«mi romperò il collo prima o poi me lo sento» sbuffo non appena tocco terra con i piedi, o meglio con i tacchi infernali che Chiara mi ha obbligata ad indossare questa sera, mentre lei sicura di se cammina poco avanti a me come se lo facesse tutti i giorni.
«stai benissimo, non fare storie. E poi ricordati che il venerdì sera ci si deve sempre vestire in modo sorprendente, perché è la nostra serata. E poi se bella vuoi apparire, un po' devi soffrire. Era così il detto, vero?» esclama proprio lei prima di ravvivarsi i lunghi capelli color miele, che le scendono morbidi sulla schiena.
«non mi importa cosa si dice di solito. A me fanno male i piedi, ecco tutto» borbotto ancora una volta alzando poi gli occhi al cielo quando con un gesto della mano minimizza tutta la mia sofferenza.
«ti ci abituerai. Ora andiamo, il compleanno di Luca ci aspetta»Una volta arrivate dentro al locale, ci dirigiamo subito verso il solito divanetto e nell'immediato incontriamo tutti i nostri amici, con già alla mano i loro cocktail e il festone con la scritta "tanti auguri" alle spalle.
Dopo aver passato circa un'ora e mezza di insistenze e sollecitudini da parte di Luca per farmi bere una birra, stremata decido di prenderne solo un piccolo sorso, ma la sete e il caldo che poco dopo incominciano a farsi spazio dentro di me, a causa dei numerosi balli fatti in pista con le ragazze, mi porta a berne molta di più e così poco dopo con la testa molto leggera e una bella sensazione sparsa in tutto il corpo mi siedo senza alcuna leggiadria, vicino ad Evandro.
«ei Giulietta, forse ti conviene andarci piano. Ti vedo già brilla» afferma lui scoppiando a ridere, allontanandomi il secondo o terzo bicchiere dalle labbra.
«ho sete» piagnucolo subito come una bambina,
riprendendomi poi la mia brocca, sorridendo soddisfatta per essere riuscita a sottrargliela.
«mio dio. Chissà cosa succederà sta sera»
«sei esagerato. Non sono neppure ubriaca. E sto benissimo!»
«d'accordo. Hai ragione fai pure, ma se vomiti io non ti aiuto»
«ehh va bene la smetto!» brontolo infastidita, afferrando poi il mio telefono dalla borsetta.
«che fai? Se stai per chiamare i tuoi genitori dimmelo che vado via. Non voglio che poi mi vengano a cercare pensando che ti abbia fatta ubriacare io»
«no. Non voglio parlare con mamma. D-devo solo mandare un messaggio a Sangio» esclamo alzandomi e dirigendomi, senza ulteriori spiegazioni, barcollando verso il bagno.Una volta chiusa la porta alle mie spalle, scivolo contro di essa e senza perdere altro tempo afferro il mio cellulare componendo un messaggio per lui.
A Sangio: Dove sei?
Due semplici parole, ma che rispecchiano il quesito che dal primo momento in cui ho messo piede nel locale mi si è creato nella testa non vedendolo al solito angolo con i suoi amici.
Rischiando quasi di cadere, mi alzo poi da terra e raggiungo il lavandino, spaventandomi quando noto il mio aspetto riflesso nello specchio.
Occhi lucidi e guance rosse... mannaggia sono orribile!
E forse ha ragione Evandro, sono davvero ubriaca.Sono ancora concentrata a guardarmi quando la vibrazione del cellulare mi avvisa dell'arrivo di un messaggio, facendomi spalancare gli occhi quando leggo il suo nome.
Non mi aspettavo che rispondesse.
Almeno, non così in fretta.Sangio: Dove sei tu?
«il solito evasivo» sussurro a me stessa leggendo le sue parole, alzando poi gli occhi al cielo.
Non faccio però nemmeno in tempo a bloccare lo schermo, che il telefono prende a suonare e seppur incerta pigio il dito sul verde, accettando così la videochiamata che quel maledetto ragazzo ha fatto partire.«Sangio... ciao come va?» urlo scoppiando poi a ridere quando incontro i suoi bellissimi occhioni azzurri corrucciati in una espressione del tutto infastidita.
«sei sempre arrabbiato oh!» aggiungo ottenendo in risposta un'altra occhiataccia, che mi fa azzittire all'istante.
«sei ubriaca?» domanda inarcando un
sopracciglio, scrutando poi oltre le mie spalle, evidentemente cercando di capire dove io mi trovi.
«un po'! Ma solo un pochino»
«a me non sembra»
«dove sei? Perché non sei qui?»
«che c'è? Ti manco?»
«non ti sei fatto più sentire da lunedì»
«nemmeno te»
«hai ragione»
«sei lì con il tuo gruppetto?»
«già. Oggi è il compleanno di Luca e sono vestita proprio bene, sai? Chiara mi ha fatto indossare dei tacchi che sono scomodi, ma mi rendono più alta e figa... Oh almeno è così che ha detto lei. Secondo te io sono figa?»
«cazzo Giulia, ma quanto hai bevuto?»
«una o due birre, forse qualcosa in più. Ei, ma tu non hai risposto alla mia domanda...» ribatto non sentendo però nessuna risposta in merito rendendomi poi conto, solo qualche minuto dopo fissando il cellulare, che ha staccato la chiamata.
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Mi mandi in cortocircuito
RomanceGiovanni Pietro Damian è da sempre considerato un ragazzo dal quale stare lontani. Non è mai stato controllato, tuttavia l'aggressività che ha liberato dopo quello che è successo, è aumentata spaventosamente, a tal punto, da essere considerato un v...