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Il giorno successivo la fiera parve svuotarsi dopo il weekend, e ci fu modo di abbandonare per brevi pause la postazione per girare un attimo tra bancarelle che vendevano quadri, frittelle, mantelli, mele fresche o caramellate e gioielli di varia foggia e misura.

Alex aveva però presagito il giorno successivo sarebbe stato Sant'Ambrogio, patrono di Milano, e con tutte le scuole e aziende della città chiusi, la gente si sarebbe riversata lì.

E così successe.

Orde, frotte, ondate di gente famelica che provava a rubacchiare biscotti a gratis, che parlava a voce alta, rideva, si indignava per il prezzo troppo alto («Vada altrove, se non le sta bene» fu la risposta secca di Tif, prima che Alice scoppiasse in un improperio non proprio consono.)

Ma ci furono tanti, tanti a comprare i loro assaggi, a ridere e chiacchierare con loro prendendo i biglietti da visita.

Tiffany era radiosa, sprizzava felicità da tutti i pori; anche Alice era orgogliosa del risultato che stavano ottenendo ma a fine pomeriggio sentiva il peso della giornata.

«E domani che è la Madonnina sarà peggio» le incoraggiò Lorenzo con fare pimpante, ma pure a Tiffany scappò un sospiro stanco, che fece ridere Alex.

«State resistendo bene» provò a consolarle allungando il sorriso e socchiudendo gli occhi. «Anzi, direi che con i risultati che state ottenendo, ora...»

Si bloccò, come congelato.

Sbiancò.

Tiffany corrugò la fronte, preoccupata.

«Ehi, Alex, tutto bene? Lore, c'è Alex...»

«Sh.»

Anche Lorenzo si era ammutolito, l'espressione sorpresa, e Tiffany stava già per rispondergli male per averla zittita, quando udì al suo fianco una voce acuta e un po' nasale esclamare a mezza voce: «Ma ciao Lorenzo, quanto tempo!»

«Ehi, Rachi, tutto bene?»

Voltandosi, Tif notò una nuvola gonfia di capelli ricci e crespi dalle tonalità del castano scuro, e solo dopo vi scorse all'interno il viso sottile ed affilato.

«Lele, ci sei anche tu! Come stai, tutto bene?» continuò, inclinando leggermente il capo per squadrare Alex con occhi scuri e sottili dietro occhiali rettangolari dalla leggera montatura metallica. Lui non rispose, la mascella serrata forte, al che suo fratello gli diede una discreta botta sulle gambe, gesto non visibile a chi stava oltre il bancone dello stand ma lampante per Tiffany e Alice, che si fecero piccole nel loro angolo.

Alessandro fece un sorriso tirato, e rispose con fare pacato: «Mi fa piacere rivederti, Rachele. Spero tu stia bene.»

«Sì, io e mio marito siamo venuti per un giro, che la scuola chiudeva e abbiamo potuto approfittarne.» Con un dito lungo e pallido indicò il ragazzone dalle spalle larghe alle sue spalle che fece un breve cenno del capo e allungò la mano per stringere quella di entrambi i fratelli Leone.

«Ti avevo scritto che io e Luca ci sposavamo l'anno scorso, ricordi, Lele?»

«Certamente.»

Lorenzo sbirciò il viso del fratello e gli bastò per salutare in fretta quella coppia dal fare un po' impettito, e allontanarli da loro. La maschera di fredda gentilezza sul viso impassibile di Alex iniziò a sgretolarsi lentamente, e con un filo di voce ebbe giusto la forza di annunciare a mezza voce di dover andare, ma che tornava subito, e con passo ingessato si allontanò da loro, inghiottito dalla folla.

Tif si mordicchiò un labbro, indecisa, prima di farsi coraggio e chiedere a Lorenzo, forse con fare un po' troppo brusco: «Scusa, ma lei per caso... Lei era la...»

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