25.

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Alice aveva i suoi buoni motivi per scendere da Lorenzo. Lo aveva evitato accuratamente da quando lei aveva sbroccato davanti a lui, e ora si sentiva bambina a sufficienza da vergognarsi di sé e porgergli le sue scuse e poi era ammalato, andiamo!

*

«Perché i malati?» Alex si accomodò meglio sulla sedia, ghignandosela sotto i baffi. Tif fece spallucce in modo sbrigativo mentre apriva il forno per dare un'occhiata al suo contenuto con fare guardingo.

«Boh. Ali mi ha detto che da piccola avrebbe tanto voluto un fratello più piccolo, le è rimasto questo istinto da crocerossina... Oh, i biscotti sono pronti! Mi metti il tagliere sul tavolo? Grazie.»

Alex si alzò di scatto e seguì gli ordini secchi dell'altra che con le presine estraeva una teglia con due filoni di impasto biscottato dorato e profumato.

«Ecco qui, biscotti di Prato e cantucci al cioccolato! Aspetto un attimo per tagliarli, e li si vende abbinati a bicchierini di rum.»

Alex rimase affascinato a studiare quelle due mattonelle basse e fragranti, poi alzò lo sguardo tornando ben presente al suo posto. «Proporrei una linea di cinque gusti di tartufi e cinque di cioccolatini, a tema alcolico. E i biscotti direi che sono un'idea vincente, anzi, non sarebbe male fosse il nostro cavallo di battaglia! Tipico del territorio, poi i due prodotti, liquore e biscotto, come entità distinte che insieme collaborano in un meccanismo ben oliato.»

Tif soffocò una risata. «Sono assolutamente d'accordo con te.»

«P... perché ridi?»

«Ma guardati, tutto infervorato! Di solito sei lì, ingessato, l'uomo d'affari che non si scompone.» Gli rivolse un sorriso aperto. «Ti preferisco in questa versione.»

L'altro rimase un attimo congelato, poi le gote si tinsero appena di un lieve rossore e con un sorriso di scherno a nascondere quel lampo di timido imbarazzo, ribatté: «Sembra tu stia parlando di qualcuno con forte bipolarismo. Buoni questi biscotti, ma che merda sarebbe?!»

Scoppiarono a ridere assieme, tanto forte che Alice li udì sganasciarsi dalle risate.

"Grasse risate" si disse, con fare pensoso, mentre trafficava con il mazzo di chiavi che Alex le aveva lasciato, che si era rivelato più ostile di quanto avesse pensato. Nella fretta probabilmente lui non le aveva detto che la serratura per accedere al negozio era un po' capricciosa e vi aveva perso una buona decina di minuti, più un'altra manciata per attraversare il negozio buio da cui si accedeva direttamente al piccolo ma accogliente bilocale dei due fratelli. Alice non aveva idea di dove fossero gli interruttori per accendere l'illuminazione e nella fretta non aveva portato con sé il cellulare, quindi non aveva neanche una torcia.

Arrivata finalmente a destinazione, poggiò il pentolino sul fornello dalle linee semplici. "Troppo semplici" storse il naso mentalmente a quella cucina sobria. Accese il fuoco sotto il pentolino, poi provò a cercare tra gli scaffali nella speranza di trovarli del pepe o dell'olio extra vergine d'oliva.

Tonno, scatole di tonno.

Ramen istantanei.

Pane vecchio, duro e rinsecchito nascosto in un angolino, ancora dentro il sacchettino del fornaio.

E basta.

"Dio, sono proprio nella cucina di due uomini" fu il suo pensiero sconsolato. Si aggirò in cerca di Lorenzo, che non si trovava lì in sala.

«Lorenzo?» chiamò con voce dubbiosa, già pentendosi di essere scesa, maledizione a lei e al suo istinto da infermierina. Andò verso la stanza da letto, ma il bagno aveva la porta spalancata e la luce accesa, e lo sguardo le cadde dentro.

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