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«era la sera del 31 dicembre e mi stavo preparando per andare in discoteca con i ragazzi a festeggiare e Mary quel giorno era totalmente insopportabile. In realtà lo era da settimane, continuava ad arrabbiarsi per tutto, era diventata una lamentela unica e ricordo che quel giorno ero così stanco di sentirla rompere su qualsiasi progetto che avevamo organizzato per la serata, che ad un certo punto non ci ho più visto e le ho urlato addosso le peggio parole. Se mi chiedi ad oggi cosa io le abbia detto di preciso la risposta è che non lo so, ma credo di averla mandata un bel po' di volte a quel paese e di averle detto che sarebbe stato meglio se avesse passato la serata con il suo ragazzo anziché stare con noi e rovinarcela. All'epoca ancora non sapevo che quello stronzo le faceva del male, non solo tramite violenza verbale, ma anche fisicamente. In quei mesi ero stato così concentrato su me stesso e sulla musica che stavo iniziando a produrre che non avevo minimamente notato i lividi presenti sulla sua pelle ed il cambio di carattere che era avvenuto. Mary è sempre stata solare e sì un po' rompicoglioni, ma in quel periodo era davvero scontrosa con tutti e soprattutto quel sorriso stupendo che l'ha sempre contraddistinta era del tutto scomparso. Non riesco ancora a darmi pace per essere stato così cieco, perché forse se avessi pensato più a lei che al resto, sarei potuto intervenire prima... In ogni modo, quella sera le cose sono drasticamente peggiorate. Mary offesa e in lacrime se ne andò da casa mia, ed io come un idiota qualunque ne ero felice perché finalmente non avevo più nessuno che mi stressasse, peccato però che non sapevo quello che poi le sarebbe accaduto solo a causa mia. Mi trovavo all'interno del locale con Deddy e Tancre quando sentì il mio cellulare vibrare più e più volte nella tasca dei jeans, ma decisi di ignorarlo perché ero troppo impegnato a divertirmi, ignaro del fatto che nel frattempo Raffaele stava umiliando mia cugina insultandola pesantemente e spintonandola ripetutamente. Solo mezz'ora dopo presi il mio telefono in mano e quando vidi le centinaia di chiamate che mi aveva fatto, capì che qualcosa non stava andando e così la chiamai. Quella telefonata Giulia penso che non la dimenticherò mai. Mary era alla guida della sua macchina, ed era letteralmente sotto shock continuava a gridare, diceva che doveva smettere di permettergli di farle del male, che non era quella che lui insinuava di essere e che lo avrebbe denunciato per le botte che aveva preso e tante altre cose, ma era così confusa che non capì bene quello che stava succedendo. Provai solo a cercare di capire dove si trovasse e di farla fermare perché non era per niente lucida e guidare in quello stato sarebbe stato pericoloso, ed infatti pochi secondi dopo sentì un boato enorme e poi la linea telefonica cadde. Seppi solo diversi minuti dopo aver cercato di contattare sua madre, che Mary aveva perso il controllo dell'auto e si era schiantata contro un palo vicino a casa. Immediatamente lasciai il locale e quando andai in ospedale venni travolto dai miei zii, i genitori di Mary, che mi chiedevano agitati se io sapessi qualcosa dei lividi presenti sul suo corpo e del perché quella sera avesse anche un occhio nero e così all'istante unii tutti i pezzi. Fu terribile rendermi conto di quello che era successo, perché Raffaele gliel'avevo fatto conoscere io ad una festa. Noi due infatti avevamo giocato a calcio insieme e si può dire che eravamo stati una sorta di amici, poi però ci eravamo allontanati, ma non perché sapessi che pezzo di merda fosse, altrimenti non avrei mai permesso a mia cugina di stare con lui. In realtà non lo avrei mai permesso a nessuna persona. Comunque dopo essermi assicurato che Mary si fosse ripresa, avvolto da una rabbia incontrollata, mi diressi a casa appunto di Raffaele e non appena lui mi aprì la porta persi del tutto la ragione. Lo picchiai così forte, che solo quando la polizia arrivò bloccandomi a terra, perché chiamata da alcuni ragazzi presenti in casa sua per festeggiare l'ultimo dell'anno, mi resi conto di quello che avevo fatto. Raffaele era a terra, svenuto e pieno di sangue e anche le mie mani erano sporche di sangue. Mi portarono subito in centrale dove però nemmeno dieci minuti dopo si presentarono i miei genitori accompagnati dalla ragazza di mio fratello, la quale in qualità di mio avvocato mi fece liberare e tornare a casa. Quello che è successo dopo è che sono stato denunciato dalla famiglia di Raffaele e lui stesso è stato poi denunciato da Mary per la violenza subita e così in pratica essendo che entrambi al momento delle denunce eravamo minorenni, abbiamo scontato le nostre "pene" attraverso dei lavori socialmente utili, oltre che ad essere sospesi per alcune settimane a scuola e avere per sempre la fedina penale macchiata. All'inferno però ci ero appena entrato, perché il senso di colpa per non essermi reso conto prima di quello che era successo a Mary e per averla fatta andare da lui proprio quella sera e l'averlo poi quasi ucciso di botte iniziò a farsi sentire prepotente dentro di me alcune settimane dopo. La mia testa cominciò a riempirsi di vocine che mi additavano come mostro, un mostro che era stato così egoista da ignorare i segnali d'aiuto di sua cugina e che era poi arrivato alla fine a far del male in un modo orrendo, solo per vendicarsi. E questo malessere mi portò ad essere sempre più ostile con la mia famiglia, a mettere muri alti e invalicabili con tutti e a litigare con i professori una volta tornato a scuola. Ecco perché rispetto a Raffaele la mia sospensione è stata prolungata... I miei genitori comunque preoccupati per il mio comportamento decisero di mandarmi in terapia e ad oggi devo dire che è stata essenziale, perché mi ha aiutato a trovare nuovamente l'autocontrollo. Certo, mi hai visto, sono ancora facilmente irritabile e quando la prima volta che ci siamo conosciuti stavo discutendo con Raffaele è perché non sempre riesco a trattenermi, però ho fatto dei grandi passi in avanti e infatti è per questo che mi è stato concesso di tornare a scuola. In ogni modo quelle vocine non smettono di farsi sentire. Sono io il colpevole di quello che è capitato a Mary. Io le ho fatto conoscere quello stronzo, io non mi sono reso conto di quello che le stava accadendo, io le ho detto di andare da lui quella sera, io non le ho risposto al cellulare e non sono andata a prenderla, evitando così magari lo schianto in macchina e la paralisi dei mesi successivi. Io ho quasi rovinato la vita ad un'altra persona, per quanto la odiassi. Io e ancora io sono il responsabile di tutto questo, ecco perché ti ho tenuta a distanza, perché sono un mostro e perché le macchie di cui mi sono sporcato potrebbero sporcare anche te e di questo non potrei mai perdonarmi. Perché tu sei pura, tu sei il bianco ed io il nero e non meriti di avere una persona come me al tuo fianco...» confessa Sangio vomitandomi così addosso tutto il dolore e la rabbia che prova dentro senza nemmeno respirare, troppo preso dalla foga di liberare finalmente quel peso che si portava addosso da chissà quanto tempo.

Mi mandi in cortocircuito Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora