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Alla fine era stata Tiffany a portare le fette di cheesecake a Lina e a suo marito Franco. Alice non sarebbe stata in grado di uscire e scambiare chiacchiere con quei simpatici vicini quella sera e Tiffany le aveva voluto evitare in tutti i modi possibili di imbattersi nella pettegola della corte, Rita. Suo marito era scappato da anni con una ballerina russa e aveva fatto la cosa migliore. Meglio stare lontani da lei e dalla sua lingua biforcuta.

Tiffany era appena uscita da casa di Lina e Franco e ripensava a quello stronzo del Formaggioso e alla maniera ingrata in cui trattava Alice. Infatti, quel coglione dal nome che suonava malissimo – Amodeo – appena aveva visto la foto della cheesecake su Instagram, aveva richiamato per ricoprire Alice di improperi, insulti e rimproveri.

No, Tiffany non avrebbe mai sopportato uno stronzo prepotente del genere. Erano altri i modi per aiutare una ragazza in difficoltà, non certo facendola sentire inadeguata, addirittura inutile. Per questo lei metteva sempre le cose in chiaro. Niente coinvolgimenti romantici, niente obblighi, solo divertimento.

Si trovava di fronte alla vetrina in allestimento di cui aveva parlato con Alice, con un sacchetto contenente non solo il vasetto di conserva di susine promesso loro da Lina, ma anche dei grossi pomodori cuore di bue.

Tiffany sbirciò incuriosita oltre la vetrina ma scorse solo degli sgabelli in legno dall'aria vintage e bottiglie di vetro delle forme più disparate, come quelle che si utilizzano per i liquori. Il locale però era buio e le era stato possibile vedere quel poco grazie alla luce di un lampione.

Proseguì la sua breve camminata fino a casa sua e di Alice e passò davanti all'abitazione annessa alla vetrina, cioè quella dove si erano trasferiti i nuovi inquilini. Da una finestrella illuminata s'intravedeva qualche movimento. E che movimento!

Tiffany colse l'immagine di due spalle larghe, nude, poco prima che venissero coperte da una camicia bianca.

Non vide il viso del proprietario, ma già l'immagine di quella schiena e di quelle spalle possenti le bastò per fare strane fantasie su tutto il resto.

Senza accorgersene, Tiffany si era immobilizzata per gustarsi meglio la scena.

Aveva fatto bene, perché poco dopo dalla porta del bagno fece capolino un altro uomo, che parlò al primo, di cui ora lei vedeva la nuca, i capelli scuri e piuttosto lunghi e le mani che sistemavano il colletto. Quelle mani... così grandi che facevano venire mille pensieri sconci!

«Hai finito Lorenzo?» domandò l'altro uomo, di cui invece si riusciva a vedere il volto. Occhi scuri penetranti, un velo di barba e capelli neri e ricci.

«Sì, Alex. Il bagno è tutto tuo.»

A quella frase "Alex" si tolse la sua t-shirt blu scuro, rimanendo a petto nudo e spingendo di nuovo la ragazza a fare sogni a occhi aperti riguardo a un paio di pettorali scolpiti e degli addominali invidiabili.

Tiffany sospirò, chiedendosi se quei due avrebbero mai considerato l'idea di una cosa a tre. Da quel poco che aveva visto, potevano essere una coppia e magari non disdegnavano l'idea di una compagnia femminile in più. Si riavviò verso casa, pensando a quando avrebbe raccontato la novità ad Alice, sperando di riuscire a tirarla su di morale.

*

Alice non dormì tutta la notte. Aveva faticato a prendere sonno, e aveva fatto strani sogni in cui lei e Tiffany erano tipo pasticcere in un grosso locale e Amodeo aveva un ordine infinito di pasticcini e le urlava contro perché la glassa era troppo liquida. Si svegliò col fiatone alle due e trenta del mattino e rimase con uno strano senso nel petto a fissare il buio davanti a sé, riaddormentandosi dopo un paio d'ore.

Tiffany se la trovò con aria sfatta in cucina davanti a un'enorme tazza di caffè profumato e una generosa fetta della loro torta.

«Ali, tutto bene?»

«Mmh.»

Tiffany lasciò stare e andò a servirsi anche lei una fetta di torta.

«Ehi, ti è avanzato del caffè americano?»

«Non è caffè americano, se vuoi c'è rimasto qualcosa nella caffettiera.»

Tif guardò in silenzio la moka da otto che di solito usavano quando avevano ospiti, e sbirciando vide che era avanzato giusto giusto il fondo per una tazzina ristretta.

«Abbiamo fatto le ore piccole a fare baldoria, vero.»

«Ma smettila.»

Alice si fece una doccia e se ne uscì in fretta e furia verso il lavoro, scontrandosi con un ragazzone fuori casa e così con la testa nel pallone da non averlo nemmeno notato.

In ufficio continuò a sbagliare il nome dei clienti che chiamava, e addirittura all'ora di pranzo si accorse di non essersi portata dietro nulla da mangiare.

Alice non era stanca: pensava. E il pensiero era solo uno.

Nel pomeriggio finse un malore e se ne uscì trafelata, quasi correndo verso l'alimentare dove lavorava Tiffany.

Dietro il bancone del fresco, vide l'amica in piedi su uno sgabello per prendere un grosso prosciutto stagionato, e quando la notò, corrugò la fronte preoccupata. «Alice, che ci fai qui? Mi vuoi dire che hai da stamattina? Ma stai male?»

Alice aveva ancora il fiatone.

«Stanotte ho fatto un sogno... un so...»

«Respira, perdiana, Ali. Aspetta che vengo lì.» Fece il giro per raggiungerla, senza che la preoccupazione svanisse. La sua enorme amica aveva l'aria ancora più allucinata di quella mattina e il suo sospetto era che c'entrasse quel coglione del Formaggioso.

«Ti giuro che se si tratta di Amodeo, vado di persona e gli infilo una forma di Groviera su per il cu...»

Alice la interruppe con un gesto della mano. «Tif. E se aprissimo un piccolo servizio di pasticceria a domicilio?»

L'altra rimase in silenzio un attimo, mentre un cliente avanzava con fare indeciso verso lo scaffale delle offerte del giorno.

«Scusa in che senso? E poi... che cazzo, non potevi aspettare stasera quando finivo?»

«Ci penso da ieri notte» gracchiò Alice con occhi spiritati. «Riceviamo un sacco di commissioni da amici per le loro feste di compleanno, e se... allargassimo la cosa?»

«Come, tipo, un negozio di pasticceria?»

«Tipo, ma con commissioni che possiamo gestire da casa, ora non abbiamo modo di pagare l'affitto di un negozio, almeno non all'inizio...»

«Wo, wo, wo! Frena, campione. Ci hai pensato parecchio, eh?»

Tiffany vedendo il cliente incerto che guardava la vetrinetta dei piatti pronti, capì che doveva tornare al suo posto. «Tu sei fuori di testa, vecchia mia. La tua idea è folle.»

Fece una corsetta per tornare verso i suoi prosciutti. «Ma anche io lo sono. Stasera definiamo i dettagli.»

Alice non poté non sorridere: aveva trovato la migliore socia in affari sulla piazza.


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