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Il ritorno alla vita di tutti i giorni non pesò poi tanto ad Alice. Anzi, a dirla tutta non era mai stata così contenta di raggiungere il suo squallido ufficio.

Non era perché all'improvviso dentro di lei fosse sbocciata una irresistibile vocazione da telefonista o un desiderio inderogabile di scoprire se si clienti si fossero trovati bene in filiale. No, niente a che vedere con la sua postazione al call center, né con il telefono, né tantomeno con le cuffie.

A meno che queste ultime non avessero deciso di smettere di funzionare, obbligandola – che peccato! - a dover andare in cerca di qualcuno che gliene potesse fornire un paio nuove.

Bastavano quattro semplici lettere per definire il motivo per cui Alice andava al lavoro con il sorriso sulle labbra, canticchiando "A thousand miles" che aveva ascoltato fino alla nausea dopo aver visto su Netflix una commedia rosa intitolata "Non è romantico?".

Quattro lettere. Due vocali e due consonanti. N-E-R-I.

Era per quello che sospirava in continuazione, ogni tanto il suo cuore prendeva a battere in maniera assurdamente incontrollabile e le farfalle ballavano nel suo stomaco senza ritegno.

La sua era una cotta.

Stratosferica, innegabile, cotta. Ogni volta che sentiva dei passi in corridoio alzava il volto, sperando con tutte le fibre del proprio essere di scorgere l'andatura allegra di Neri, che, aveva notato, canticchiava spesso pezzi classici di musica rock. Un giorno lo aveva udito accennare il ritornello di "Always" dei Bon Jovi e, incontrando quei suoi occhi piccoli e scuri non aveva potuto evitare di ricambiare il suo sorriso contornato da quel velo di barba che la faceva fantasticare senza sosta, per poi commentare: «Alla mia amica Tiffany hanno fatto una serenata con quella canzone!»

Neri aveva arricciato un poco le labbra, del resto a parte qualche convenevole non erano di certo in confidenza.

Eppure Alice non era riuscita a fermarsi ed aveva proseguito con il suo racconto. Del resto nel suo cuore malato di cotta era convinta che lei e Neri avessero una possibilità, che c'era un motivo per cui il ragazzo era già passato quindici volte quella mattina. Non le passava neanche per la mente che lo avesse fatto perché c'era stato un cortocircuito che aveva fuso vari pc, provocando disagi ai colleghi dell'ufficio accanto.

Così sproloquiò ancora per un paio di minuti su Tif e Dede, mentre Neri ascoltava, educato, senza osare interromperla.

Ci pensò il capo a rimproverarla mentre passava di lì, dicendole di piantarla di perdere tempo e di lasciare lavorare chi aveva voglia di farlo.

Alice si sentì mortificata e scorse giusto un lampo del sorrisino di circostanza di Neri prima che la lasciasse lì a friggere per l'imbarazzo e rimuginare fino all'inverosimile su ogni singolo scambio di battute avuto con il ragazzo fino a quel momento.

Alberto, nella scrivania vicino ad Alice, si era reso benissimo conto che l'amica si era presa una sbandata per quel ragazzo rotondetto che faceva amicizia con tutti ed espresse ad alta voce il suo parere sulla situazione: «Secondo me dovresti invitarlo fuori, mi sembra un ragazzo simpatico.»

«Chi?» fece l'altra, fingendo di non capire a chi altri si stesse riferendo.

«Così non concluderai mai niente.»

Le sembrava di ascoltare le stesse considerazioni di Lorenzo, con cui aveva lungamente discorso della sua cotta per Neri e di come fosse convinta che lui fosse l'uomo ideale per lei.

Ali sbuffò. «È che non saprei come fare... lui è così amichevole con tutti e...» Ad alta vice non aveva il coraggio di ammettere che era segretamente convinta – o forse sperava – che lui le riservasse dei sorrisi più luminosi, delle battute più personali.

«Appunto! Dai, buttati, prima che il capo ripassi.» Alberto le fece l'occhiolino, poi chiamò: «Neri, puoi venire qui un attimo, per favore?»

«Cosa? Ora?» sillabò Alice con le labbra, desiderando di potersi volatilizzare all'istante.

«Dimmi, hai bisogno?» rispose Neri, che stava trasportando tra le braccia un processore per sostituire uno di quelli fusi.»

«Io no, ma Alice dovrebbe chiederti una cosa» si limitò a dire Alberto, prima di avviare una nuova chiamata con un cliente.

"Infame" pensò Ali tra sé, che non riuscì a inventarsi nessuna scusa così su due piedi. «Ehm... ecco... se non hai nulla da fare venerdì sera...» Come faceva a sostenere quello sguardo così gentile e dolce senza rischiare un'imminente autocombustione?

Con la coda dell'occhio scorse il capo giungere dall'altro lato del corridoio, così si affrettò a concludere. Meglio ricevere un due di picche immediatamente piuttosto che rimanere nel limbo di quella cotta per mesi. Anche se non le dispiacevano affatto le farfalle nello stomaco che non sentiva dalle prime settimane in cui aveva frequentato Amodeo.

«Insomma, ti andrebbe di andare a bere qualcosa insieme?» Ah, Lore sarebbe stato fiero di lei, quando glielo avrebbe raccontato.

«Questo venerdì?» Neri sporse un poco le labbra in fuori, un'adorabile espressione pensierosa.

Ali si chiese se non stesse temporeggiando per trovare le parole giuste per rifiutare.

«È che dovevo portare fuori un amico. Sai, si è lasciato da poco con la sua ragazza e...»

«Massari!» L'urlo del boss rimbombò nell'ufficio e Alice, dal colorito simile ad un'aragosta, impallidì. Se la sarebbe vista brutta ora.

«Alice ha dei problemi con la linea, le stavo giusto dicendo che tornerò da lei appena finito di là.»

Neri le sorrise e le strizzò persino l'occhio. Le aveva evitato una bella sfuriata. Se possibile ora era ancora più invaghita di lui.

Il superiore si allontanò mormorando di fare in fretta e di incrementare il numero di contatti, che quel mese erano particolarmente bassi.

«Allora, per l'uscita lasciamo perdere...» osò dire Alice con un filo di voce.

«Ma no! Piuttosto porta un'amica, no?» propose Neri, con tono allegro e un'espressione giocosa sul volto un po' paffuto.

Ad Ali sembrò di cominciare a fluttuare per la felicità. Ovviamente avrebbe chiesto a Tif. Si accordarono per venerdì sera alle 21.30, in una birreria che serviva ottime birre locali e che dava direttamente sul mare.

Nell'ultimo periodo, per colpa dei vari impegni, Alice non era stata spesso giù in spiaggia e ne aveva sentito la mancanza. Qualcosa le diceva che quella serata sarebbe stata la svolta decisiva per lei e Neri. Non vedeva l'ora!


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