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Sono ormai passati quindici giorni da quando ho conosciuto la famiglia di Sangio e da quando finalmente dopo settimane passate a stare nel dubbio riguardo a cosa fossimo, ha espresso quali sono i suoi sentimenti per me.
Sentirmi dire quelle parole è stato esattamente quello di cui avevo bisogno, ed è stato totalmente inaspettato.
Non avrei mai pensato che lui potesse arrivare ad esporsi in questo modo e questo mi ha reso veramente felice.

Ed è infatti per questo motivo che è da quando sono entrata in classe questa mattina che non riesco a togliermi il sorriso dalle labbra.

Anche oggi è stato Sangio a scrivermi e a darmi il buongiorno e questo suo continuare a cercarmi e non scappare più, mi colpisce ogni volta.
Mi stupisce vedere il suo nome scritto sul display del telefono senza che sia io a chiamarlo e mi stupisce ancora di più la profondità dei discorsi che stiamo affrontando in queste settimane.

Riusciamo veramente a parlare di tutto, dalle nostre passioni, sogni, paure, insicurezze, arrivando anche a raccontarci dei nostri passati oscuri, seppur lui è sempre stato bravo a non scendere mai nei particolari riguardo a cosa lo ha portato ad essere talvolta chiuso e freddo.
Ma nonostante questa sua caratteristica, non posso negare di non sentirlo presente, perché sarei una bugiarda.
Sangio riesco ad avvertirlo vicino a me ogni giorno che passa, anche quando non siamo insieme fisicamente, io riesco a sentirlo.

Ad oggi ancora non so quello che succederà tra di noi, se dureremo o se finirà tutto, ma una cosa la so con certezza, ovvero che Sangio sta cambiando e seppur non so cosa lo spinga a cercare, aiutare, baciare e scegliere me fra le mille ragazze che potrebbe avere, qualcosa deve per forza significare.
Forse semplicemente sono io che devo convincermi di non essere poi così male come credo di essere.

«sei veramente fastidiosa con quel sorriso fisso sulle labbra, sai?» esclama Chiara non appena la campanella suona, segnando così finalmente la fine delle lezioni.
«eddai Chià. Sono semplicemente felice» ribatto ridacchiando, prima di mettere lo zaino in spalla e seguirla al di fuori della classe.
«lo so, in realtà sono contenta per te, ma anche un po' invidiosa e gelosa a dir la verità. Però te la meriti questa serenità Giù, anche se dipende da quel rompi balle di Damian»
«non è così male come pensi. Comunque perché dici invidiosa? Anche te hai il ragazzo...»
«lo avevo»
«cosa? Ti sei lasciata con Alessandro?»
«si ormai quasi due settimane fa»
«e perché non mi hai detto nulla?»
«perché finalmente eri tranquilla e non volevo addossarti i miei problemi»
«ma Chiara! Dovevi dirmelo, tra amiche si fa così. Che è successo per farvi mollare?»
«è andato a letto con un'altra»
«oh no, mi dispiace così tanto»
«va bene così, l'importante è averlo scoperto ed essersi liberati da questo tipo di persone, no?»
«si certo, però sei sicura di star bene? Se hai bisogno di parlarne, io ci sono»
«lo so, ma sto bene. Comunque ti va stasera di uscire e andare al locale in centro? È da un po' che non ci divertiamo come si deve»
«hai ragione. Ci sto, sentiamo anche Sere?»
«si, magari anche Ev e Luca, facciamo una bella reunion»
«benissimo. Organizzi tu? Perché io ho lezione in Accademia ora»
«si tranquilla ci penso io. Ci vediamo a casa mia alle diciannove così ci prepariamo e andiamo insieme, d'accordo?»
«perfetto a stasera Chià»

Terminate le prove di ballo, esaurendo così quasi tutte le mie energie in corpo, corro negli spogliatoi e dopo essermi fatta una doccia veloce, prendo tutto quanto e mi dirigo verso casa.
Sono stanca, ma incredibilmente soddisfatta e aver visto felice anche il mio maestro è un qualcosa che mi rende troppo fiera.

Varcata la porta di casa, subito un profumo di torta appena sfornata mi invade in pieno e non fa altro che allargare ancora di più il sorriso che in questi giorni, come ha detto Chiara, è fisso sul mio viso.

