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Ciao a tutti!
Abbiamo scritto questa storia ormai un bel po' d'anni fa, molto tempo prima di cominciare anche solo a pensare alla serie di Of Seamen and Maidens; per chi non l'avesse letta e intendesse farlo, vi lasciamo i link dei capitoli finora pubblicati:

https://www.wattpad.com/story/274273659-of-seamen-and-maidens-cortigiane-e-passioni

https://www.wattpad.com/story/294943237-of-seamen-and-maidens-acque-scure-e-venti-contrari

Questo racconto è nato per puro divertimento, volevamo scrivere qualcosa di leggero e romantico allo stesso tempo, concentrandoci anche sulla parte più sensuale della storia. Non vogliamo però dilungarci troppo e togliervi tempo alla lettura, quindi aggiungiamo solo che speriamo che quello che abbiamo scritto vi piacerà e se vorrete farcelo sapere con i vostri commenti ne saremo felicissime!

Buona lettura! ❤️

CC

***

Alice faceva finta di non capire come fosse arrivata a pesare centoventi chili, ma sapeva benissimo da dove venissero.

Con aria noncurante si ripeteva che era solo una situazione temporanea, ma la bilancia era impietosa e non aveva accennato nemmeno a un minimo cenno di discesa negli ultimi tre anni.

Diede un morso arrabbiato a un'insipida galletta di riso della medesima consistenza dei sottobicchieri in polistirolo di Tiger, già pensando distrattamente a cosa si sarebbe potuta prendere piuttosto alle macchinette del piano terra, quando il telefono squillò.

«Buongiorno, sono Alice, chiamo dall'Italia» esordì, posando la galletta con un lieve sospiro.

«Buongiorno mica tanto, o almeno non adesso che chiamate voi succhia sangue. Ormai riconosco il vostro maledetto numero» ribatté una voce gracchiante e incazzata dall'altra parte del telefono.

Alice sospirò: si iniziava proprio bene la giornata. Lavorare in un call center di una finanziaria non era poi il peggio che le fosse capitato di fare, onestamente a tratti si trovava bene. Di certo non era il massimo della varietà, stava tutto il giorno seduta e si beccava il novanta per cento delle volte le male parole della gente incazzata che non riusciva a chiamare il servizio clienti, non capiva come accedere alla propria pagina sul sito e così dicendo. Ovviamente non mancavano quelli che pensavano lei stesse per vendergli qualcosa. Quando invece lei li contattava per una semplice chiamata di cortesia, per sapere se il servizio offerto dagli impiegati delle filiali sparse in tutta la penisola fosse o meno soddisfacente per i clienti.

Con le colleghe c'era il gioco di trovare il cliente col nome più divertente, ultimamente era il suo ultimo baluardo per farsi passare la giornata oltre alla sua tavoletta di cioccolato fondente al settantotto per cento a cui dava un cauto morso a intervalli per togliersi la malinconia di quel lavoro barboso di dosso.

Si mangiò in tutta fretta della pasta fredda alla sua postazione, sporcandosi come al solito di sugo la maglietta proprio sopra il prominente seno, e si preparò ad affrontare le restanti ore con la prospettiva della cena a consolarla. Quel giorno era stata la sua coinquilina a fare la spesa e si baloccò un attimo a fantasticare sul prodotto originale che quella volta le avrebbe portato a casa.

Chissà che cosa avrebbero cucinato quella sera!

*

Tiffany finì di sistemare i detersivi sugli scaffali a ritmo di salsa, sognando di trovarsi altrove. Magari a València, su una graziosa terrazza con vista sulla città, pronta a gustare un piatto di paella preparato da lei insieme a un tizio affascinante alla Alvaro Soler.

«Ho finito!» esclamò, togliendosi gli auricolari del cellulare, sintonizzato su una playlist di Spotify che comprendeva canzoni dal ritmo latino e trascinante.

Anita, la proprietaria del piccolo negozio a gestione familiare presso cui al momento lavorava Tiffany, salutò la sua giovane assistente, poi tornò ai suoi conti, tormentandosi i capelli grigi sempre più radi.

Appena giunta in strada, Tiffany prese la via che l'avrebbe portata al mercato degli agricoltori che si teneva ogni giovedì in una zona della città poco frequentata dai turisti; meglio così, pensava, perché era sempre sicura che, persino dopo il lavoro, avrebbe trovato qualche ottimo ingrediente da portare a casa per preparare una cena da leccarsi i baffi. Lei e Alice, la sua coinquilina, erano delle cuoche provette e sfornavano sempre ricette nuove e deliziose.

Per loro il cibo era molto di più che un qualcosa che serviva a sopravvivere. Era amore, passione, dedizione. Cucinare per loro era tutto, o quasi.

Arrivata al mercato, che si trovava in una piccola piazza chiusa su tre lati e collegata al resto della città solo da una stradina percorribile esclusivamente a piedi, Tiffany fu attirata come da una forza invisibile verso la bancarella di un agricoltore che vendeva soprattutto erbe aromatiche.

"Basilico perenne", lesse e si allungò più che poté per sfiorare le foglie della piantina che le interessava.

Il proprietario della bancarella la scambiò per una bambina curiosa, ma lei ci rise su, prima di concludere il suo acquisto: era alta solo un metro e quaranta e i suoi capelli ricci e cespugliosi la facevano apparire molto più giovane dei suoi ventotto anni.


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