei tutta bagnata» osserva lui, evitando l'appunto che precedentemente avevo fatto, facendosi poi sempre più vicino.
«già!»
«e sei anche sporca»
«dove?» domando imbarazzata, diventando rosso pomodoro, quando la sua mano fredda, si posa sulla mia guancia, passando poi con un dito sotto al mio labbro inferiore per togliere quello che evidentemente era del cioccolato rimasto.
«era buono il muffin?» chiede sorridendo, ancora una volta maliziosamente.
«e tu come fai a saperlo? Mi hai seguita?»
«forse...»
«e perché?»
«sei nuova?»
«ignori la mia domanda?»
«e tu la mia?» esclama, facendomi così scoppiare a ridere quando mi rendo conto che siamo andati avanti a farci domande su domande, quasi fin dall'inizio della conversazione, senza però mai risponderne nemmeno ad una.
«perché ridi?» continua a parlare, questa volta con uno sguardo sinceramente divertito in volto.
«mi ha fatto ridere la situazione»
«mhh okay... Quindi? Sei nuova?»
«si, mi sono trasferita da dieci giorni»
«e dove stavi prima?»
«Roma»
«lo immaginavo, si sente dall'accento»
«urca! Davvero?»
«già... e come ti chiami?»
«Giulia, te?»
«davvero non sai il mio nome?»
«no, in realtà lo so! Ti chiami Giovanni Damian, giusto?»
«così dicono»
«sei diverso, sai?»
«cioè?»
«rispetto a prima al bar o alla prima volta che ci siamo visti, ora sembri quasi gentile...»
«gentile? Non credo io abbia mai sentito qualcuno definirmi così»
«beh è così...»
«è perché non mi consoci davvero bambolina»
«può darsi. Perciò ti piace andare in skate?»
«può darsi»
«che fai? Copi le mie parole?»
«che canzone stavi ascoltando prima?»
«oh ehm una di Rosalía, è tipo la mia cantante preferita»
«non l'ho mai sentita»
«cosaaa? No, è impossibile! Devi assolutamente recuperare» affermo, non perdendo poi un solo secondo schiacciando play su Motomami, iniziando anche a muovermi a ritmo, incapace di resistere.Non appena la canzone termina, ripongo il cellulare nella tasca del pantalone nero che indosso e curiosa di conoscere il suo parere, inizio a fissarlo con un sorriso enorme sulle labbra.
«perché mi guardi così?» domanda alzando un sopracciglio, confuso e allo stesso tempo divertito.
«allora? Com'è?»
«ci sta, è figa»
«seh! Lo sapevo... e te invece che musica ascolti?»
«un po' di tutto»
«non è una vera risposta questa»
«è la verità, ascolto sia canzoni vecchie, che moderne, pop, rap... ho un gusto molto contaminato»
«è una bella cosa! Vuol dire che sei aperto»
«può essere... ha smesso di piovere comunque, forse dovresti tornare a casa»
«oh già» rispondo alzando lo sguardo verso il cielo, osservando le nuvole grigie spostarsi sempre più lontane da noi, non riuscendo, allo stesso tempo, a nascondere la mia espressione delusa nel dover già interrompere questo momento.
«che c'è bambolina? Volevi restare ancora un po' con me?» domanda sornione, allontanandosi e facendomi così all'istante percepire già la mancanza del suo calore.
«forse si...»sussurro, sperando però il secondo successivo di non essere stata sentita, imbarazzata e a disagio per questa mia ammissione.
«te l'ho già detto una volta Giulia...» esclama però lui, diventando tutto ad un tratto serio.
«che cosa?»
«devi stare attenta! Io non sono la persona che credi» e detto questo salta sul suo skate e a tutta velocità vola via da me.✨✨✨✨✨
Eccoci qua con un nuovo aggiornamento!
Come va? Io sono ancora senza voce da post concerto di Sangio e in totale depressione perché vorrei rivivere quel momento 🥹 è stato troppo bello.
Comunque, spero che anche questo terzo capitolo vi piaccia e ovviamente ditemi cosa ne pensate perché sono stra curiosa!
Vi auguro in tanto una buona serata e a settimana prossima
- fede 💓
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Mi mandi in cortocircuito
RomanceGiovanni Pietro Damian è da sempre considerato un ragazzo dal quale stare lontani. Non è mai stato controllato, tuttavia l'aggressività che ha liberato dopo quello che è successo, è aumentata spaventosamente, a tal punto, da essere considerato un v...