«mamma sono a casa!» urlo appoggiando il borsone e lo zaino a terra per poi camminare verso la cucina, dove sono certa vedrò mia madre intenta a pulire il forno e tutto quello che ha utilizzato per cucinare.
«hola mì amor. Tutto bene?» risponde prontamente lei, prima di girarsi verso di me e lasciarmi un bacio sulla guancia.
«si, come mai hai preparato la torta? C'è qualcosa da festeggiare?»
«no perché?» ribatte velocemente voltandosi dandomi così le spalle, facendomi corrugare la fronte per questo suo gesto insolito.
«lo domandavo perché è strano che prepari un dolce, di solito lo fai solo per l'anniversario tuo e di papà o per il mio compleanno»
«no és cert»
«certo che è vero. Guarda che vivo con te da ben diciassette anni mamà»

Vedendola restare in silenzio i miei dubbi sul fatto che stia nascondendo qualcosa aumentano, visto quanto solitamente sia logorroica, ma stremata dalle prove e affamata come sempre, alzo le spalle e mi fiondo verso la delizia preparata con tanta cura.

«Giulia aspetta a mangiare. Hai già studiato per l'interrogazione di storia?» domanda mamma intenta a lavare il mestolo che evidentemente ha usato per girare l'impasto, mentre mi guarda seria per impedirmi così di assaporare la torta al cioccolato.
«perché devo aspettare a mangiare? Comunque si, ho già studiato»
«sicura? Perché non vai in camera a prendere il libro così mi ripeti tutto?»
«non mi va e poi sono tranquilla, non mi preoccupa l'interrogazione»
«ma un ripasso non farebbe male»
«perché insisti così tanto?»
«non sto insistendo»
«si invece»
«no»
«vabbè mamma, sei strana. Posso mangiare la torta ora?»
«no, vai prima a prendere il libro di storia»
«ma perché?»
«perché si. Ora vai e smettila di protestare»

Sbuffando e controvoglia, ubbidisco alla sua insensata richiesta e così dopo aver salito i sette gradini che separano la parte superiore da quella inferiore, mi dirigo verso la mia camera per recuperare il benedetto libro di storia.

Mamma non è mai stata una fissata con i voti ecco perché fin dalla sua prima domanda in merito a questa interrogazione, mi sono preoccupata.
Chissà cosa le sta passando per la testa.

Sono intenta a cercare l'interruttore della luce per illuminare la stanza quando uno strano rumore, che proviene dall'interno, mi blocca, portando così il mio cuore ad iniziare a battere veloce.

«chi c'è?» chiedo con un filo di voce, sperando che non sia entrato nessun ladro e che nessuno mi uccida, ottenendo però in risposta solo un altro suono strano e inquietante.
«ti prego, chiunque tu sia non farmi del male, sono troppo giovane per morire» affermo ormai traumatizzata e sicura che all'interno ci sia qualcuno.

Sto per cominciare a piangere e gridare per chiedere aiuto, quando lo sconosciuto, che ancora non riesco a scorgere dato il buio, scoppia in una fragorosa risata, portandomi così a corrucciare la fronte confusa.
Due secondi dopo con ancora un po' di ansia addosso, trovo il coraggio di cliccare su quel bottoncino e finalmente il lampadario appeso al soffitto si accende.

Non appena i miei occhi si abituano alla luce che illumina la stanza, subito si posano sullo sconosciuto che però di sconosciuto non ha proprio niente.

«sei sempre la solita drammatica Giù» esclama lui, continuando a ridacchiare prima di fermarsi per far così finalmente unire i nostri occhi.
«Dario?» domando sorpresa e sconvolta nel vedere il mio migliore amico sorridente ed esattamente come lo ricordavo, in piedi davanti a me nella mia camera.
«ciao bimba»

✨✨✨✨✨✨

Holaaa!
Eccomi qua, so che è un capitolo un po' breve e di "poco contenuto" ma sono oberata da mille impegni e trovare un secondo per scrivere è come cercare un ago nel pagliaio.
Quindi ecco seppur so che non sia nulla di che, sono lo stesso felice di essere riuscita ad aggiornare anche perché questo capitolo mi serve come aggancio per il prossimo.

Tante mi avevate scritto settimane fa quando sarebbe arrivato Dario e quindi eccolo qua finalmente!
Chissà che succederà... 🙈

Detto questo vi ringrazio sempre per il supporto che mi date e non so dirvi quando aggiornerò, spero di fare il prima possibile, in ogni modo come sempre calcolate almeno due settimane.

Nel frattempo vi auguro una buona giornata
- fede

Mi mandi in cortocircuito Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora